Wirtschaft | Germania

Il Whatever it Takes della Germania

I cambiamenti delle posizioni tedesche su debito e alleanze atlantiche e le ripercussioni per l’Europa. Il significato di un pacchetto straordinario di investimenti in difesa e infrastrutture nell'analisi della corrispondente di Repubblica Tonia Mastrobuoni
Bundestag am Abend
Foto: Wikimedia/delso.photo
  • Tonia Mastrobuoni arriva a Bolzano con la febbre ma, da vera professionista, mantiene fede alla promessa di un incontro prima della presentazione al Raiffeisen Presseempfang. Tema: la nuova situazione geopolitica in Europa. È un tema che Mastrobuoni conosce molto bene: corrispondente dalla Germania, prima della Stampa e ora di Repubblica, segue attentamente le vicende europee dal 2011, anno in cui cominciò a seguire la Banca Centrale Europea (BCE) sotto la presidenza di Mario Draghi, per poi trasferirsi a Berlino nel 2014. È quindi la persona ideale per discutere dei profondi cambiamenti che hanno attraversato il paese, simbolicamente rappresentato dal Whatever it Takes del cancelliere Friedrich Merz, che ha preso in prestito proprio le parole dell’ex presidente della BCE per dire che avrebbe fatto “qualunque cosa” e abbandonato la cautela fiscale per sostenere la Germania e l’Europa nel nuovo quadro geopolitico segnato dalla minaccia russa e dal disimpegno americano.

  • SALTO: Mastrobuoni, per un’attenta osservatrice della Germania come lei questo cambiamento cosa significa?

    Tonia Mastrobuoni: Quella del cancelliere Merz è una vera e propria rivoluzione. Lo dimostra  già il fatto che abbia usato la frase simbolo di un uomo molto odiato in Germania come Draghi, che nell'ortodossia tedesca è considerato colui che ha svenduto l'euro, che ha mantenuto troppo a lungo i tassi di interesse bassi ‘perché l'inflazione incombe sempre’. Sappiamo che sono tutte sciocchezze teoriche perché poi il mercato negli anni della crisi dell’euro è stato inondato da un'enormità di liquidità e l'inflazione non c'è mai stata (è arrivata poi con il COVID e l’invasione russa dell’Ucraina). In più reggeva questo tabù del debito. Nel 2009 la Germania aveva deciso di iscrivere nella propria Costituzione un freno al debito con un il limite del disavanzo di 0,35% del prodotto interno lordo (PIL) al bilancio federale. La Germania ha sempre mantenuto fede a questo principio e in effetti adesso si ritrova con un debito al 63% del PIL. Ma l'austerità non l'ha applicata solo a se stessa, l’ha imposta anche agli altri paesi negli anni della crisi dell’euro.

    Pensa che il cambiamento interno possa riflettersi anche sull’atteggiamento nei confronti delle politiche fiscali europee? 

    Vedere oggi la Germania che dice ‘abbiamo fatto un errore clamoroso e dobbiamo in qualche modo emendare questo freno al debito per liberare risorse per la nostra economia, e investire in un pacchetto da 500 miliardi per le infrastrutture' è una buona notizia. Questo consente forse all’Europa di avere un po' più di spazio di manovra - anche se l'Italia sa benissimo che con un debito al 135% del PIL non può permettersi di fare la stessa cosa della Germania. E anche dal punto di vista geopolitico credo che Merz si allineerà molto rapidamente a questo direttorio che si è creato intorno a una ‘coalizione dei volenterosi' a trazione franco-britannica, che sta cercando di proteggere l'Europa e l’Ucraina e di trovare rapidamente delle soluzioni per andare avanti sulla difesa europea. Ci aspettiamo che la Germania sia più generosa con i paesi che chiedono di avere le stesse opportunità senza avere gli spazi fiscali per farlo: l’Italia deve avere la possibilità per spendere soldi per la difesa e l’Europa deve dare più spazio anche ai singoli paesi per farlo. Perché fa un po’ specie pensare oggi alle misure di austerità imposte dall’Europa a guida tedesca ai paesi indebitati come la Grecia durante la crisi dell’euro. 

