Bühne | Bolzano danza

Danza, la grande bellezza

La MM Contemporary Dance Company di Michele Merola interpreta Maguy Marin e Adriano Bolognino. Il 16 luglio alla Casa della cultura per il festival Bolzano danza.
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Foto: Nicola Stasi
  • Michele Merola è il direttorre della MM Contemporary Dance Company che al festival Bolzano danza porta due intense interpretazioni delle coreografie Grosse Fugue e Duo D'Eden di Maguy Marin, storica e combattiva esponente della nouvelle danse françaIse.

  • SALTO: A Bolzano danza la MM Contemporary Dance Company presenta due pezzi storici di Maguy Marin. Come descrivere Duo D'Eden e Grosse Fugue? 

    Michele Merola: Ritengo Duo D' Eden un vero gioiello, creato nel 1986 da Maguy Marin per la sua compagnia. Una coreografia ancora oggi molto attuale che mostra tutta la maestria di una delle voci più innovative e geniali della danza contemporanea: il racconto di Adamo ed Eva immersi nel loro paradiso terrestre che ci dona sicurezza e tranquillità. I due corpi, in un costante gioco di pesi e forza, rimangono uniti e avvinghiati l'uno all’altro senza staccarsi per tutta la durata del pezzo e diventano indissolubili in una totale fusione. In tute color carne, con maschere e parrucche lunghissime, i due corpi mettono in evidenza una nudità sensuale ma allo stesso tempo molto pura e innocente.  Una coreografia di rara poesia che ci rapisce continuamente e ci porta con sé attraverso i rumori di pioggia e di vento attraverso una danza primordiale, in un paradiso ormai perduto.

  • Duo d'Eden, coreografia Maguy Marin Foto: Riccardo Panozzo
  • Grosse Fugue invece è una partitura coreografica interpretata da quattro danzatrici su musica di Ludwig van Beethoven. Questo lavoro è un dialogo costante e intenso  tra musica classica e danza contemporanea. Realizzata nel 2001 per la Compagnie Maguy Marin, viene riproposta nell’interpretazione di quattro danzatrici della MM Contemporary Dance Company, accompagnata dalla musica dal vivo eseguita dai solisti dell’Orchestra
    Haydn di Bolzano e Trento, nella versione per quartetto d’archi.
    Le quattro donne sono associate ai quattro strumenti musicali, di cui seguono in modo precisissimo la partitura. Un lavoro meticoloso e di grande ingegno e maestria, che solo un genio come Maguy Marin poteva realizzare. Una coreografia di grande attualità, quattro donne vestite di rosso che portano in scena un universo femminile pieno di energia e di forza. La danza è una continua esplosione, un grande vortice che non dà tregua e respiro, a indicare la grande forza delle donne che vivono ogni momento come se fosse l'ultimo. Un inno alla resistenza e alla vita. Una coreografia complessa, travolgente e di grande emozione.

  • Foto: Nicola Stasi

    Come ha interpretato la sua compagnia le due coreografie e come avete lavorato con Maguy Marin, un'icona della danza contemporanea? Come è stato il vostro percorso creativo?

    In entrambi i casi, la trasmissione della coreografia è avvenuta da parte degli assistenti di Maguy Marin. Per Duo D'Eden abbiamo avuto l'onore di lavorare con due danzatori storici della compagnia, Ennio Sammarco e Cathy Polo, su cui era stata montata la coreografia al suo debutto. L'esperienza è stata meravigliosa, l'attenzione e la cura per ogni singolo gesto e dettaglio ci hanno trasportato in una dimensione di rara professionalità. Questi due artisti hanno lavorato per settimane con i nostri danzatori, mostrando una grande generosità e passione nella trasmissione di un raro gioiello coreografico. 
    Per Grosse Fugue il rimontaggio è stato affidato alla magnifica danzatrice del Balletto di Lione Dorothée Delabie. Si è creato un rapporto e una sinergia veramente uniche con le danzatrici. Rimontare questa partitura è stato un lavoro veramente complesso per la difficoltà della parti coreografiche e per l'estrema musicalità del brano. Poi è avvenuto l'incontro con  Maguy Marin. Come tutti i veri grandi artisti, abbiamo trovato in lei una notevole generosità verso le danzatrici e una grande passione  per questo  lavoro. Ha portato le interpreti a dare significato ad ogni sguardo, ad ogni gesto, ad ogni passo o passaggio. È voluta rimanere in sala ore in più nonostante i suoi impegni per rimanere a provare con i nostri danzatori. Poche volte abbiamo visto una tale generosità e vero rispetto per chi sale sul palcoscenico a portare la tua voce e il tuo messaggio. Un'esperienza sicuramente indimenticabile per tutti noi. Un metodo di lavoro che portiamo con noi e ne facciamo tesoro.

