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Riaprono le porte dell’ex-Inpdap

Con un mese e mezzo di ritardo rispetto a quanto preventivato dalle Linee Guida per l’accoglienza nei Ricoveri Notturni Invernali della Provincia di Bolzano, la struttura di via Pacinotti riapre finalmente le sue porte. Il punto della situazione
Pacinotti_ex Inpdap
Foto: Provincia di Bolzano
  • È prevista per domani, venerdì 20 dicembre, l'apertura della struttura di accoglienza ex-Inpdap di via Pacinotti a Bolzano. La gestione è affidata alla Croce Rossa, che, fino al 30 aprile, garantirà alle persone accolte 195 posti letto e il servizio mensa (cena e colazione). Andrea Tremolada, responsabile dei servizi socio assistenziali della Croce Rossa, spiega che “la struttura, che prevede il trasferimento delle persone ospitate fino a oggi all'ex-Alimarket, dispone di una trentina di stanze – da quattro a dieci posti ciascuna – distribuite su tre piani e sarà aperta ogni giorno dalle 19 alle 8 del mattino successivo”. Dopo il 30 aprile, l’appalto dell’Azienda Servizi Sociali di Bolzano (Assb) prevede la possibilità di continuare ad accogliere 100 lavoratori sprovvisti di alloggio, che costituiscono il 30 percento circa dell’utenza attuale. “Ovviamente in quel caso si dovrebbe adeguare il servizio alle esigenze delle persone – ipotizza Tremolada –, disponendo per esempio un badge per permettere agli ospiti di avere una propria chiave per entrare e uscire in autonomia nell’arco di tutta la giornata”. 

    A causa dei lavori di ristrutturazione, la riapertura del complesso ex-Inpdap avviene con un mese e mezzo di ritardo rispetto a quanto preventivato dalle Linee Guida per l’accoglienza nei Ricoveri notturni Invernali, che da quest’anno disciplinano l’accoglienza delle persone senza dimora nelle strutture di “Emergenza freddo”. Approvate lo scorso 16 luglio dalla Giunta Provinciale, le Linee Guida avrebbero previsto l’istituzione, a partire dallo scorso 1 novembre e fino al prossimo 30 aprile, di 300 posti letto distribuiti in cinque Comuni del territorio provinciale: 200 a Bolzano, 50 a Merano, 20 rispettivamente a Bressanone e Laives e 10 a Brunico. 

    A coordinare l’offerta dei posti su tutto il territorio provinciale è l’Infopoint di Bolzano, gestito dall’associazione Volontarius, a cui spetta il compito di monitorare la disponibilità complessiva dei posti letto e verificare le eventuali sospensioni o gli allontanamenti definitivi dalle strutture. Particolarmente delicato quest’ultimo caso, visto che le Linee guida provinciali stabiliscono che l’espulsione “sancisce la perdita del diritto di riammissione”. Questo vuole dire, per esempio, che una persona espulsa dalla struttura di Merano, non potrà fare richiesta di accoglienza nei Ricoveri delle altre città e si troverà confinata in strada. Secondo i dati pervenuti a SALTO, a oggi sono 17 le persone ancora in attesa dell’assegnazione di un posto letto. 

  • Una sala della struttura rinnovata in via Pacinotti a Bolzano. Foto: Provincia di Bolzano
  • A coordinare l’offerta dei posti su tutto il territorio provinciale è l’Infopoint di Bolzano, gestito dall’associazione Volontarius, a cui spetta il compito di monitorare la disponibilità complessiva dei posti letto e verificare le eventuali sospensioni o gli allontanamenti definitivi dalle strutture. Particolarmente delicato quest’ultimo caso, visto che le Linee guida provinciali stabiliscono che l’espulsione “sancisce la perdita del diritto di riammissione”. Questo vuole dire, per esempio, che una persona espulsa dalla struttura di Merano, non potrà fare richiesta di accoglienza nei Ricoveri delle altre città e si troverà confinata in strada. Secondo i dati pervenuti a SALTO, a oggi sono 17 le persone ancora in attesa dell’assegnazione di un posto letto. 

