Politik | Bilinguismo

Quanti sono i "patentini" fake?

Dopo il caso delle due mediche licenziate dall'Azienda Sanitaria SALTO ha raccolto molte segnalazioni di irregolarità in diplomi dal Sud della Germania e dal Sud Italia. Il Team K presenta un'interrogazione.
certificati falsi
Foto: Screenshot SALTO
  • Sa cosa mi fa arrabbiare? Che tutti sanno e fanno finta di niente. Io sono uno che non ha studiato e ho sempre fatto fatica con le lingue. Se penso a quanto ho penato, togliendo tempo alla famiglia, per fare il D (A2) e poi il C (B1), quando si poteva fare solo in Alto Adige, e quanto hanno faticato tutti gli altri ai miei tempi, mi sembra veramente ingiusto quello che sta accadendo”. Siamo in un bar del centro storico, e la persona seduta al tavolo sospira e alza gli occhi al cielo. 

    Una settimana prima è uscita la notizia delle due mediche licenziate in tronco perché scoperte “casualmente” con un diploma falso. Chi parla è un lavoratore del settore trasporti. Da qualche anno diversi suoi colleghi neo assunti, dice, hanno ottenuto i certificati fuori dal territorio provinciale con uno schiocco di dita. Offre dettagli, con nomi delle scuole di lingue, metodologie di svolgimento dei finti esami, che abbiamo avuto anche da altre fonti, e che con molte difficoltà stiamo verificando una per una, contattando le scuole e le autorità provinciali. Ora un’interrogazione del consigliere provinciale del Team K, Franz Ploner, prova a gettare sulla delicata questione un cono di luce, ma non è detto che ciò sia possibile e per certi versi neppure auspicabile, vista la posta in palio. La questione richiede urgentemente una riflessione aggiornata al 2025 sull’istituto del bilinguismo nel pubblico impiego.

    Premessa. Come noto, la Provincia è l’unico ente che certifica automaticamente, attraverso apposito servizio, il bilinguismo, assieme alla dichiarazione di appartenenza etnica, è il requisito imprescindibile per ottenere un lavoro nel pubblico impiego ed anche nelle aziende provinciali e statali. Le certificazioni linguistiche rilasciate da soggetti esterni -  come il Goethe Institut per il tedesco o la Società Dante Alighieri per l’italiano  – hanno, invece, bisogno di essere accompagnate da certificazioni della conoscenza dell’italiano o del tedesco. Il servizio di rilascio della certificazione nella propria lingua madre viene svolto gratuitamente dallo stesso Ufficio bilinguismo o, a pagamento, dalla società Dante o dalle altre scuole di lingua. 

  • Le cifre

    Nel 2018 661 persone hanno conseguito una certificazione linguistica C1 (il livello del vecchio patentino A) in tedesco o italiano e 13 di queste non hanno superato presso l’Ufficio bilinguismo l’esame in quella che doveva essere la loro “lingua forte”. Come si vede dalla tabella sottostante 142 persone hanno presentato due certificazioni esterne (una per l’italiano e una per il tedesco, oppure il diploma di laurea in una lingua diversa da quella con cui hanno sostenuto la maturità). Sempre sei anni fa 202 persone hanno presentato una certificazione linguistica A2 (il vecchio D), 4 venivano bocciati, e 40 presentavano invece due certificati (per i livelli al di sotto del C1 non esistono diplomi scolastici equivalenti, occorre sempre sostenere l’esame nella propria lingua).

  • Foto: Astat
  • Negli anni seguenti i numeri rimangono all'incirca gli stessi, ma la tendenza a non utilizzare più il servizio fornito dall’Ufficio esami di bilinguismo per la seconda certificazione si impenna improvvisamente nel 2022. Nel 2023, 455 persone consegnano una certificazione C1 e ben 38 non superano l’esame nell’altra lingua. Rispetto a sei anni prima triplica invece il numero di quanti presentano o due certificazioni esterne (una per l’italiano e una per il tedesco, oppure il diploma di laurea in una lingua diversa da quella con cui hanno sostenuto la maturità). Per quanto riguarda l’A2 (D), invece, si dimezza a quota 98 il numero di persone che presenta una sola certificazione linguistica  e quadruplica  – a quota 155 - il numero di quelle che porta due certificazioni esterne (nel 2022 erano meno della metà, 80). Difficile avventurarsi in interpretazioni sulle ragioni di questa tendenza, ma questi sono i dati forniti dall’ ASTAT. L’Istituto di statistica proprio oggi diffonderà i dati 2024 e, stando a quanto si è potuto apprendere, per il C1 nel 2024 ci sono circa 70 casi in meno per l’esame monolingue e circa 70 casi in meno anche per quelli che non devono superare nessun esame. Per A2 sono una decina di casi in meno, sia per l’esame monolingue, sia per quelli che presentavano i due certificati.