  • Grosse Fugue, coreografia Maguy Marin Foto: Tiziano Ghidorsi
  • Quali sono, a suo avviso, gli elementi che distinguono la danza di di Maguy Marin? 

    Il lavoro di Maguy Marin, in forme assolutamente nuove e talvolta inedite, ci racconta il mondo in cui viviamo, creando immagini a volte crude, ma sempre piene e impregnate di rara poesia. Opere teatrali che parlano al pubblico concretamente, che provocano negli spettatori sempre qualcosa, rabbia, energia, voglia di indignarsi contro le ingiustizie e la superficialità che a volte ci circonda. La danza di Maguy Marin può essere paragonata ad una lotta, cercare delle forme di teatro che aiutino a capire e comprendere il mondo in cui viviamo. Ogni volta che vediamo un suo lavoro, siamo spinti a farci domande e a  condividerle con gli altri. Si tratta di qualcosa che si deve appunto condividere, discutere, che forse fa innervosire, difficilmente può creare un consenso generale e unanime.
    Attraverso la sua arte si arriva al concetto di percezione sensibile e condivisa che dà nuova luce ai nostri punti ciechi, dove i corpi arrivano a trasmettere ciò che le parole a volte non riescono a comunicare. Sicuramente una danza politica ed estremamente democratica, che parla a tutti stimolando le coscienze e il sentire più intimo. 

  • Grosse Fugue Foto: Andrea Mazzoni
  • In Grosse Fugue il quartetto d’archi dell’Orchestra Haydn suona dal vivo la musica di Beethoven. Cosa comporta per i danzatori e cosa cambia per la danza?

    Sicuramente la musica dal vivo arricchisce quella che è la visione dello spettacolo. Sia per il pubblico e soprattutto per i danzatori è una forte emozione avere i musicisti dal vivo. Senza dubbio comporta più rischi nell’esecuzione dei danzatori, proprio perché  non essendoci una base registrata ma la musica live, l'esecuzione non è sempre uguale a se stessa. Penso che questa sfida renda tutto più vero ed emozionante. L'attenzione del danzatore è sicuramente doppia, ma questo aumenta la professionalità e la resa emotiva. Anche se devo dire che i maestri dell'orchestra Haydn sono dei professionisti meravigliosi e precisissimi. Con loro non abbiamo mai avuto nessuna difficoltà da nessun punto di vista. 

  • Foto: Riccardo Panozzo

    Il terzo brano Skrik, ispirato al  celebre dipinto  'L'urlo' dell'artista norvegese Edvard Munch, è del giovane coreografo Adriano Bolognino. Come vi siete incontrati artisticamente?

    Seguivo il lavoro di Adriano Bolognino già dai suoi esordi e spesso ci eravamo parlati.  Ho osservato molto il suo percorso e poi abbiamo consolidato il rapporto attraverso il Network Anticorpi con cui la compagnia collabora da diversi anni dando la possibilità a giovani autori italiani di talento di poter confrontarsi con una realtà strutturata come la nostra, e di poter creare con i nostri danzatori. Un progetto in cui crediamo molto per sostenere la giovane coreografia e dare così visibilità alle nuove voci del panorama italiano contemporaneo. Il rapporto con Adriano è poi continuato anche ospitandolo come docente e coreografo per il nostro corso di alta formazione Agora Coaching Project. Credo molto nel suo talento e  nella sua poetica, sicuramente è un rapporto che continuerà nel tempo.

    Che impronta ha dato al suo lavoro di direttore della compagnia di danza MMCDC?

    Dagli esordi nel 1999 in cui la compagnia interpretava le mie sole coreografie, siamo passati a un più ampio carnet di autori. Non nego che questo fosse da subito il mio pensiero, forse influenzato dalla mia esperienza come danzatore in Aterballetto ai tempi di Amedeo Amodio. Ritengo fondamentale per una compagnia stabile come la nostra non fossilizzarsi su uno stile unico e poter progredire acquisendo in repertorio lavori di autori diversi. La MMCDC è ormai a tutti gli effetti un contenitore dove trovano casa le diverse voci  e anime della danza contemporanea d'autore. Oggi il nostro repertorio spazia da lavori di Mauro Bigonzetti, Enrico Morelli, Thomas Noone, Emanuele Soavi. Abbiamo  cercato di dare spazio e rilievo alle voci femminili della coreografia con la grande Maguy Marin e successivamente con la collaborazione con Silvia Gribaudi che ha creato con noi lo spettacolo Grand Jeté e il sostegno a giovani autrici come Camilla Monga  e Giorgia Lolli. Passando poi ai giovani coreografi italiani, approdati anche grazie alla collaborazione con il Network Anticorpi XL per il progetto Prove d’autore, abbiamo lavorato con Adriano Bolognino, Roberto Tedesco, Enrico Ticconi e Ginevra Panzetti, Daniele Ninarello e altri.

  • Skrik, coreografia Adriano Bolognino Foto: Riccardo Panozzo