“Referendum, i quesiti mal posti”
di Tito Boeri su “La Repubblica”

Il referendum dell'8-9 giugno non sembra catturare l'attenzione dell'opinione pubblica (men che meno di quella sudtirolese, tra le festività di Pentecoste). Complici una Rai silente e politici che promuovono l'astensione, nessuno ne parla. Molti quesiti sono mal posti e paradossalmente comportano cambiamenti opposti a quelli che hanno in mente i proponenti. Ma c'è anche un referendum, quello sulla cittadinanza, molto importante..... Si propone l'abrogazione del requisito di dieci anni di residenza, riportandolo a cinque anni, come previsto dalla legge in vigore fino al 1992 e in linea con la maggioranza de i paesi europei. Per vedersi riconosciuta la cittadinanza italiana bisogna anche avere un'adeguata conoscenza della lingua italiana, un reddito appropriato e non avere precedenti penali. Molti studi documentano che un percorso verso la cittadinanza che non richieda tempi biblici spinge chi arriva a un'integrazione più rapida. Oltre all'elettorato attivo e passivo per se stessi e per i propri figli, la cittadinanza comporta più facilità nel trovare un impiego con qualifiche corrispondenti alle proprie competenze e questo soprattutto per le donne immigrate. Significa salari più alti, dunque contribuiti sociali più elevati che servono a pagare le nostre pensioni. Difficile stabilire in che misura questi migliori risultati economici siano dovuti al fatto che l'immigrato investe di più nell'integrazione o a datori di lavoro che riconoscono un valore alla cittadinanza italiana. Quel che conta è che c'è un premio alla naturalizzazione di cui beneficiamo noi tutti, come contribuenti, come attuali o futuri pensionati o anche semplicemente come cittadini soprattutto nelle aree ad alta densità di immigrati. Non si vede perché dovremmo rinunciare a questo premio spingendo verso altri paesi persone che potrebbero aiutarci a riempire le migliaia di posti vacanti che le imprese non riescono a riempire dato il calo demografico........................................................

Per approfondire il tema degli altri quesiti, rimando alla lettura dell'articolo pubblicato alcuni giorni fa sulla “la Repubblica”.
Anche se sarò uno dei pochi elettori, presumo un'affluenza in provincia molto bassa, inferiore al 20%, mi recherò ai seggi, rifiutando le prime quattro schede e votando solo quella sulla cittadinanza. Ne sono più che cosciente che il quorum a livello nazionale non verrà mai raggiunto, ma su questo tema ritengo importante parlarne senza pregiudizi e questa è un'occasione.

Sulle modalità ed sugli orari della votazione, a livello locale non c'è comprensione per le assurde procedure che disciplinano questa consultazione referendaria, nel pomeriggio di sabato si svoleranno le operazioni preliminari con costituzione del seggio, poi si potrà votare di domenica dalle 07.00 alle 23.00 e lunedì dalle 07.00 alle 15.00, potete immaginarvi che ressa ci sarà (??), non c'è paese europeo dove si vota così a lungo, il raffronto con i vicini austriaci, svizzeri, tedeschi, francesi, ecc. è spaventoso, li si vota in una sola giornata e al massimo fino alle 17.00-20.00.
Nonostante il compenso più alto (192€) e la modifica dell'età massima per poter fare il presidente di seggio (dai 70 ai 75 anni), si è dovuto raschiare il fondo per trovare presidenti, segretari e scrutatori, così si vocifera negli uffici addetti.