Politik | Costi

“Autonomia? Vuol dire responsabilità”

Intervista a Roberto Bizzo sui costi della politica: “sulle indennità i pareri giuridici sono importanti ma non possono diventare dei paraventi”.

salto.bz : Presidente Bizzo, sta per iniziare un autunno caldo che, a quanto pare, avrà al centro il tema dei costi della politica. E nello specifico il disegno di legge provinciale in merito che finora l’ha vista protagonista in qualità di Presidente del Consiglio Provinciale. Nei giorni scorsi il dibattito si è arricchito aprendo nuove prospettive, anche polemiche. Come valuta la situazione? 
Roberto Bizzo - La mia posizione è molto semplice: la legge l’abbiamo presentata e firmata. E non lo abbiamo fatto perché era un imposizione del decreto Monti, ma perché riteniamo che sia  un passo giusto da fare. Ovviamente poi il consiglio è sovrano. Ma una cosa è certa: io manterrò la mia firma sulla legge e voterò a favore in consiglio provinciale. 

Per quale motivo la riforma s’ha da fare?
Beh, a questo punto è giusto e doveroso dare un segnale, come atto di responsabilità. 

C’è chi dice che si tratta di un affronto alla nostra autonomia. 
Autonomia non può essere facciamo quello che vogliamo, ma è appunto e innanzitutto responsabilità. Se si disgiunge l’autonomia da questa prospettiva non si ha un grande futuro. 

All’interno della SVP si è manifestata una forte ‘dialettica’ tra due posizioni: quella che preferisce parlare di un’imposizione dall’esterno e quella invece che appunto ritiene che la Provincia debba agire in prima battuta, per dare un segnale ai cittadini. 
Tempo fa una legge dello stato ha posto dei limiti agli stipendi dei dipendenti pubblici. Noi la recepimmo con una legge provinciale e la applicammo quasi identica. Nessuno in quel caso corse a chiedere pareri. E non è che le cose si possano fare o non fare unicamente per obbligo giuridico. 

“I pareri sono importanti ma non possono essere dei paraventi. La riforma va fatta perché è giusta. Non perché lo impone un decreto che tra l’altro io credo debba essere applicato.”

Nelle ultime ore oltre alla prospettiva o meno di ridurre gli stipendi di presidente della giunta e assessori si è innescato anche il dibattito in merito al finanziamento pubblico dei partiti che potrebbe essere ‘resuscitato’ in salsa provinciale. Lei cosa ne pensa in merito?
Mah. Il finanziamento pubblico dei partiti è stato abolito ed ai cittadini è stata data la possibilità di destinare il 2 per mille dalle dichiarazioni Irpef. Semmai su questo si può trovare un possibile ragionamento a livello locale. 

“Non possiamo far rientrare dalla finestra in nome dell’autonomia una cosa che è già uscita dalla porta a livello nazionale”

Un’altra importante questione è quella che riguarda collaboratori dei gruppi consiliari ed il loro inquadramento…
E’ un tema che deve essere svincolato da quello dei costi della politica. La questione è stata messa in luce benissimo da una serie di sentenze della Corte Costituzionale. I gruppi consiliari sono un’articolazione del Consiglio Provinciale e quindi impedire il loro lavoro sarebbe come ostacolare il lavoro del Consiglio. I gruppi devono poter funzionare per il bene del Consiglio stesso e dicendolo io faccio soprattutto riferimento all’opposizione. I consiglieri maggioranza hanno alle loro spalle l’apparato dei funzionari della provincia. A questo punto è chiaro che non ci potrà essere più il trasferimento di somme di denaro dal Consiglio ai gruppi ma, come si sta facendo in tutta Italia, l’ipotesi è ora quella che i dipendenti per i gruppi consiliari vengano assunti direttamente dal Consiglio. 

Si dice che lei e Widmann abbiate messo in moto la legge per ridurre gli stipendi di presidente e assessori quasi come fosse una sorta di ripicca legata al fatto che siete stati esclusi dalla giunta. Sono solo malignità?
La cosa più semplice da fare è dire che nella proposta di legge c’è anche il taglio delle indennità di presidente e vicepresidente del Consiglio Provinciale e dunque le nostre. Ma in realtà tutto questo discorso prese il via ancora con la giunta Durnwalder, infatti quando uscì il decreto Monti ci furono alcune regioni a statuto speciale che decisero di impugnarlo. Cosa che invece noi non facemmo, perché pensammo che avremmo dovuto fare la nostra parte. In merito poi nel 2014 ci furono due sentenze della Corte Costituzionale che dissero che il decreto andava applicato anche alle ‘speciali’. E a quel punto abbiamo deciso di firmare la legge. 

Chiedendo poi le consulenze giuridiche…
Sì, ma quelle sono arrivate dopo. Tra l’altro in quel momento noi eravamo nell’obbligo di presentarla, la legge. Se non l’avessimo presentata l’Ufficio di Presidenza avrebbe dovuto risponderne alla Corte dei Conti. 

Come andrà a finire?
Inshallah.

Intanto all’interno della SVP l’entropia è aumentata di molto…
Entropia, sì. Il termine è corretto. Io però invito sempre a tenere separate le questioni. Lo ripeto: una cosa è la questione del personale dei gruppi, un’altra è quella delle indennità di presidente e giunta. La terza quindi è quella dei costi della politica. Sono cose diverse che riguardano, a bene vedere, i costi della democrazia. Dobbiamo assolutamente tenerne conto.