  • Tonia Mastrobuoni

    Tonia Mastrobuoni è nata a Bruxelles nel 1971, dove si erano conosciuti i genitori - la madre tedesca lavorava alla Commissione europea mentre il padre era corrispondente dell’ANSA. Cresciuta a Roma, ha scritto numerosi libri tra i quali L' inattesa. Angela Merkel. Una biografia politica (2021) e L'erosione. Come i sovranismi stanno spazzando via la democrazia in Europa (2023), entrambi editi da Mondadori. Sta lavorando ora a un libro inchiesta sulla destra in Germania che uscirà per Feltrinelli.

    Foto: Privat
  • Come si è arrivati a questo cambiamento e ad una cifra così alta per gli investimenti?

    Dal punto di vista puramente politico i socialdemocratici della SPD hanno fatto una cosa molto interessante. Hanno detto va bene, caro Merz, tu vuoi i tuoi 500 miliardi per aumentare la spesa della difesa fuori dal debito, benissimo, però ci dai 500 miliardi per gli investimenti nell’economia e nelle infrastrutture. Così contraddicono quelli che dicono che si pensa solo alla difesa e nessuno pensa più al sociale, all'economia, alle scuole fatiscenti: beh, la SPD ci ha pensato. Certo, è in una posizione comoda perché sta andando al governo con la CDU e si trova in una posizione negoziale più favorevole rispetto, ad esempio, al Partito Democratico in Italia. Tuttavia, c'è un altro aspetto da considerare. In Italia si usa spesso l'argomento secondo cui bisogna scegliere tra il riarmo e la spesa sociale. Ma chi l'ha detto che sia davvero così? Sarà interessante capire se ci sarà una vera e propria riforma per le spese della difesa o se a questo punto il capitolo si chiude - e quindi se significa che anche in Europa Merz è disponibile ad ascoltare i paesi che chiedono che gli investimenti nella difesa vengano finanziati con gli eurobond. Perché bisogna dare ragione a chi dice che oggi bisogna fare un piano con gli eurobond per compensare anche un po' questo maxi-piano tedesco, altrimenti potrebbe creare un enorme squilibrio in Europa, con l’accelerata dell'economia tedesca rispetto alle altre economie. Ma certo gli investimenti servono, eccome - basta pensare che ora in Germania si leggono moltissimi articoli che parlano di come funzionano bene i treni italiani rispetto a quelli tedeschi. E anche scuole e strade hanno un enorme bisogno di investimenti! 

     

    In Italia si usa spesso l'argomento secondo cui bisogna scegliere tra il riarmo e la spesa sociale. Ma chi l'ha detto che sia davvero così?

  • Il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Foto: Friedrich Merz/Deutscher Bundestag/Thomas Trutschel/photothek
  • Un cambiamento nell’atteggiamento di Merz in geopolitica si è notato con l’inasprimento delle posizioni contro l’Europa dell’amministrazione americana….

    Senz’altro. Il primo trauma è stato il discorso del vice presidente americano JD Vance alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco il 14 febbraio scorso (quando ha detto che in Europa il pericolo veniva da dentro e non dalla Russia, ndr), seguito dal suo incontro con il partito di estrema destra Alternative für Deutschland  (AfD). Il secondo è stato la scena incresciosa alla Casa Bianca di umiliazione pubblica del presidente ucraino Zelensky da parte del presidente Donald Trump e Vance. Così questo brutale esordio degli americani in Europa (confermato dalle recenti rivelazioni sulla chat di Signal che dimostra il totale disprezzo che hanno Vance e il segretario alla difesa americano Pete Hegseth per l’Europa) ha trasformato colui che si annunciava come il segretario più atlantista di sempre della CDU in uno che ha capito che la tradizionale alleanza degli Stati Uniti con l’Europa era finita e occorreva trovare altre strade.