  • Foto: Astat
  • Lo scenario

    Dalla pubblicazione della notizia delle due mediche licenziate a SALTO sono arrivate varie segnalazioni di frodi e “pellegrinaggi” in diplomifici sparsi in città della Germania, dell’Austria, della Campania e della Puglia. Verifica dopo verifica, scrematura dopo scrematura, incontro dopo incontro, dal quadro che si è andato a comporre sembra non trascurabile il numero di lavoratori dei trasporti, della sanità, dei servizi e della sicurezza pubblica ad aver conseguito le certificazioni linguistiche in modi che, quanto meno, meritano un approfondimento. L’assessore alla mobilità del Comune di Bolzano e capolista del Pd alle elezioni comunali, Stefano Fattor, nei giorni scorsi ha scritto sui social che le due donne licenziate in tronco sarebbero la punta dell’iceberg. E tutti gli elementi raccolti sembrerebbero dargli ragione. Ma come?

  • Scorciatoie di due tipi

    Le segnalazioni che abbiamo raccolto indicano due modalità diverse per imboccare la scorciatoia: certificati falsi realizzati all’insaputa delle scuole e degli enti certificatori (è il caso delle due mediche e del certificato riprodotto nella foto di apertura) ed esami taroccati dalle scuole all’insaputa degli enti certificatori. Ma attenzione, non è detto che tutti i certificati provenienti da un dato luogo siano automaticamente falsi, per cui al momento omettiamo tutti i dettagli emersi dai vari racconti. Così come il fatto di evitare di sostenere gratuitamente  l’esame nella propria lingua presso l’Ufficio bilinguismo provinciale non è automaticamente indizio di possibili scorciatoie nell’altra.

    Nel caso divenuto di dominio pubblico le due mediche sarebbero state incoraggiate da diversi colleghi del loro stesso reparto che si trovano nella medesima condizione e che, con l’intermediazione di una persona addetta alla sicurezza, dietro un esborso di 4.000 euro, avrebbero ottenuto certificati C1 come questo. Avendo poi una laurea conseguita in Italia, non è stato ovviamente necessario consegnare altre certificazioni.

  • Foto: screenshot/SALTO
  • Come ha spieagto la direttrice dell’Ufficio Lingue della Provincia, Karin Ranzi, quando è emerso l’unico caso accertato fino a questo momento, la Scuola del Baden Württemberg era del tutto ignara dell’emissione di questi certificati. Ma quanti sono questi documenti? Possibile che le due donne siano state le uniche ad essere state punite, quasi come capro espiatorio in un sistema che sembra fare acqua da tutte le parti?

    Materiale incandescente. Come trattarlo, essendoci in ballo potenzialmente molti posti di lavoro? A precise domande poste da SALTO la Provincia ha però eretto un vero e proprio muro di gomma. L’obiettivo era avere da Palazzo Widmann solo l’ordine di grandezza del numero di persone che hanno ottenuto i certificati in luoghi specifici (in Germania, Austria e Italia), ma non è stato possibile ottenere nemmeno le cifre “a spanne” e tanto meno quelle dei certificati che portano il timbro di una scuola di Schwenningen, paesino di 1.700 anime il cui nome risulterà forse familiare a diversi dipendenti dell’Azienda sanitaria.

    “Come Le ho già comunicato nella mail precedente, non ci è possibile filtrare le certificazioni in base alla sede d’esame. Il Servizio Esami svolge controlli puntuali sulle richieste di riconoscimento presentate, che vengono gestite progressivamente, con una media di circa 15 al giorno. Parallelamente, a seguito del caso emerso, stiamo procedendo con una verifica approfondita di tutte le certificazioni degli anni precedenti, per accertarci che non vi siano ulteriori casi di falsi. Consideri che ogni anno vengono presentate circa 2.500 richieste di riconoscimento, ognuna delle quali deve essere esaminata singolarmente con attenzione. Data l’elevata quantità, i controlli sugli anni precedenti richiedono inevitabilmente tempo”, spiega a SALTO la direttrice Ranzi.

