Gesellschaft | lavoro domestico

Colf e badanti, irregolari il 56,7%

Il settore presenta la più alta percentuale di forza lavoro privata di qualsiasi tutela contrattuale. Sempre più radicata la presenza di personale non italiano.
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Foto: Simone Sensore / Sintesi

Sono 850 mila, secondo gli ultimi dati ufficiali forniti dall’Istat nel 2019, i lavoratori e le lavoratrici regolari impiegati nel settore domestico e della cura che sono stati censiti dall’Inps prima dell’avvento della pandemia. L’Osservatorio Nazionale sul Lavoro Domestico (DOMINA) ha però stimato che la forza lavoro impiegata potrebbe raggiungere picchi di oltre due milioni. Più della metà, il 56,7%, del personale impiegato verserebbe in stato di irregolarità, risultando quindi privo di qualsiasi forma di tutela lavorativa sindacale e andando ad intaccare lo stesso gettito fiscale, pari a 1,5 miliardi di euro, canalizzato verso le casse pubbliche che potrebbe ammontare fino a 3,6 miliardi.

Tale fenomeno comporta conseguenze negative anche in termini di sicurezza tanto dei lavoratori quanto dei familiari stessi, dal momento che i lavoratori senza contratto sono impossibilitati ad accedere alla rete di formazione e tutela che previsti invece quelli regolarmente assunti. 

Secondo il Rapporto DOMINA 2020, il processo di emersione dal lavoro nero messo in atto dalla cosiddetta sanatoria, potrebbe far crescere sensibilmente, fin sopra il milione, il numero di lavoratori domestici regolari considerando le 177 mila domande presentate ma, avvertono, senza un intervento strutturale questo non può essere considerato sufficiente. Ad essere necessarie, sostengono, sono nuove misure di sostegno rivolte alle famiglie allo scopo di ammortizzare i costi dovuti alla messa in regola del personale impiegato.

L’impatto della pandemia ha avuto e continua ad avere ripercussioni sul lavoro domestico. Al senso di disorientamento durante la prima fase è seguito un aumento considerevole della domanda di lavoratori domestici : ben 50 mila sono state le nuove assunzioni, il 60% in più rispetto l’anno precedente. Poco efficaci invece le misure di sostegno da parte dello Stato: per quanto riguarda l’indennità COVID presentate durante i mesi di aprile maggio, sono solo 220 mila quelle che hanno raggiunto i lavoratori e le lavoratrice regolari, un quarto del totale.

Il lavoro domestico si riconferma tra i più significativi dei settori in Italia, sia in termini di cifre che di impatto sociale. 
Nell’ultimo decennio le assistenti familiari sono aumentate costantemente: nel 2010 rappresentavano il 32% dei lavoratori domestici regolari in Italia, mentre nel 2019 questo valore ha raggiunto il 48% del valore totale.

In questo frangente, la componente femminile (89%) e proveniente dall’estero (70%) , soprattutto dall’Est Europa giocano un ruolo fondamentale, sebbene la situazione da regione a regione risulti alquanto sfaccettata. Solamente in tre regioni, Puglia, Molise e Sardegna, i lavoratori italiani sono la maggioranza del totale, con picchi dell’80% impiegati in Sardegna. Percentuali nettamente inferiori per coloro che vengono impiegati in territorio trentino e altoatesino, che arrivano al 28,3% del totale, in linea con la media nazionale che si attesta al 29,7%.