Umwelt | TORBIERE E ALTRO

ATTENDISMO

AREE COLTIVATE E INDUSTRIALI
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Foto: Di Valerio Riccardo

Le immagini relative alla zona artigianale di S.Giacomo – Pineta sono state inviate al vicesindaco Seppi, al giornalista Canali, al consigliere Zanvettor e ad un responsabile della forestale e biotopi.

Il primo gruppo riguarda la cava di torba di San Giacomo dove sono ripresi i lavori di scavo.

L'assessore Vettorato è comparso al TG regionale domenica scorsa per ribadire che la provincia non ha legiferato riguardo all'estrazione di torba e ha concesso nuovo terreno per l'estrazione in quel di Salorno.

L'aspetto positivo della questione è che i proprietari volevano disporre di un terreno maggiore rispetto a quello che gli è stato concesso.

Ma qui funziona come nei contributi chiedo di più sperando che mi diano quello che mi serve.

I contadini si lamentano non tanto per la torbiera che va scomparendo ma per l'ulteriore traffico di mezzi pesanti nelle campagne intorno.

La cronista “ ecologa” sottolinea che togliere la torba implica bonificare il terreno ed evitare l'insorgenza di polle d'acqua in corrispondenza delle piene dell'Adige.

In realtà bisognerebbe alzare il livello di tutta la campagna circostante che la bonifica non porta a nulla anzi mentre la torba agisce da spugna il terreno non lo fa.

Aspettando che la provincia legiferi vi ricordo quanto segue riguardo a San Giacomo:

La zona in questione è piccola ma domani il proprietari lì vicino chiederanno la stessa cosa che " i pomarI "  più a Nord soffrono parimenti.

Contiguo c'è il biotopo che biotopo non è.....C'è non c'è? Chi lo sa?

Serve? Si taglia il canneto del laghetto oppure no? Che altrimenti " si stofega " ?

Le acque dello stagno sono pericolosamente contigue a quelle dello scavo....

Chiederei quindi a nome dei pesci ivi presenti un controllo periodico di cosa sta succedendo.

Le immondizie sono l'altro problema non risolto.....serve una rete alta due metri che altrimenti chi parcheggia lì accanto la svuota direttamente nel canale teoricamente pulito e filtrato proveniente dal biotopo di cui sopra.

Le altre foto riguardano la zona industriale contigua.

Mi riferiscono che l'area della Petrovilla è in abbandono da non so quanti anni.

Oltre all'aspetto economico per cui la provincia ha dato del terreno a poco prezzo e dei contributi forse a fondo perduto a una ditta presumo fallita, c'è da capire cosa si nasconde nel sottosuolo.

Le cisterne di idrocarburi sono vuote? Quanto resistono?

La ditta e i suoi eredi può disporre per sempre di un terreno inutilizzato e dedicato ad uno scopo prettamente industriale e si spera con ritorni anche nell'occupazione?

Vi giro queste domande e osservazioni.

Di Valerio Riccardo