    Ma il cambiamento nei confronti della Schuldenbremse era già nell’aria, anche se Merz non ne aveva parlato in campagna elettorale?

    Il cambiamento doveva arrivare, e Merz lo sapeva. Dopo che un rigorista come l’ex ministro delle Finanze Christian Lindner aveva usato quella che da noi in Italia chiameremmo finanza creativa per aggirare la Schuldenbremse (mossa bocciata poi dalla Corte costituzionale tedesca), il governo ha vivacchiato per 11 mesi ed è poi caduto proprio sulla spesa pubblica. Merz stesso aveva detto mille volte durante la campagna elettorale stiamo entrando nel terzo anno di recessione, abbiamo bisogno di tagliare le tasse, abbiamo bisogno di fare questo e quello, ha messo su un costosissimo programma elettorale, e come poteva finanziarlo quando risparmiare non si può più? Secondo me lui una riforma ce l'aveva in testa, e infatti non ha mai escluso di farlo, dicendo però che non era il momento. Ora gli elettori glielo rinfacciano, ma sarebbe sbagliato dire che ha mentito, è stato possibilista, ha detto per me non è una priorità in questo momento - ma poi con i cambiamenti drammatici in America ha capito l'urgenza del quadro politico e ha agito.

  • L'atteggiamento italiano nei confronti dell'Europa

    Che problemi vede con la posizione attuale italiana sulla situazione geopolitica?

    In Germania anche i più cauti politici della CDU in questo momento pensano che bisogna trovare un'unità europea per affrontare insieme questo cambiamento epocale, anche per contrastare la minaccia russa. Minaccia che viene sentita molto di più in Germania: in Italia, mi sembra ci sia molta meno consapevolezza del pericolo russo. Siamo stretti tra la Russia e l'America in questo momento, per questo la posizione della premier Meloni è incomprensibile: in questa Europa che sta convergendo, in cui ci sono anche dei leader molto abili come il premier inglese Starmer, che sta cercando di tenere i piedi in due staffe, i funambolismi italiani sono ridicoli. Meloni non ha leverage, non ha leve su Trump, e se si illude ancora di averle, questo è un problema. Se si tiene in disparte rispetto ad un'Europa che si sta ricompattando l'unica cosa che provoca è diffidenza - un sentimento che troppo spesso vediamo in Europa verso l’Italia.

     

    Meloni non ha leve su Trump, e se si illude ancora di averle, questo è un problema.

     

    Come giudica il sostegno di Elon Musk all’AfD prima delle elezioni del 23 febbraio?

    Gli ultimi sondaggi subito prima delle elezioni davano l’AfD al 22 per cento, alla fine hanno preso il 20… Ero al quartiere generale della AfD la sera delle elezioni e ho visto le facce deluse…. Io stessa pensavo che sarebbero arrivati al 25 per cento: andando in giro per i comizi c'era una partecipazione impressionante, soprattutto da parte della classe media - una partecipazione molto diversa rispetto a 10 anni fa. Però io ho avuto l'impressione netta che tutto quel tifo sfegatato di Elon Musk per la leader Alice Weidel, che è cominciato a metà dicembre, quando l’AfD viaggiava intorno al 19 per cento, all'inizio forse le ha regalato un punto ma poi basta, è rimasta a quei Livelli, finendo con al 20 per cento. È stato un mezzo flop, non ha fatto guadagnare un elettore in più alla AfD. Ha fatto invece crollare la vendita della Tesla in Germania del 70% (rispetto a una perdita del 40% in tutta Europa): ha fatto imbestialire i suoi acquirenti tradizionali che le compravano per istinto ecologico. 

  • La premier Giorgia Meloni Foto: Andy Odierno/SALTO
  • Che ruolo hanno avuto i Verdi in questi negoziati? 

