Il futuro all'orizzonte
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Lo scorso ottobre zebra. ha festeggiato i suoi primi dieci anni. A traghettare il progetto editoriale e sociale dell’OEW-Organisation für Eine solidarische Welt verso questo prestigioso traguardo, ha contribuito Samia Kaffouf, redattrice del giornale di strada.
SALTO: Puoi tracciare un bilancio di questi primi quattro mesi al timone di zebra.?
Samia Kaffouf: È stato un periodo molto intenso. Matthias (redattore di zebra. dallo scorso agosto, ndr) e io abbiamo iniziato la nostra esperienza in un periodo clou del progetto, tra la preparazione del numero 100 e la festa per i dieci anni di zebra. Partendo praticamente da zero in questo nuovo lavoro, per me è stata una sfida stimolante. In questo primo periodo è stato fondamentale il lavoro di rete con i volontari, i collaboratori freelance e tutto il team dell’OEW. Questo aspetto corale probabilmente si riflette anche nei “nostri” primi numeri. Insomma, sicuramente tanta responsabilità, ma fino a qui tutto bene, come ci confermano i numerosi riscontri positivi ricevuti.
Qual è stato il percorso che ti ha portato al lavoro di redattrice?
Dopo aver terminato il liceo linguistico a Cles, dove sono cresciuta, mi attiravano diversi corsi di studio, da Psicologia a Biologia, ma la scelta è ricaduta su Scienze della Comunicazione, perché ritenevo che questo percorso mi avrebbe permesso di esplorare ambiti e discipline diverse. Nel 2021, poi, tramite un tirocinio curricolare, sono entrata in contatto con l’OEW e zebra., con cui ho iniziato a collaborare. Terminato lo stage ho continuato a contribuire con alcuni articoli e nella gestione dei canali social come volontaria. Due anni più tardi sono stata assunta dall’OEW per la posizione di Fundraising e Comunicazione e dalla scorsa estate sono passata a occuparmi della redazione del giornale di strada.
Come hai reagito quando ti è stato proposto il passaggio a zebra.?
Stefanie Unterthiner, all’epoca direttrice dell’OEW, mi ha offerto la posizione dopo essersi consultata con il direttivo dell’organizzazione. C’era una certa urgenza e, visto che conoscevo già abbastanza bene il progetto, credo che il direttivo abbia voluto optare per una soluzione che garantisse una certa continuità. Mi sono presa alcuni giorni per decidere e ho stilato la classica lista dei “pro” e “contro”. A vincere sono stati i primi: la consapevolezza che prima o poi mi sarei voluta mettere alla prova in ambito giornalistico, la possibilità di “creare” una rivista e l’obiettivo sociale, ovvero l’opportunità di poter sostenere attraverso il mio lavoro circa sessanta persone in situazioni di vita difficili. Queste sono state le maggiori motivazioni che mi hanno fatto dire di sì.
L’esperienza nell’ambito del fundraising ti è stata utile?
Sì, venivo da un periodo un po’ complicato, in cui mi ero chiusa. Quindi, dovendo essere molto proattiva con i potenziali clienti e donatori, da un lato mi ha fatto uscire dalla mia zona di confort e dall’altro ho imparato a presentare un progetto in modo concreto e coinvolgente. Ora non devo più inseguire gli sponsor ma le notizie e i partner per le interviste, quindi continuo a sviluppare ulteriormente queste skills.
“zebra. è il risultato dell’incontro di idee e competenze diverse.”
Puoi illustrare il processo che porta dall’idea al prodotto finito?
È un percorso che dura più di un mese e coinvolge redazione, volontari, freelance e, in parte, il team dell’OEW. Le tematiche delle edizioni mensili vengono stabilite a inizio anno, mantenendo ovviamente un certo grado di flessibilità. Lo scambio e il confronto tra me e Matthias ci consente di individuare poi degli argomenti specifici che si rifanno al tema principale. Parallelamente volontari e freelance ci inviano le loro proposte. Sta a noi poi valutare le diverse idee, capire cosa è possibile declinare nelle nostre rubriche. Per esempio, l’edizione di dicembre ruota intorno al “tempo” e, tra le altre cose, propone un dialogo in cui due persone anziane e due bambini si confrontano sullo scorrere della vita, un’intervista “in numeri” all’orologiaio Hannes Peintner, uno sguardo al sociale con un approfondimento relativo all’attesa che i richiedenti protezione internazionale devono sopportare prima di arrivare al tanto agognato documento. Una volta assegnati gli articoli e stilato l’indice, Matthias e io ci dedichiamo alla parte di ricerca e scrittura dei nostri pezzi e di editing di quelli dei volontari. A questo segue la fase di grafica e impaginazione. Insomma, ogni edizione di zebra. è il risultato dello sforzo di teste e competenze diverse. Sta a me e a Matthias “cucinare” il tutto.
Un ruolo importante lo svolge quindi anche la vostra grafica, che avete presentato al pubblico nella rubrica “Zahlen, bitte!” del numero 100.
Assolutamente sì, Petra Schwienbacher fa un lavoro preziosissimo e, soprattutto in questi primi mesi, ci è stata di grande aiuto per chiarire alcuni aspetti dell’impaginazione che non conoscevamo ancora bene e assecondando le nostre proposte per piccole modifiche, anche in vista di un prossimo rilancio grafico della rivista. È una fortuna poter contare su una persona paziente, flessibile e aperta ai cambiamenti come lei.
