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“La bellezza salverà il mondo”

Nell’ambito della stagione Haydn, il prossimo 9 novembre suonerà a Bolzano la violoncellista e star internazionale Camille Thomas. Bacchetta impugnata da Nil Venditti.
Camille Thomas
Foto: Ben Russell

Nell’ambito della stagione sinfonica dell’orchestra Haydn, il prossimo 9 novembre suonerà la violoncellista Camille Thomas (Auditorium Haydn, ore 20; concerti anche a Trento, il 10, e Brunico, l'11 novembre). Interpreterà il ruolo protagonista di “Never give up”, il Concerto per violoncello e orchestra composto da Fazil Say quale risposta agli attacchi terroristici di Parigi e Istanbul. La direzione dell'orchestra è affidata alla perugina Nil Venditti. Abbiamo chiesto a Camille Thomas dei suoi esordi, del suo magnifico strumento che oggi suona e di quello sul quale si è formata, della composizione che interpreterà, del potere delle musica.

salto.bz: Camille Thomas, lei ha iniziato a suonare all’età di 4 anni. A 16 ha vinto il suo primo importante concorso, a Parigi, la sua città natale.  Da ragazzina, quando i suoi coetanei giocavano, non le pesava dedicare tanto tempo allo strumento?

Camille Thomas: Fin da piccola ero stata affascinata dalla musica che in casa mia madre suonava al pianoforte. Io le giravo attorno, cantando e danzando. Un giorno chiesi di poter suonare uno strumento, e i miei genitori mi fecero ascoltare registrazioni di strumenti differenti, per poter scegliere quale strumento imparare. E’ quello il mio primo ricordo del suono del violoncello: quando lo sentii dissi: “Sì, questo è quello che io voglio fare”, e poi “io sono una violoncellista”. Avevo 4 anni, è stato tutto molto naturale.  Non ho ricordi della mia vita senza il violoncello. Imparare a suonare non è mai stato un lavoro, piuttosto è parte di me stessa, è come uno scopo esistenziale. Sento che devo dare tutto per cercare di trasmettere la bellezza e la forza della speranza che la musica contiene. A 10 anni naturalmente volevo giocare con i miei coetanei, e lo ho fatto, ma sentivo anche di avere una missione, il desiderio di suonare bene il violoncello, di migliorarmi. Ero contenta di poter suonare per gli altri, di dare piccoli concerti. La mia è stata un’infanzia felice, con la musica.

Io penso che la musica, e l’arte tutta, sono una risposta alla sofferenza, alle domande che non hanno risposta, a riguardo della vita, della morte, dell’amore, della condizione umana.

Lei oggi suona uno Stradivari del 1730, il De Munck - ex Feuermann, proprietà della Nippon Music Foundation. Ci può raccontare delle peculiarità di questo strumento?

Ho la grande gioia e onore di suonare uno tra gli strumenti più belli al mondo. Ogni giorno, quando apro la custodia dello strumento e inizio a suonare sento gratitudine e responsabilità. Mi emoziona pensare che l’opera di un uomo vissuto 300 anni fa è ancora viva e produce bellezza. Che uno strumento musicale possa essere un pezzo di eternità è per me un segno di speranza. Ha una storia affascinante, è stato suonato anche da Auguste Joseph Franchomme, uno tra i più intimi amici di Chopin. Suonarono molto assieme, e fu attraverso questo strumento che Chopin fu ispirato a comporre per il violoncello, la sua Sonata per violoncello e pianoforte è dedicata proprio a Franchomme. Parte della storia dello strumento è anche un episodio molto toccante. Quando Chopin stava molto male, chiese al suo amico di suonare per lui, e Franchomme eseguì il secondo e il terzo movimento della Sonata. Il giorno dopo Chopin morì. Nella sua lunga vita questo strumento ha incontrato tante  anime e tante persone, ed è un onore per me poter essere parte del percorso della sua storia.

A Bolzano lei suonerà  una composizione di Fazil Say, una musica ideata quale “risposta”  agli attacchi terroristici di Parigi e Istanbul. “Never give up” è stata scritta per lei, e la si può ascoltare nel suo CD Voice of Hope, inciso per  Deutsche Grammophon con la partnership di UNICEF. In che senso questa composizione è una ”risposta“ al terrorismo?

Io penso che la musica, e l’arte tutta, sono una risposta alla sofferenza, alle domande che non hanno risposta, a riguardo della vita, della morte, dell’amore, della condizione umana. La musica, talvolta, esprime l’inesprimibile. Ha a che fare con la spiritualità, con il nostro desiderio di  non essere semplicemente umani, ma di essere connessi con qualcosa di “altro”. Gli attacchi terroristici avevano scioccato Fazil Say, come hanno scioccato tutti coloro che hanno avuto la diretta esperienza che può esistere una “oscurità” potente. Il suo modo di superare il trauma è stato quello di comporre questo brano. Il messaggio della composizione è che non dobbiamo mai smettere di sperare, di aver fiducia nel genere umano, nella bellezza che vincerà sempre.

Lei ha detto: “Io credo fermamente che la musica ha il potere di aprire il cuore per far percepire tutto con più intensità”. Concorda con  Dostoevsky che “la bellezza salverà il mondo”?

La frase di Dostoevsky è un motto della mia vita. Ci sono due frasi che ripeto a me stessa e in cui credo fermamente:  “la bellezza salverà il mondo”  e ”non mollare mai”.

Prima di salire sul palco, preferisce concentrasi, semplicemente riposarsi, oppure chiacchierare con chi le è vicino?

Ho necessità di concentrami, perché una volta sul palco, non voglio più essere me stessa ma diventare la musica che suono. Così come un attore diventa il personaggio che interpreta. Sul palco mi identifico con la musica, e ogni nota è un’emozione, una storia, è la gioia e la felicità di condividere con il pubblico quanto è in me.

Conserva il suo primo violoncello?

Sì. E’ un violoncello che i miei genitori hanno comperato quando avevo 10 anni.  Allora ero già abbastanza alta per poter suonare un violoncello “quattro quarti”, ero la prima della mia classe che poteva suonare uno strumento così grande, e ne ero molto orgogliosa. E’ nella mia casa e penso che lo terrò sempre. Lo ho suonato fino ai 18 anni, con lui ho costruito il mio suono, la mia personalità. Anche se non ha un  grande valore economico, è una delle cose che ha maggior valore per il mio cuore.

I suoi prossimi progetti?

Essere di nuovo sul palco, dopo due anni senza pubblico. Mi è mancato molto. Quest’anno si celebra la possibilità di condividere nuovamente la musica con il pubblico dal vivo, di essere assieme. Inoltre, registrerò a breve un CD dedicato alla musica di Chopin e Franchomme.