Povertà, serve una nuova indagine
"Sullo stato di povertà economica, nel senso di uno stato di indigenza causato da un livello di reddito troppo basso per permettere la soddisfazione di bisogni fondamentali e l’accesso a beni e servizi, non esistono dati e statistiche recenti, elaborate da Astat". Questo è quanto emerge dalle osservazioni conclusive della ricerca sulla povertà sanitaria effettuata dall'Osservatorio per le politiche sociali della qualità della vita del Comune di Bolzano (si veda l’articolo pubblicato ieri). "L’indagine ha portato alla luce alcune dimensioni della povertà sanitaria nella città di Bolzano che possono essere approfondite attraverso un’analisi più strutturata e con l’ausilio di metodi quantitativi", affermano le ricercatrici. In occasione del Convegno sulla Povertà, organizzato dalla Federazione per il Sociale e la Sanità nel mese di settembre 2020, è stato presentato del materiale statistico che risale agli anni 2007-2010. "I dati statistici - osservano - sono utili per misurare e descrivere un fenomeno perché la conoscenza è un presupposto dell’azione. Per fotografare la situazione di povertà dal punto di vista del reddito delle famiglie e della capacità di procurarsi beni necessari e vitali, è indispensabile effettuare un’analisi statistica ad hoc, utilizzando indicatori e strumenti di altre indagini a livello europeo e indicatori della povertà sanitaria. La Pandemia Covid 19 è un fattore che incide e inciderà profondamente sul rischio povertà delle famiglie e dei lavoratori, soprattutto coloro che hanno un’attività in proprio o perde il lavoro".
Come si è visto il fenomeno della povertà sanitaria, e cioè la difficoltà di accesso alle cure per le persone in difficoltà, colpisce in modo severo anche la città di Bolzano . La raccolta di farmaci in eccesso da destinare alle diverse realtà che operano in prima linea nell’assistenza agli indigenti è quindi un’attività decisiva per il contrasto del fenomeno. Con la “Dimora della Salute” l’associazione Volontarius è impegnata già da alcuni anni nel contrasto alla povertà sanitaria per consentire alle persone in difficoltà di accedere alle cure mediche tramite i servizi della Farmacia solidale e dell’Ambulatorio mobile.
Dal 2014 la “Farmacia solidale” messa in piedi dall’associazione – come si legge nel report dell’Osservatorio per le politiche sociali della qualità della vita - raccoglie e distribuisce farmaci a enti e associazioni che assistono persone indigenti di Bolzano e dintorni. Fra i beneficiari ci sono servizi interni di Volontarius e River Equipe (strutture di accoglienza, servizi per senza dimora, lo stesso Ambulatorio Mobile fa parte di questo progetto) i distretti sociali dell’Azienda Servizi Sociali di Bolzano, il Centro di Ascolto Don Bosco di Caritas, il Centro di Aiuto alla Vita di Bolzano, il Gruppo Missionario di Merano, Oxfam, Opera San Francesco di Milano, Associazione Cristiani Evangelici Bolzano e altri ancora. Insomma, la raccolta
I medicinali gestiti dalla Farmacia provengono dalla Giornata di Raccolta del Farmaco organizzata ogni anno dal Banco Farmaceutico e da donazioni di privati. I farmaci donati da privati, spiega l’Osservatorio del Comune, vengono preventivamente controllati da personale medico o farmacisti. Per la gestione della farmacia viene utilizzato un software gestionale sviluppato ad hoc da un volontario con la supervisione di un farmacista. La Farmacia solidale ha la sede in Piazza Mazzini 18 a Bolzano all’interno dell’Emporio Solidale di Volontarius onlus che ospita anche i “Cacciatori di Briciole”, i volontari che ogni giorno raccolgono alimentari donati. La Farmacia solidale non è aperta al pubblico, i farmaci vengono distribuiti solo su richiesta degli enti che hanno in carico i destinatari finali. Alcuni farmaci vengono donati ad organizzazioni solidali che operano all’estero, ad esempio in Venezuela e nel Burkina Faso.
Parte dei farmaci registrati – è scritto nel report - è stata donata da ambulatori medici, da farmacie private (non appartenenti al Banco Farmaceutico) oppure da distribuzioni dirette come per esempio dalla farmacia ospedaliera. “Solo il 31% proviene dal Banco farmaceutico e, infatti, uno degli obiettivi per il 2020 è proprio il rafforzamento della collaborazione con il Banco farmaceutico stesso”, hanno spiegato i vertici di Volontarius alle ricercatrici del Comune.
Come si vede dal grafico il 50% dei farmaci, è stato donato ad altre organizzazioni o associazioni italiane o mondiali (paesi africani o americhe latine), il 36% al Servizio “Ambulatorio mobile” e il 14%, include altri progetti dell’Associazione Volontarius, della Cooperativa Sociale River Equipe, i Distretti Sociali, e gli altri enti beneficiari. Tra i farmaci maggiormente distribuiti vi sono quelli per combattere tosse, faringite, febbre, traumi artro-muscolari, disturbi dermatologici, mal di testa, disturbi gastrointestinali, disturbi oculari, sindromi allergiche, disturbi odontoiatrici ma anche medicazioni e bendaggi.
Come ha spiegato Martina Felder, medico volontario nella Farmacia solidale e nell’Ambulatorio mobile dell’Associazione Volontarius, intervistata dalle ricercatrici, “i farmaci “da banco”, senza obbligo di ricetta e non rimborsati dal SSN (ad esempio antinfluenzali, antinfiammatori, preparati per la tosse, antibiotici e antimicotici topici, farmaci per disturbi gastrointestinali ecc.), arrivano dalle donazioni dei cittadini in occasione della Giornata nazionale della raccolta del farmaco che si tiene ogni anno a febbraio, organizzata dal Banco Farmaceutico Onlus. Il Banco Farmaceutico, con l’aiuto dei volontari, distribuisce i farmaci raccolti agli enti caritativi della provincia”. La possibilità di riutilizzare farmaci validi inutilizzati da parte di organizzazioni ONLUS impegnate nell’attività assistenziale, continua Felder, era già stata introdotta da Direttive Europee del 2001 e 2003. Dalle statistiche di Volontarius si evince che le persone assistite sono soprattutto persone con background migratorio. Gli altri chi sono? “La maggioranza delle persone assistite – spiega Felder - sono migranti per i quali l’accesso ai servizi sanitari è difficile o addirittura impossibile. Tuttavia, ci sono anche cittadini italiani indigenti che hanno la residenza in un’altra regione, spesso al Sud e che non hanno un medico di base da noi. Queste persone spesso hanno patologie croniche, ma hanno diritto solo a prestazioni urgenti e le patologie croniche non rientrano nell’urgenza. Queste persone si rivolgono regolarmente all’ambulatorio mobile sia per essere visitate che per ricevere i farmaci per le loro patologie. Inoltre, ci sono anche persone indigenti provenienti da paesi Europei che hanno perso il lavoro, ad esempio come ex badanti e che sono diventate senza fissa dimora”.