La profezia di Anton
Il 20 marzo del 1979, in un clima politico surriscaldato, davanti ad un Consiglio Provinciale che, a quattro mesi dalle elezioni non era riuscito ad esprimere una nuova Giunta, durante un dibattito sulle polemiche nate dal divieto delle autorità scolastiche di lingua tedesca di proseguire nella sperimentazione degli scambi tra studenti delle superiori dei due gruppi linguistici, l'Assessore alla scuola e cultura di lingua tedesca Anton Zelger pronunciava una frase che sarebbe diventata una sorta di totem attorno al quale si sarebbero aggrovigliate, nei mesi e negli anni successivi, tutte le furie polemiche sul tema del rapporto tra i gruppi in Alto Adige. A quarant'anni di distanza vale forse la pena di rievocare quei giorni e quei fatti.
Separarsi per capirsi
Si era votato il 19 novembre del 1978 per la seconda legislatura completa della nuova autonomia. La SVP aveva ottenuto 163.478 voti e 21 seggi, la DC 28.800 voti e 4 seggi. Notevole l'affermazione del PCI giunto al culmine della sua parabola elettorale con 18.776 voti e tre seggi. La grande novità di quella tornata elettorale era stata, come molti ricorderanno, la presenza della Neue Linke Nuova Sinistra che portava in Consiglio il suo leader Alexander Langer con 9.749 voti. Ottenevano un seggio anche i missini, i socialisti, i liberali e, tra le opposizioni di lingua tedesca, la SPS ( Partito Socialista del Sudtirolo) e il PDU ( Partito degli Indipendenti). Il voto era giunto al termine di una campagna elettorale dir poco infuocata (ne ho accennato tempo fa in un articolo su queste pagine), in gran parte incentrata sulle critiche ad un'autonomia basata sulla divisione se non sulla contrapposizione tra i gruppi linguistici. Un clima pesante che condizionava anche le trattative per la formazione di una nuova giunta provinciale, tanto che, a fine marzo, le intese tra la SVP e i suoi tradizionali alleati , DC e area laico-socialista, non erano ancora definite. Le vicende della politica locale andavano poi ad incastonarsi in un contesto più generale, non meno teso ed irrequieto. In coincidenza con le elezioni provinciali si erano fatti vivi, dopo un lungo silenzio, anche i signori del tritolo. Il 9 marzo, appena dieci giorni prima della seduta di consiglio della quale stiamo per narrare, una bomba aveva distrutto per la terza volta la tomba di Ettore Tolomei a Montagna. Qualche giorno prima il segretario della Junge Generation della SVP, Franz Pahl, si era incatenato alla cancellata del Monumento alla Vittoria per chiederne la demolizione. A livello nazionale, infine, dopo il varo, nella seconda metà degli anni 70, di alcune delle norme di attuazione di maggior rilievo del nuovo Statuto come quelle sulla proporzionale e il bilinguismo, il processo di elaborazione di altri provvedimenti, da parte delle Commissioni dei sei e dei dodici, iniziava a manifestare incertezze e rallentamenti.
È in questo clima che viene a cadere l'episodio che vede protagoniste alcune classi dei licei scientifici in lingua tedesca e italiana di Merano. Un progetto di scambio degli allievi viene bruscamente interrotto per l'intervento dell'Intendente tedesco David Kofler. La polemica divampa immediata e si trasferisce nell'aula del Consiglio. La discussione, dopo alcuni rinvii, viene fissata per la seduta convocata per lunedì 20 marzo 1978. Al mattino i consiglieri riapprovano una leggina, sempre in tema scolastico, rinviata nei mesi precedenti dal Governo. Quando la seduta riprende, alle 15 del pomeriggio, si comincia a parlare di scambi tra le scuole italiane e tedesche. Sul tavolo del Consiglio ci sono tre documenti. Il primo è stato presentato, ovviamente, da Nuova Sinistra-Neue Linke e viene illustrato ampiamente da Alexander Langer.*
Langer non usa certamente il fioretto nella sua interrogazione quando chiede di sapere "se l'intendente Kofler in questo caso abbia preso il suo provvedimento ottuso e pressoché razzista in virtù di poteri e decisioni proprie; ed in caso affermativo, quali misure all'assessore competente intenda adottare per rispettare la volontà democratica degli interessati, restituire ai suoi limiti di intendente scolastico ed impedire che si possano ripetere degli errori così incredibili". Nella parte finale del documento Langer affronta poi un altro tema caldo, quello delle iscrizioni di bambini italiani negli asili e nelle scuole tedesche, alle quali, egli afferma, si oppongono ostacoli e divieti di ogni genere.
Sono i temi che Langer sviluppa nel suo lungo intervento di illustrazione dell'interpellanza, nel quale ha modo di ribadire come la politica di divisione e di separazione, all'interno e all'esterno della scuola, nulla abbia a che fare con i sacrosanti principi di tutela delle minoranze linguistiche e della loro cultura.
