Il Busoni mattutino in salsa cinese
Premessa: il Concorso Busoni è, sempre, una meraviglia, perché vedere giovani pianisti prodigiosamente bravi da ogni parte del mondo è un’occasione fantastica di apprezzare la musica e la dedizione che ancora ispira a migliaia di ragazze e ragazzi in ogni parte della terra.
Visto che appartengo alla tribù dei fedelissimi del Concorso Busoni (spettatore non specialista da quasi quarant’anni, da quando ci si commuoveva per il romantico ed eccentrico russo-tedesco Igor Kamenz che ci ha provato e riprovato e l’ha sfiorato ma il primo premio non gliel’hanno mai dato), convinto che il Busoni sia bellissimo, una benedizione per Bolzano, un orgoglio di Bolzano, un Bozen Best, si potrà dire che l’edizione (bellissima, di altissimo livello come ha scritto qui su Salto.bz Emilia Campagna) di quest’anno è stata un filo troppo CBO?
CBO: China Business Oriented.
Allora, ieri domenica 3 settembre 2023 finalissima anticipata per la prima volta alle 10 di mattina per poter essere comodamente televista nel pomeriggio a Pechino.
Conseguenze collaterali:
spettatori con bambini piccolissimi, accuditi premurosamente, distraendo sensibilmente gli spettatori collaterali; il brillante direttore conduttore PP Kainrath che si produce in saluti trilingui con gustosi sfasamenti da fuso orario: ci diceva “guten Abend” e “buon pomeriggio”, a noi che ci eravamo alzati quasi all’alba e anche ai genitori dei tre finalisti collegati in streaming dalla notte nordamericana; un’esagerazione di ringraziamenti e saluti videoregistrati da Pechino, ad allungare il brodo della cerimonia: l’ambasciatore italiano nella Repubblica popolare e gli studenti di ben quattro università (Shanghai, Shenzhen, Guangzhou, Guanxi) ove era prevista la diretta del Concorso (con grida di giubilo in mandarino non tradotto); la necessità di riequilibrare in senso patriottico e nazionale il Premio, con le tre Maserati in piazza davanti al teatro, per motivi di sponsorizzazione, con la scusa che ad Arturo Benedetti Michelangeli piaceva un sacco la velocità motorizzata.
Con un simile impianto da “via della seta bolzanina”, giustificata da Kainrath come risarcimento della lunga astinenza cinese causa Covid e peraltro in controtendenza con il ministero degli esteri (che ha fatto dietrofront a livello governativo), evviva la comprovata indipendenza di giudizio della giuria internazionale presieduta da Ingrid Fliter, che ha relegato i tre finalisti cinesi (seppure europeizzati pure loro) al quarto, quinto e sesto posto in classifica.
E che dire della doverosa solidarietà all’Ucraina aggredita dalla Federazione russa? È diventata un generico appello alla pace, confinato negli schermi del foyer: forse anche per non disturbare né i russi (vincenti quest’anno con il fascinoso Arsenii Mun, peraltro residente a New York come il numero due Ratinov) né i cinesi?
Caramaschi, casual ed entusiasta as usual, ha controbilanciato la cinesità del tutto con un intervento monolingue in fascia tricolore: ma il sapore di una cerimonia da fiera campionaria formato export, più che di una solenne premiazione del glorioso, europeo, vecchio Busoni, è rimasto in bocca e negli occhi, dopo quel tripudio di videocineserie, ieri mattina al Teatro comunale di Bolzano.