  • Franz Ploner: Consigliere del Team K Foto: SALTO/Andy Odierno
  • L'interrogazione

    Ora, ad un mese e mezzo di distanza dallo “scandalo” arriva una interrogazione del consigliere Franz Ploner nella quale si sottolinea che anche “a causa della varietà dialettali presenti nella comunità di lingua tedesca, non è facile possedere una competenza linguistica sufficiente sia a livello professionale che nella comunicazione quotidiana. Di conseguenza, accade spesso che la conoscenza linguistica venga certificata sulla carta, ma che in realtà sia scarsa o inesistente, o – come recentemente emerso nel contesto dell'azienda sanitaria – addirittura falsificata”.

    Ploner chiede quindi se la Giunta provinciale “sia a conoscenza del fatto che nell'azienda sanitaria sono state assunte persone con certificati linguistici falsificati? In caso affermativo: quanti casi sono attualmente noti”. Il consigliere vuole sapere quindi “chi verifica la legittimità dei certificati linguistici presentati presso le aziende pubbliche Sasa, Poste e azienda sanitaria e quali istituti linguistici siano accreditati dalla provincia per svolgere esami di bilinguismo e rilasciare i relativi diplomi riconosciuti? Esiste una lista a riguardo? In caso negativo, secondo quali criteri viene verificata la validità degli istituti”. Da ultimo Ploner chiede: “Quanti e di quali livelli sono i certificati di bilinguismo presentati, che non sono stati rilasciati dall'Ufficio per il bilinguismo, nel periodo dal 01.01.2018 al 31.12.2024 per i settori Poste, Sasa e azienda sanitaria?”

  • L'analisi

    In attesa di riscontri ufficiali, la prudenza sulle informazioni raccolte da SALTO deve essere totale, ma se il quadro emerso fosse reale anche per un terzo, saremmo di fronte ad un problema di natura politico-istituzionale oltre che penale. Se molte persone in stato di necessità per ottenere ciò su cui addirittura si fonda la Repubblica italiana, il lavoro, commettono una irregolarità, evidentemente rassicurati dal fatto che negli ambienti di riferimento “in molti” fanno così, se il territorio che ha posto questa regola di accesso più di cinquant’anni fa ha estremo bisogno di quei lavoratori per fornire servizi essenziali alla cittadinanza (e i vertici istituzionali fingono di non accorgersi che persone arrivate qui da poco senza aver mai studiato la seconda lingua ottengono in pochi mesi certificazioni che studenti altoatesini con 13 anni di scuola faticano ad ottenere), ecco, allora forse le responsabilità non sono più individuali, ma di sistema. Ciò detto, pur essendo clamorosamente ingiusto che due persone paghino per tutti, è ovvio che le istituzioni locali facciano il possibile per proteggersi. Ma come hanno proposto in due diversi interventi Elio Dell’Antonio e Francesco Palermo questa “ipocrisia di sistema” andrebbe almeno tematizzata a livello politico per capire se le regole poste con il secondo Statuto possono essere aggiornate o abbassando di “un grado” le pretese linguistiche o, prendendo atto del fatto che già oggi l’uso di strumenti come l’AI potrebbe consentire di comunicare forse meglio che tra individui con conoscenze linguistiche di livello scolastico. Lo struzzo che oggi voglia evitare di vedere il problema deve scavare una buca molto, molto profonda. Ed è quello che puntualmente sta accadendo. Il bilinguismo nel pubblico impiego è un vero e proprio tabù per cui il riflesso condizionato è quello di fare come i bimbi che si tappano le orecchie e fanno là-là-là-là per non sentire i rimbrotti della mamma.

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Josef Fulterer Fr., 18.04.2025 - 06:53

Verständlich ..., "wenn die bescheuerte Zwei-Sprachigkeits-Komission ihre Qualität mit 50 % Durchfaller begründet ...!"
"Wichtig ist nur die Verständigung mit dem Patienten / Antragsteller /Kunden usw. + die sollte der Vorgesetzte prüfen!"
Die Migranten können sich nur in ganz wenigen Fällen in ihrer Muttersprache verständigen!

Fr., 18.04.2025 - 06:53 Permalink
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Profil für Benutzer pérvasion
pérvasion Fr., 18.04.2025 - 15:12

Antwort auf von Josef Fulterer

Nehmen wir an, 50 Prozent der Prüfungskandidat:innen wären nicht auf dem vorgesehenen Niveau. Wie sollte die Zw-Ei-Spra-Chig-Keit-S-Kom-Iss-I-On Ihrer Meinung nach vorgehen? Einfach mehr durchlassen, damit Herr J.F. nichts auszusetzen hat?

»Wichtig ist nur die Verständigung mit dem Patienten / Antragsteller /Kunden usw. + die sollte der Vorgesetzte prüfen!«
Und wenn *der* Vorgesetzte dann 90 Prozent durchfallen lässt?

Fr., 18.04.2025 - 15:12 Permalink