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Quali sensazioni si provano alla consegna delle riviste fresche di stampa?
Per l’edizione 100 grande emozione e soddisfazione. Era il mio primo numero, aveva una veste grafica particolare e la responsabilità era tanta. È stato bello toccare con mano la carta dalla grammatura più grossa, vedere realizzati i tanti piccoli dettagli grafici su cui avevamo investito parecchio tempo ed energie. Con le edizioni successive, invece, credo di essermi calata appieno nel ruolo e non riesco a non avere uno sguardo critico. Penso, per esempio, a cosa avrei potuto fare meglio, a come avrei potuto impostare diversamente alcuni articoli.
Quale ritieni potrà essere, in prospettiva, il tuo maggiore contributo a zebra.?
Lo sto ancora scoprendo. Penso che, data anche la nostra età, Matthias e io potremo aprire la rivista a un pubblico più giovane. Intanto sono felice di aver raggiunto il mio primo micro-obiettivo: traghettare zebra. al 2025.
“zebra. approfondisce temi con sguardo critico e costruttivo unico.”
zebra. è un progetto ben radicato sul territorio. C’è però un messaggio che secondo te ancora non è arrivato al pubblico?
Qualche settimana fa un giornale locale ha voluto fare un’intervista con un venditore. Per me è stata l’occasione per osservare per la prima volta a lungo la dinamica di vendita. Una coppia di passanti si è fermata e ha lasciato una “mancia”. Ecco, questo mi disturba, perché è un gesto che seppur fatto in buonafede reputo una mancanza di rispetto. Chi vende un giornale di strada offre un prodotto, come fosse un’edicola itinerante, quindi se qualcuno propone un giornale o lo si compra anche solo per sostenere la persona rispettando il suo ruolo e la sua attività oppure non lo si compra affatto.
È vero che l’acquisto di zebra. è per molti un gesto di solidarietà verso chi lo vende, però perché è importante anche leggere la rivista?
Comprando zebra. si fa un gesto importante per sostenere i venditori e le venditrici. Leggendolo si fa il passo successivo e ci si arricchisce, perché approfondiamo temi con uno sguardo critico e costruttivo unico, che altrove non si trova. Non ci sono tante redazioni così aperte ed eterogenee per età, prospettive ed esperienze, in grado di vedere una determinata tematica da angolazioni molto diverse. E poi zebra. è una piattaforma che tra le sue pagine dà voce anche a persone che stanno iniziando il loro percorso professionale. Per esempio, le cover grafiche di questi anni sono opera di giovani designer, il cui talento merita spazio e riconoscimento economico. Inoltre, zebra. è l’unica pubblicazione cartacea bilingue, quindi acquistandolo in un certo senso si fa una scelta per quello che crediamo dovrebbe essere l’Alto Adige.
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Pubblicare un giornale cartaceo è una sfida nel 2024 visto che si legge sempre meno e molti privilegiano il digitale?
Io stessa leggo più contenuti in digitale, ma quando acquisto un prodotto cartaceo mi prendo tutto il tempo, metto via il telefono o altri dispositivi elettronici e mi tuffo nelle sue pagine. Questo il digitale non sempre te lo permette. Quindi credo che fermarsi per strada, interagire con la persona che vende il prodotto, poi leggere la rivista a casa, in treno o al bar sia un invito a fermarsi e prendersi il tempo, un atto quasi rivoluzionario.
Pensi che in futuro zebra. svilupperà anche dei contenuti digitali?
Un passo verso il digitale lo vorremmo fare, se le risorse ce lo consentiranno. Bisognerà trovare un compromesso per far coesistere le due “anime” e far sì che la dimensione digitale sia complementare al cartaceo e non vada a sostituirla. Però siamo un giornale di strada ed è questo l’elemento cardine del progetto.
A oggi c’è un’intervista che ti è rimasta nel cuore?
Senza dubbio quella con Christian Coviello, un educatore e artista di Bressanone, realizzata come volontaria l’anno scorso. È stato il mio primo articolo lungo, un portrait di tre pagine. Ci siamo incontrati a casa sua, era presente la sua famiglia e Christian si è fidato al cento per cento, aprendosi e raccontando esperienze molto personali e profonde. Un pomeriggio che non dimenticherò.
Quali sono, invece, le storie che non vedi l’ora di scrivere?
Da quando ho iniziato questo lavoro noto che ho sempre le “antenne dritte” e appena leggo qualcosa o sento una notizia me la appunto, perché potrebbe essere un argomento da sviluppare per zebra. Non mi vengono in mente argomenti specifici, ma in generale posso dire che la parte che più mi affascina di questo lavoro è la possibilità di "raccontare" le persone. Sedermi di fronte a una persona e notare come, lentamente e attraverso il dialogo, questa si apra e mi accolga senza riverse nel suo mondo è un momento quasi magico.
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La festa
Per celebrare il decimo anniversario del progetto editoriale e sociale dell'OEW-Organisation für Eine solidarische Welt, il team di zebra. organizza una festa che avrà luogo il 7 dicembre, dalle ore 11:00 alle 17:00, presso la Goethe Haus di Bolzano. Il party sarà aperto a tutta la cittadinanza, per festeggiare questo traguardo con un momento conviviale fatto di condivisione, sguardi al passato e al futuro del progetto ma, soprattutto, tanto divertimento! Allo “zebra.Party” sono previste musica dal vivo con artisti e band locali, attività interattive per grandi e piccini e un banchetto con stuzzichini e bevande per tutti.