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"Vaccinarsi è un dovere civile"

Schael, Regele, Pescollderungg e Pedevilla spiegano il decreto legge 7 giugno 2017 n. 73 sulle vaccinazioni, convertito in legge dal Parlamento il 28 luglio scorso.
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Foto: Vaccinazione

“Assieme al sindaco l’azienda sanitaria ha il ruolo di vigilanza per lo stato di salute della popolazione in scienza e coscienza secondo le norme e le linee guida in materia”.

Con queste parole il direttore generale dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige Thomas Schael ha esordito alla conferenza stampa “Decreto vaccinazioni, novità, prossimi passi”, tenutasi ieri (1 agosto) all’ospedale di Bolzano.

La direttrice del dipartimento di prevenzione dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige Dagmar Regele ha illustrato in sintesi le nuove norme: “La vaccinazione obbligatoria è prevista per i minori da zero a 16 anni. I bambini da 6 a 16 anni possono frequentare la scuola dell’obbligo, anche se non vaccinati. In tal caso è prevista una sanzione che varia da 100 a 500 euro; a tale riguardo aspettiamo le note esplicative. I bambini da zero a 6 anni, la fascia di età maggiormente vulnerabile e in cui è più facile la trasmissione di malattie infettive con effetti più gravi, possono accedere agli asili nido e alle scuole materne, solo se vaccinati. Dal prossimo anno scolastico chi ha l’obbligo di vaccinarsi e non l’ha fatto, ma ha prenotato la vaccinazione che poi eseguirà nel corso dell’anno, potrà frequentare la scuola. I genitori saranno informati sulla regolare vaccinazione dei figli o sull’eventuale mancanza di qualche vaccino”.

Regele ha spiegato che sono previsti casi di esonero temporaneo (per esempio a causa di una leucemia) o permanente (a titolo esemplificativo a causa di una reazione allergica a una dose di vaccino somministrata in precedenza) dai vaccini a fronte della produzione di documentazione sanitaria idonea elaborata dal pediatra o dal medico di base.

Per assolvere agli obblighi di legge è stata aumentata la pianta organica di 30 unità: 15 medici igienisti e 15 assistenti sanitari.

“Sono 30.000 circa i bambini da 1 a 16 anni non ancora vaccinati contro il morbillo, la rosolia e la parotite – ha detto Regele -. In questi casi la copertura vaccinale è del 70% circa, che aumenta al 90% circa per i vaccini contro la difterite, il tetano, la pertosse, la poliomelite, l’epatite B e l’Haemophilus Influenzae tipo b. Per la vaccinazione antivaricella, che è obbligatoria dal 2017, la copertura è ora tra il 3 e il 4% circa” .

Non vaccinare un bambino significa privarlo sia del diritto alla salute, previsto dalla Costituzione, sia di un salvavita” – ha puntualizzato la primaria di pediatria dell’ospedale di Bolzano Lydia Pescollderungg che ha esposto le ragioni del progressivo calo delle vaccinazioni: “Non ci ricordiamo più di malattie come difterite, vaiolo e poliomelite che ora stanno tornando. Si ha paura delle sostanze contenute nei vaccini, la cui composizione è invece controllata dal sistema governativo nazionale ed europeo. Sul web sono diffuse notizie fuorvianti e ascientifiche. I medici devono spiegare ai pazienti l’importanza dei vaccini ai fini del miglioramento della sanità pubblica. I genitori si devono assumere la responsabilità della salute individuale dei bambini e di quella collettiva. Vaccinarsi è un dovere civile”.

Infine, ha preso la parola Emanuela Pedevilla, pediatra, esperta in vaccinazioni, rappresentante dell’Ordine dei Medici e dei Pediatri: “I medici hanno l’obbligo di pensare alla salute ed al benessere delle famiglie. Siamo dalla parte dei figli, ai quali vogliamo il bene massimo. Su 10 bilanci della salute (visite preventive, controllo sulla crescita e le capacità dei bambini) effettuati sui minori da zero a 14 anni, 5 riguardano i bambini da zero a sei mesi e prevedono anche i vaccini. I bambini non vaccinabili corrono più rischi. Vaccinare porta invece sicurezza e tranquillità. E se c’è una reazione allergica ai vaccini, la cui incidenza è di un caso su un milione, è sempre apprestata una pronta risoluzione e comunque in seguito o non si pratica più la vaccinazione o la si esegue in ambiente protetto, ossia in ospedale. Quanto ai test preventivi, essi non servono a niente, se non a far spendere soldi”.