Gesellschaft | La strage di Lampedusa

Langone e Casale: argomenti a confronto

L'ennesima tragedia e l'opinione pubblica si divide. Due articoli a confronto e una poesia di Nina Sadeghi.

L’Italia è il paese delle grandi tragedie e delle grandi polemiche. Polemiche che purtroppo sono spesso parte di grandi tragedie, quindi non loro mera appendice, ma elemento costitutivo, ancorché ovviamente minoritario nel quadro presente degli eventi. Quello che è accaduto due notti fa a Lampedusa, e la scia di commenti, spesso sbrindellati, che ne è seguita, confermano la regola. Tra le tante parole spese, abbiamo selezionato due contributi, di tenore opposto, che possono e devono farci riflettere. Il primo, scritto dal giornalista Camillo Langone, offende e indigna per la superficialità della quale è espressione. Ma va letto, anche se fa male, perché dà voce a una larga fetta dell’opinione pubblica, macerata da sentimenti di razzismo e rancore. Il secondo, di Enrico Casale, cerca di rispondere a un simile delirio ponendo sotto i nostri occhi motivazioni e circostanze effettive.

Più oltre, c'è il linguaggio della poesia, nella parole dell'iraniana bolzanina Nina Sadeghi, certamente migliore per recuperare il senso della compassione alla quale dobbiamo riferirci se vogliamo continuare a ritenerci umani.

Il mare sputa 
Speranze morte
Cadaveri disprezzati
Sulle rocce
Fredde di una terra
Che io non riconosco 
La luna forse
Può testimoniare 
Il pianto del bambino
In balia delle onde
Del suo destino?
Nel cielo
le stelle sono morte
E l'abbraccio caldo
Della madre 
Ha cantato 
L'ultima canzone
Ora
La regola di vivere
È la morte 
Dei corpi fragili
E stanchi
E l ' immagine 
Dell' ultimo sorriso 
Del bambino 
È nel sole di domani