    Accolte dai vertici provinciali come un cambio paradigmatico nella gestione del fenomeno dell’homelessness, le Linee Guida hanno mostrato da subito alcuni limiti. A Bolzano i ritardi dei lavori di ristrutturazione dell’ex-Inpdap hanno portato alla riapertura dell’ex-Alimarket, dove i posti a disposizione sono stati inizialmente 95. Come riportato da SALTO, quindi, per diverse settimane, il capoluogo ha garantito meno della metà dei posti letto previsti. A seguito degli sgomberi operati dall’amministrazione comunale di Bolzano tra l’8 e il 19 novembre, la struttura di via Avogadro ha poi aumentato la sua capienza a 115 posti, arrivando ad accogliere oggi 241 persone, con il coinvolgimento della Protezione Civile. In seguito all’apertura dell'ex-Inpdap, l’ex-Alimarket dovrebbe continuare a garantire 45 posti letto. Anche a Laives il Piano della Provincia è stato attuato in ritardo. La struttura di "Emergenza freddo", che sorge nella palazzina servizi del cantiere comunale, infatti, ha aperto le porte solo il 2 dicembre. Ad aggiudicarsi l’appalto sono state la cooperativa Bolzano Solidale e Croce Rossa, unitesi nel consorzio Sozial Coop

     

  • La delegazione: Presenti anche l'assessore alle opere pubbliche Christian Bianchi (sulla sinistra), Foto: Provincia autonoma di Bolzano
  • Le cose sono andate un po’ meglio a Merano. I 45 posti letto, gestiti in solitaria dalla cooperativa Bolzano Solidale, sono suddivisi in due "villaggi container" situati in zona stazione, rispettivamente di 20 posti per uomini (con possibile aumento di cinque unità) e 25 per donne. A Bressanone, invece, l’apertura è stata graduale in termini di persone accolte: cinque nelle prime due settimane, poi dieci, fino ad arrivare alla quota massima di venti unità. Da alcune settimane la struttura, affidata alla cooperativa di comunità b*coop, è a pieno regime e ospita soprattutto giovani uomini provenienti da Marocco, Tunisia, Algeria, Somalia, Perù e Nigeria. Come dichiarato da Martina Pernthaler, collaboratrice di b*coop, al giornale di quartiere brissinese MIZE-Millander Zeitung, “nella maggior parte dei casi si tratta di persone con esperienze di lavoro nel settore del turismo e dell’agricoltura che non hanno trovato alcuna soluzione alloggiativa”. Della struttura da dieci posti letto che avrebbe dovuto aprire a Brunico, infine, non vi è ancora traccia. 

     

    “Si tratta di una soluzione-tampone collocata ai margini della città”

     

    Se Christian Bianchi, assessore provinciale all’Edilizia, in una nota esprime la sua soddisfazione per la riapertura della struttura di via Pacinotti, definendola “un’importante risposta alle esigenze della popolazione più fragile”, gli esponenti della società civile da anni a fianco delle persone senza dimora non sono altrettanto entusiasti. Volgendo lo sguardo alla gestione del fenomeno della grave emarginazione nel suo complesso, Federica Franchi, attivista di Bozen Solidale, ritiene che "una struttura risanata e con delle stanze ovviamente è molto meglio dei capannoni industriali a cui si è fatto ricorso negli ultimi anni, ma va detto che anche in questo caso si tratta di una soluzione-tampone collocata ai margini della città" e che "sarebbe ora di adottare soluzioni diverse -  piccoli centri o appartamenti diffusi con uso cucina e possibilità di ottenere la residenza - per i lavoratori senza alloggio che, tra l'altro, sarebbero in grado di contribuire alle spese". Le fa eco Paul Tschigg, volontario di dormizil, secondo cui “ciò che manca è una visione a lungo termine. Anno dopo anno si continua a puntare su grandi strutture, ma sarebbe più indicato investire su soluzioni di piccole dimensioni, adattandole alle esigenze di ciascun target”. 

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Iryna Panchenko Do., 19.12.2024 - 21:16

Qualcuno può spiegarmi perché le strutture per le persone senza alloggio devono “chiudere” ad aprile e “aprire” a dicembre. La gente non ha bisogno di un alloggio in estate? Dopo tutto, non tutti possono trovare lavoro negli alberghi. Gettando le persone per strada da aprile a novembre, si incoraggia la schiavitù e il dumping nel mercato del lavoro turistico, portando i redditi degli albergatori nell'ombra. Le persone sono disposte a lavorare gratis, a mangiare, solo per avere un letto. E poi, quale sarà la responsabilità del fatto che le strutture necessarie non sono state aperte in tempo? Chi è personalmente responsabile e come? E infine. Che cosa farà una persona a cui viene negato l'alloggio in una struttura, qualcuno indagherà sul perché? Quattro anni fa sono stato fortunatamente cacciato da una struttura gestita dalla Caritas, dove il livello di violenza psicologica nei confronti di una persona da parte del personale è qualcosa di fuori dai tempi dei campi di concentramento. Chi ha vissuto l'inferno di queste “strutture” non può che confermare la mia impressione. Sadismo, gaslighting, incitamento all'odio tra i residenti, manipolazione: ecco cos'è l'“accoglienza in modo bolzanino”.

Do., 19.12.2024 - 21:16 Permalink