Lavoratrici discriminate: nuovo modello necessario
“Le donne risultano discriminate sul posto di lavoro non per la cattiveria degli uomini, ma perché non abbiamo ancora modelli adeguati, e ci si basa molto sul tempo passato sul posto di lavoro”.
La consigliera di parità, in carica da luglio 2014, è punto di riferimento per qualsiasi discriminazione, diretta o indiretta, nell'ambiente di lavoro fondata sul sesso ed è rappresentante legale delle lavoratrici e dei lavoratori discriminati in giudizio o nelle controversie di lavoro.
Nella sua relazione in Consiglio provinciale Morandini ha confermato che uno dei temi più di frequenti nei 104 casi e nei 200 colloqui trattati nel 2014 è stato quello del mobbing e cioè della discriminazione multipla sul posto di lavoro e per un tempo prolungato. Morandini in merito ha fatto l’esempio chiave delle donne dequalificate dopo il rientro dalla maternità obbligatoria. Ma la consigliera di parità in merito ha ricordato che non sono mancati anche casi paralleli di uomini penalizzati per essere andato in congedo di paternità.
Nei suoi primi 6 mesi di attività Morandini si è anche occupata di singole azioni discriminatorie e ha anche fornito informazioni su un ampio ventagli di problematiche. Tra queste in particolare: diritti legati a maternità e paternità, uso della violenza sul posto di lavoro, mancata osservanza delle norme in materia di tutela della salute, impugnazione di licenziamenti motivati da fattori discriminatori. Nei servizi offerti non sono mancate anche informazioni generali su possibili offerte di aiuto e istituzioni, diritto allo studio e licenziamenti.
Molto interessanti nel rapporto di Morandi sono risultati i dati sulla situazione occupazionale di donne e uomini in Alto Adige nelle aziende con più di 100 dipendenti. La ricerca condotta con la collaborazione di IPL ha permesso di evidenziare che le donne sono ancora poco presenti nei posti dirigenziali, ma molto di più nei part-time e nei rapporti di lavoro precari. Purtroppo i dati hanno anche permesso di evidenziare che ancora oggi il gruppo più discriminato è quello delle madri, cui seguono le donne ultracinquantenni.
La consigliera di parità Morandini ha concluso il suo intervento in Consiglio Provinciale lamentando un budget a disposizione largamente insufficiente per affrontare il lavoro necessario.
Dopo aver ricordato di aver risposto nel 2015 anche ad un 15% di richieste provenienti da parte di uomini ed aver erogato anche 11 consulenze a persone non colpite da discriminazione di genere ma origine, religione o orientamento sessuale, Morandini ha lanciato un appello.
“Ci sarebbe bisogno di una norma provinciale sul tema delle discriminazioni sul posto di lavoro” ha detto Morandini, facendo riferimento alla Provincia di Trento che invece ha già provveduto in questo senso.
Morandini ha concluso chiedendo un’integrazione del suo ufficio dal punto di vista del personale, e la realizzazione di un centro unico di riferimento per le discriminazioni, al posto di 4 Difese diverse.