    I Verdi hanno avuto un ruolo eccezionale nel negoziato con Merz per chiudere l'accordo sul Sondervermögen, perché dopo essere stati tenuti fuori goffamente da Merz sono rientrati dalla finestra, si sono messi al tavolo e hanno negoziato delle cose molto intelligenti. La prima: hanno strappato alla SPD che dei 500 miliardi di investimenti 100 miliardi andranno al fondo per il clima. Poi hanno imposto alla CDU una riscrittura della modalità con cui verranno investiti i soldi nel riarmo, dicendo: non vogliamo che riarmo significhi solo soldi nella Bundeswehr, per noi la difesa vuol dire difesa contro il cyberterrorism, il rafforzamento della protezione civile, e il rafforzamento dei servizi segreti. I Verdi tedeschi, infatti, dopo essere stati sotto osservazione dai servizi segreti nei primi decenni della loro esistenza, negli ultimi anni hanno sviluppato un rapporto di fiducia molto forte con questi stessi servizi. Secondo i Verdi, queste strutture garantiscono la sicurezza del Paese, anche quella civile, e vanno tutte rafforzate. Per questo ritengono che non sia sufficiente destinare fondi solo all'esercito e agli armamenti, un cambiamento significativo e intelligente che sono riusciti a ottenere.

    Terzo, hanno inserito nell’accordo per il famoso piano di investimenti  una parolina fondamentale, che è zusätzlich - hanno infatti ottenuto che questi investimenti siano zusätzlich. Perché è importante? Perché i Verdi avevano già capito che facendo un po' il gioco delle tre carte, il nuovo governo avrebbe spostato fondi e coperto con questi soldi da spendere a debito, e quindi hanno detto, questi sono problemi che vi risolvete a prescindere, per tutte le spese che avete già preventivato dovete trovare voi i finanziamenti, però dovete inventarvi dei progetti aggiuntivi su cui investire 500 miliardi di euro. Per evitare che alcune cose che aveva chiesto la CSU, come ad esempio il taglio dell’ l'IVA per i ristoratori, venisssero finanziate a debito, hanno insistito nel chiedere che tutti questi soldi siano per progetti nuovi, aggiuntivi.

    Quindi i Verdi hanno avuto un ruolo fondamentale in questa fase molto importante, si sono dimostrati, come fanno da anni, una forza politica razionale, forse la più razionale che c'è adesso. Il problema è questo attacco che arriva da destra e anche dai partiti centristi, i Verdi hanno sofferto enormemente di una campagna di odio, di attacchi che vengono ormai non solo più dall'estrema destra come l’AfD ma anche dalla CDU e dalla CSU, che hanno massacrato i Verdi in campagna elettorale, come fossero loro il nemico e non la AfD.

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Josef Ruffa Mi., 26.03.2025 - 20:21

La Germania si permette oggi di fare quello che ha vietato alla Grecia quando era in crisi, comprando a sconto aeroporti e infrastrutture greche e che combatteva all‘Italia (di fare debito) e tutto questo con „tacere“ della signora tedesca a Brussel. Uno scandalo!

Mi., 26.03.2025 - 20:21 Permalink
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Salto User
nobody Do., 27.03.2025 - 15:55

Es wird keiner vor Freude aufhüpfen, wenn viel Geld in Aufrüstung gesteckt werden muss, leider scheint es keine brauchbare Alternative zu geben. Trump hätte wohl gehofft, dass wir das Geld für US- Rüstungsgüter ausgeben. Stattdessen muss Europa seine eigene Rüstungsindustrie nutzen, so bleiben zumindest Arbeitsplätze und Wertschöpfung bei uns (und der ausgegebene Euro dreht sich im europäischen Wirtschaftsrad).

Do., 27.03.2025 - 15:55 Permalink
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Marco Dalbosco Sa., 29.03.2025 - 12:34

Questi sono completamente pazzi! Vogliono la guerra a tutti i costi. Soldi sottratti ai cittadini, all'istruzione, allo stato sociale, alla sanità per versarli all'industria delle armi - europea e americana. L'UE è diventata - non da oggi - una lobby autoritaria e antidemocratica. E i Verdi da partito della pace in partito della guerra a tutti i costi. Che tragica delusione!

Sa., 29.03.2025 - 12:34 Permalink