Come detto, però, i documenti presentati sono più d'uno. Si passa quindi all'illustrazione di quello firmato dal socialista sudtirolese Willi Erschbaumer, anch'egli critico riguardo all'intervento dell'Intendente Kofler. È l'unica delle interrogazioni presentate alla quale l'assessore alla scuola e cultura tedesca Zelger abbia già risposto per iscritto, sia pur succintamente, con alcune frasi l'ultima delle quali contiene già il nocciolo duro dei temi che svilupperà più tardi nel suo intervento in aula. "... Rendere possibili in futuro - scrive Zelger -sperimentazioni come quella di Merano corrisponderebbe semplicemente ad un attacco al carattere fondamentale della scuola di lingua tedesca, pregiudicando un diritto fondamentale del gruppo etnico tedesco". Il terzo interrogante è il socialista Giuseppe Sfondrini, che illustra brevemente un testo nel quale le iniziative di scambio degli studenti meranesi vengono giudicate positivamente in quanto facilitino la reciproca conoscenza e lo scambio culturale. L'ultima interrogazione è firmata dal democristiano Remo Ferretti il quale auspica tra l'altro che gli scambi interrotti per l'intervento dall'alto vengano sollecitamente ripresi, sia pur tutte le cautele per evitare, scrive, speculazioni ideologiche o strumentalizzazioni partitiche.
A questo punto il presidente Dalsass concede la parola ad Anton Zelger. È un discorso lungo, articolato, a metà del quale l'esponente SVP affronta di petto, con alcune frasi, la questione fondamentale. Secondo lui è del tutto menzognero accampare la giustificazione della cosiddetta "pacifica convivenza" per giustificare iniziative, e si riferisce evidentemente ai progetti di scambio tra studenti, che possono avere come obiettivo finale solo quello di realizzare l'assimilazione delle minoranze. "Vedete - dice - quando si parla di cultura in Sudtirolo e quando, spesso e volentieri, ci si mette in bocca la parola cultura sudtirolese, allora io devo dirvi una cosa con assoluta chiarezza. Per me non esiste nessuna cultura sudtirolese, esistono solo una cultura tedesca, un'italiana e una ladina". Ed ancora: "ed io credo che più chiaramente noi ci separeremo, tanto più riusciremo a capirci nella nostra terra. Separarci con la massima attenzione gli uni per gli altri". Sono le frasi centrali di un discorso le cui conclusioni non possono essere che quelli di una condanna senza spiraglio alcuno delle ipotesi di scambio sperimentazioni in ambito scolastico. Fuori dalla scuola, concede Zelger, i giovani possono fare ciò che vogliono, ma la scuola deve restare terreno proibito per ogni forma di commistione.
Il rituale dei lavori prevede a questo punto le brevi repliche degli interpellanti che ovviamente, ognuno con i propri motivi e i propri accenti, si dichiarano più o meno insoddisfatti. Il tema, tuttavia, non è ancora esaurito dato che, sulle stesse questioni oggetto delle interpellanze diverse forze politiche presentano delle mozioni che ne riprendono in sostanza il contenuto. Una di esse, com'è naturale, è presentata ed illustrata da Alexander Langer. "Il detto provvedimento - vi si afferma - contro lo scambio degli studenti a Merano suscita l'impressione che si voglia perseguire una decontaminazione di più vasto raggio avente per obiettivo la separazione dei gruppi linguistici in Alto Adige, cosa che soprattutto nell'ambito scolastico finirebbe per costituire una grave ipoteca sulla futura politica della giunta provinciale e la vita sociale in genere nella nostra provincia". Il secondo documento porta invece la firma dei consiglieri provinciali della Dc e del PSDI, delle forze cioè che proprio in quei giorni stanno trattando con la SVP l'ingresso nella maggioranza. In essa si invita la Giunta "a prevedere che le forme di cooperazione di scambi culturali fra studenti avvengano con precise modalità preferibilmente nell'ambito scolastico, anche se al di fuori dell'orario scolastico, cioè alla luce del sole, usufruendo così dello sprone e della collaborazione degli organi collegiali della scuola dove sono rappresentati oltre agli studenti anche i genitori presidi e insegnanti". La terza mozione porta in calce le firme dei tre consiglieri del PCI e in essa si sostiene "il principio per cui interscambi del tipo sperimentato nei due istituti superiori meranesi costituiscono positive esperienze che, mentre non contravvengono i principi sanciti con lo Statuto di autonomia, hanno invece la funzione di favorire lo svilupparsi ed il consolidarsi dello spirito di pacifica convivenza e collaborazione tra gruppi etnico-linguistici che hanno lingua, storia, cultura e tradizioni diverse e che devono essere rigorosamente tutelati rispettati e che, tuttavia, nella reciproca conoscenza, trovano il più solido terreno di consolidamento". La discussione su queste mozioni, che riprende dalla sostanza quella avvenuta in precedenza, si prolunga sino al termine della seduta. La conclusione è quindi rinviata al giorno successivo. Il 21 marzo il dibattito, che vede tra l'altro lunghi interventi del democristiano Giorgio Pasquali e del comunista D'Ambrosio occupa ancora tutta la seduta antimeridiana e parte di quella del pomeriggio. Si arriva quindi al momento delle votazioni che sostanzialmente vedono ogni gruppo isolato quasi nell'approvare il proprio documento e i voti determinanti della Suedtiroler Volkspartei per bocciarli tutti. La mozione Langer ottiene solo il voto del proponente e così via, con l'unico conforto di qualche astensione.
