Perché nessuno ne parla?
Una compagine verde battagliera quella che ha fatto la sua comparsa oggi, 23 novembre, nella sala di rappresentanza del consiglio provinciale. Titolo virtuale della conferenza stampa tenuta da Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa e Hans Heiss - ci prendiamo una licenza giornalistica -: “tutto quello che avreste voluto sapere sull’aeroporto (ma non avete mai osato chiedere)”. Notoriamente e convintamente contrari al progetto aeroporto, i Verdi ribadiscono i capisaldi della loro protesta nella loro relazione di minoranza: i danni per l’ambiente e la salute dei cittadini; “è molto grave che non venga spesa nemmeno una parola al riguardo - sottolinea Dello Sbarba - tanto più che l’aeroporto coinvolge la zona più densamente popolata della Provincia: Bassa Atesina e Oltradige”. L’aeroporto? “Not in my name”, è lo slogan che lancia invece la consigliera provinciale Brigitte Foppa, scelta di comunicazione quantomeno discutibile visto il facile accostamento della formula agli ultimi fatti occorsi a Parigi. “È un vecchio slogan - si difende Foppa -, lungi da me fare parallelismi di alcun tipo”.
La Provincia prevede che nel 2022 vengano superati i 170mila passeggeri, (che dovrebbero diventare ben 500mila nel 2035 con 5-6 voli all’ora per 12-14 ore al giorno); l’investimento calcolato è di 2,5 milioni di euro fino al 2022 e dopo con al massimo 1,5 milioni di euro. La proposta di legge contiene un piano di sviluppo approvato dalla giunta provinciale, piano che, secondo i Verdi, “ripete la logica errata del passato ma in dimensioni ingigantite”, dal momento che il progetto attuale è inequivocabilmente più faraonico e ambizioso rispetto a quello pensato dall’ex Landeshauptmann Luis Durnwalder e dall’allora assessore Thomas Widmann. Rispetto al Masterplan del 2011, ad esempio, il piano di sviluppo 2015 contempla in più (oltre ai 3 HUB e alla destinazione Roma già presenti nel piano precedente) altri 5 collegamenti a aeroporti regionali, 4 charter in entrata e 8 in uscita; Boeing 737-700 da 149 posti, Airbus A-319 da 156 posti, nonché compagnie Low cost come Easyjet e Germanwings oltre ad altri introiti, stimati in un 20%, provenienti da commercio, ristorazione e altre attività non-aviation. Dunque più voli, più aerei, pista più lunga. “Sempre se si riuscirà nell’intento, altrimenti le finanze pubbliche ne risentiranno profondamente, non dimentichiamoci che questa avventura aerea è costata alla Provincia finora 120 milioni di euro, cioè in media 7,5 milioni all’anno; deficit strutturale - incalzano gli ambientalisti - coperto attingendo al denaro pubblico dei cittadini”.
Un aeroporto sanguisuga, quindi, che ha beneficiato anche di sistemi di sostegno indiretto come l’acquisto in blocco di biglietti aerei o gli sconti sui servizi - denunciano i Verdi -; “per non parlare degli scandalosi finanziamenti alla società aerea provata Air Alps che ha fatto perdere alla Provincia 6 milioni di euro”. I costi di esercizio nel frattempo crescono: dai 5,64 milioni del 2014 ai previsti 12,74 del 2035 e fra le spese pubbliche non conteggiate ci sono inoltre quelle poste direttamente a carico della Provincia, come i 3,87 milioni di euro l’anno che fino al 2016 è costato e costerà il servizio dei vigili del fuoco e il personale della torre.
La previsione di un aumento di arrivi turistici si limita, puntualizzano ancora i tre consiglieri - ai soliti 60mila (l’1% degli arrivi annuali in Alto Adige). Si tratterebbe peraltro di un turismo di fascia alta, circoscritto solo ai cosiddetti weekend lunghi. E il turismo economico? “Porterebbero indubbiamente vantaggi al sistema locale che non sono tuttavia paragonabili agli svantaggi che un aeroporto delle dimensioni proposte comporta”, dicono i Verdi.
Ma perché l’aeroporto non funziona? I motivi sono strutturali: l’orografia (la posizione geografica di Bolzano non favorisce il traffico aereo); il bacino di utenza troppo ristretto; la concorrenza di Monaco, Innsbruck e Verona; la crescente convenienza del treno verso Roma (data anche dalla recente aggiunta di altri due convogli veloci verso la capitale).
L’effetto sorpresa si svela poi, come da copione, nel finale: secondo un decreto approvato da Renzi - come confermato anche dal deputato Florian Kronbichler (Sel-Verdi) presente alla conferenza stampa, “bisogna solo aspettare i tempi tecnici, mi ha assicurato il ministro Delrio” - presto gli aeroporti regionali dovranno passare alle Regioni e Province autonome; non è vero, dunque, riferiscono i Verdi, come dicono i fautori del San Giacomo che “se non lo usa la Provincia l’aeroporto lo userà lo Stato, a cui appartiene”. Una notizia, questa del decreto, apprezzata anche dall’esponente dell'Heimatbund Roland Lang: “Der Südtiroler Heimatbund ist höchst erfreut darüber, dass auf dem Schreibtisch des italienischen Staatspräsidenten ein Dekret liegt, das die Zuständigkeiten des Flughafens Bozen an die Region bzw. an das Land delegiert”.
Un decreto che elimina a questo punto l’ultimo alibi per la politica locale, ma allora perché - si chiedono i consiglieri verdi - la Provincia non sponsorizza questa risoluzione come conquista dell’autonomia? “Il decreto ha ricevuto l’intesa della conferenza Stato-Regioni, possibile che il Sottosegretario agli affari regionali e le autonomie Gianclaudio Bressa non ne sapesse nulla? La giunta e la commissione dei Sei devono ora darsi da fare per formulare una norma di attuazione in merito”, afferma Dello Sbarba. Suo l’appello, in chiusura, per il presidente Kompatscher: “Non faccia dipendere la fiducia sul suo operato dalla questione aeroporto, da parte nostra c’è la volontà di discutere il tema laicamente, senza perseguire alcuna crociata”.