Venezia tridentina
Foto: Venezia tridentina
Gesellschaft | trentexpress

La rincorsa demografica

Sudtirolo-Trentino: un confronto statistico su 50 anni di autonomia speciale. Perchè la demografia dovrebbe sempre fare rima con la democrazia.

C’è il pil pro capite, è ovvio, che certifica il successo dell’autonomia provinciale dell’Alto Adige/Südtirol, che compie 50 anni, in confronto ai cugini del Trentino: 44.510 euro a 36.893 (Bankitalia, dati 2020), il 20% in più, anche in virtù di una ben maggiore propensione all’export: 5.765 milioni contro i 4.403 del Trentino, nel 2021.
Ma c’è anche la demografia, arma politica potente (basti pensare all’espansionismo razzista di Putin in Ucraina) misura del successo e della forza di un territorio.
I confronti di solito si fanno nei tempi stretti e ravvicinati, ricalcati sulla durata delle legislature e dei leader politici.
L’ultimo rapporto dell’Astat, per esempio, rimarca con malcelato orgoglio: la provincia di Bolzano è l’unica in Italia con saldo naturale positivo (1,6). Quassù, insomma, alla faccia del Covid, si nasce più di quanto si muoia, e questo è un indubbio indice di “salute” del territorio.
Ma mentre si celebra il 50° della seconda autonomia, quella bipolare delle due Province autonome, può essere interessante andare a vedere le dinamiche delle due popolazioni dal 1972 ad oggi.

 

salto.bz è andato a rispolverare mezzo secolo di dati (Istat, Ispat, Astat) e il risultato conferma la superiore performance demografica della provincia di Bolzano rispetto a quella di Trento, anche se la provincia meridionale resta, per ora, in testa.
Nel 1972 il Trentino aveva una popolazione superiore di 13mila unità e oggi il vantaggio si è ridotto a meno di 7mila.
417.571 i residenti in provincia di Bolzano cinquant’anni fa, che a inizio 2022 sono diventati 535.774, con un balzo di 118.203 nuovi abitanti in mezzo secolo, pari a un incremento del 28,3%.
Nello stesso arco di tempo, il Trentino cresce di 111.477 residenti, toccando quota 542.158 abitanti, corrispondente a un aumento del 26%. Dunque, entrambe le Province hanno sostanzialmente incrementato di un quarto la loro popolazione nel periodo delle autonomie speciali ma la dinamica del Sudtirolo è stata superiore.
E proprio al 1972 risale il livello record del tasso di crescita naturale della popolazione della provincia di Bolzano: uno straordinario 9,3 per mille, rispetto ai 3,7 del Trentino, battuto anche da Lombardia (5,7) e Veneto (6,6).
Poi l’anomala “vitalità” della popolazione della provincia di Bolzano si è ridimensionata ma restando sempre in testa ai confronti italiani, fino al 2,4 di dieci anni fa, quasi tre volte lo 0,9 del Trentino, con le regioni confinanti ormai in territorio negativo: -0,2 la Lombardia, -0,5 il Veneto.

 

Volendo buttarla in politica, si può sottolineare che il decennio più brillante dal punto di vista demografico è stato sia per Bolzano sia per Trento quello che va dal 2002 al 2012: +9,2% in Sudtirolo, +9,8% in Trentino, e che tali decenni coincidono in Trentino con tre giunte a guida del post Dc inventore della Margherita, il cosiddetto Lorenzo “il Magnifico” Dellai (da febbraio 1999 a dicembre 2012), in Alto Adige/Südtirol con le ultime tre delle cinque legislature di Kaiser Luis Durnwalder. Principe e imperatore sono stati dunque demograficamente fecondi, quando i rispettivi partiti erano ancora forti.
Anche per quanto riguarda l’età media della popolazione, la provincia di Bolzano è messa meglio di quella di Trento, di un paio d’anni. 43,3 l’età media degli altoatesini/sudtirolesi, 45,2 quella dei trentini, comunque inferiore alla media nazionale di 46,2.
Venendo all’ultima tendenza statisticamente rilevata (movimento popolazione anno 2021), la provincia di Bolzano ha saputo contrastare con la natalità l’aumento della mortalità dovuta al Covid: 9,7 a 9,4 per mille abitanti, con una variazione positiva dell’1,6 grazie al saldo migratorio, mentre il Trentino ha registrato una stasi, con un -2,4 di saldo naturale (10,1 di tasso di mortalità contro 7,7 di natalità) compensato da un +2,4 di immigrazione nella provincia. Il vicino Tirolo, va osservato, resta un altro pianeta anche rispetto all’Alto Adige/Südtirol: +1,7 di saldo naturale, +5,2 di aumento complessivo.

 

Patriottica per definizione, quando non diventa nazionalista, 95 anni fa la demografia aveva tutt’altri toni. Sfoglio il bellissimo volume illustrato di Germano Poli “Venezia Tridentina”, pubblicato dalla Utet di Torino nel 1927, sesto anno dell’era fascista.
L’autore liquida come “discussioni accademiche” le rivendicazioni dei cugini del sud di un Trentino geopolitico che così sia chiamato fin su al Brennero, e pronostica un grande futuro al nome di Venezia Tridentina “per indicare quella regione d’Italia fra il passo di Rezia, del Brennero e di Dobbiaco al Caffaro e al lago di Garda”. “Coerentemente”, non gli fa certo problema che i sudtirolesi di lingua tedesca (che lui chiama abitanti settentrionali della Venezia tridentina) vengano “italianizzati” dal regime di Mussolini: l’importante è strappare al “teutonismo” la Venezia tridentina fino al Brennero e ribadire che questi confini sono le “Termopili” d’Italia, baluardo antigermanico. E allora, nella stessa pagina, ci sono le foto di un “tipo avelignese” e di malgari giudicariesi, e un giudizio per così dire “interetnico” (con tanto di citazione in tedesco!) sulla gente di montagna: “La maestà, imponenza e stabilità della montagna educano il montanaro al carattere serio, fermo e deciso fino alla testardaggine. La lotta giornaliera con la natura avara, rude e selvaggia rinforza le sue membra e ne rende lenti i movimenti. Un proverbio tedesco suona: - Langsam die Bergleute – i montanari si muovono lenti…  Il silenzio dei monti, la vita monotona dei lunghi mesi invernali lo fanno pensieroso, riflessivo, parco di parole e impacciato nell’esprimersi, rispettoso, povero di espressioni e di figure, ma indurito alle fatiche e instancabile”.

La demografia dovrebbe sempre fare rima con la democrazia

Secondo le statistiche riportate nel volume sulla Venezia tridentina tra Brennero e Garda, nel 1926 le due province di Trento e Bolzano contavano rispettivamente 410mila e 237mila abitanti. La predominanza trentina era misurata dunque in un pesante (e probabilmente sovrastimato) 72% che oggi è crollato al +1,2% e dunque a un sostanziale pareggio demografico, con la provincia di Bolzano che è a un passo dal raggiungere il Trentino. Cinquant’anni di autonomia speciale hanno riequilibrato i conti del precedente mezzo secolo di italianità forzata.
Si sarà notato che questo articolo per salto.bz salta a pié pari la composizione “etnica” registrata dai censimenti in provincia di Bolzano. Bello pensare che oggi, cent’anni dopo la marcia fascista su Roma e nel presagio di un altro fosco Ventidue, si possa pensare il mezzo milione abbondante di residenti in provincia di Bolzano come altoatesini/sudtirolesi a prescindere dalla lingua che parlano. Perché la demografia dovrebbe sempre fare rima con la democrazia.