Termina così uno dei dibattiti più accesi che le cronache del Consiglio altoatesino abbiano registrato su un tema "caldo" come quello dei rapporti tra i gruppi linguistici. Un dibattito che finirà per passare alla storia proprio per quella frase pronunciata da Anton Zelger. Quel " più chiaramente noi ci separeremo, tanto più riusciremo a capirci" diventa una sorta di bandiera ideologica attorno alla quale si raccolgono, per sostenerla o abbatterla, le opposte fazioni che in quegli anni si misurano sul campo di battaglia della politica altoatesina.
Di quella frase e di quei temi si continuò parlare a lungo in quelle settimane in quei mesi. Pochi giorni più tardi, all'inizio di aprile, venne varata la nuova Giunta Provinciale. Democristiani e socialdemocratici vi entrarono, fu annunciato, solamente a titolo etnico e cioè per garantire in qualche modo la funzionalità dell'esecutivo ma senza assumere la responsabilità di firmare un programma condiviso. I socialisti rimasero all'opposizione. Erano i segni palesi delle forti perplessità che la comunità di lingua italiana manifestava nei confronti della politica portata avanti senza cedimenti di sorta dalla Suedtiroler Volkspartei. Ancora qualche anno e quelle perplessità si sarebbero trasformate in una valanga di voti per il Movimento Sociale Italiano.
Col senno di poi
A quarant'anni di distanza, il rievocare quegli avvenimenti e quei personaggi potrebbe sembrare puro esercizio mnemonico, se non fosse che quei temi e quelle inquietudini fanno parte integrante della nostra quotidianità. Basti pensare al tema sempiterno delle iscrizioni di bambini italofoni (oggi anche dei figli di migranti) negli asili e nelle elementari tedesche. L'interrogativo fondamentale però è un altro. Possiamo e dobbiamo domandarci se quel diktat politico espresso in forma profetica dall'Assessore Zelger si sia, e in che misura, avverato.
Non è facile rispondere, ma una cosa sembra abbastanza certa. Una parte di quell'auspicio è rimasta una consolidata realtà: in questi quattro decenni l'Alto Adige-Sudtirolo si è mantenuto come un soggetto politico nel quale i gruppi linguistici italiano e tedesco sono separati in modo netto e profondo. La realtà sociale e culturale ha finito per plasmarsi attorno un sistema politico e giuridico che della separazione tra i gruppi ha fatto la propria trave portante. L'ipotesi di creare un altro Sudtirolo, un altro Alto Adige, dove la distinzione tra i gruppi non fosse più l'elemento chiave attorno a cui costruire la propria identità, appare oggi più lontana e nebulosa di quanto non fosse quarant'anni fa.
Molto più incerto il giudizio sulla seconda parte della profezia. Secondo Zelger, rimanendo ben trincerati ognuno nel proprio campo, italiani e tedeschi avrebbero potuto acquisire le sicurezze necessarie a comprendersi meglio, a smussare, si presume, gli spigoli di antiche avversioni e di secolari rancori. Da questo punto di vista il vaticinio non si è certo avverato. In questi quattro decenni le tensioni etniche, in provincia di Bolzano, non sono certo svanite anche se, bisogna ammetterlo, gli ultimi risultati elettorali farebbero pensare ad una società nella quale la chiamata persistente alle armi da parte dei professionisti del patriottismo militante riscuote sempre meno consensi. Certe pulsioni, poi, sono semplicemente state deviate verso il nuovo nemico in arrivo da terre lontane.
Osservando il panorama con un certo distacco appare evidente che oggi il sentimento dominante nel rapporto con i gruppi è quello di una certa indifferenza, di un vivere gli uni accanto agli altri senza disturbarsi reciprocamente. Una situazione complessa sulla quale si proiettano ombre inquietanti ma, per fortuna, anche qualche luce. Quattro decenni or sono, ad esempio, sarebbe stata impensabile una manifestazione come quella che poche settimane or sono ha visto gli studenti delle superiori italiane e tedesche festosamente mescolati per chiedere un futuro ecologicamente pulito nel quale vivere la loro vita.
Il clima è molto diverso da quello del 1979, ma i silenzi imbarazzati, i sottili distinguo, le critiche velate con cui una parte non irrilevante del mondo politico altoatesino ha accolto l'iniziativa possono suggerirci solamente di osservarla con attenzione , incoraggiamento e rispetto.
*Ho riportato solo alcuni stralci di quel dibattito. Chi volesse rileggerlo integralmente potrà scaricare il pdf relativo da questa pagina.