Turismo, scoperta e meraviglia
Si avvicina la stagione estiva. Anche quest'anno, dopo sei mesi di chiusure e pesanti restrizioni, l'avvicinarsi dell'estate riaccende nei cittadini la speranza di tornare ad assaporare almeno una parte della normalità perduta con l'inizio dell'emergenza pandemica. Una speranza particolarmente carica di aspettativa anche per gli operatori del settore turistico.
Dall'esordio della pandemia il tema del turismo è stato centrale. Se nell'Italia ante Covid, infatti, il settore turistico contribuiva per più del 13% al Pil nazionale, in Alto Adige il turismo è da sempre uno dei settori trainanti dell'economia locale. Visitatori e vacanzieri sono aumentati costantemente anno dopo anno, tanto da innescare, nel periodo precedente la pandemia, un'accesa discussione sull'overtourism, che presenta una questione essenziale: quanto e quale turismo è sostenibile per l'Alto Adige? Pensiamo alle città, ma soprattutto all'ambiente montano, che offre opportunità straordinarie per proporre un turismo di qualità, ma presenta anche limiti importanti, quali la tutela del paesaggio, dei valichi montani e delle comunità che abitano e vivono il territorio.
I mesi di chiusura forzata e il blocco dei flussi turistici hanno rinnovato l'interesse per questa riflessione. Noi ne parliamo con alcuni partner della Rete dell'Alto Adige per la Sostenibilità.
Anna Scuttari, Senior Researcher all'Eurac Research e Project Manager dell'Osservatorio per il turismo sostenibile in Alto Adige, parte della Rete internazionale di osservatori per il turismo sostenibile dell’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite, ci spiega: "Credo che l’Alto Adige abbia investito con intelligenza il tempo della crisi Covid-19 per pianificare un turismo post-Covid che punti alla sostenibilità. All’interno di organizzazioni come IDM, ma anche di altri importanti operatori del settore come HGV e Fiera Bolzano ci sono moltissime iniziative che vanno in questa direzione. Credo che la mancata stagione invernale abbia portato con sé una maggiore messa in rete di tutti i più importanti attori nel turismo locale, che insieme ai decisori politici stanno immaginando il futuro. In questo esercizio di immaginazione la sostenibilità è un elemento irrinunciabile e ne sono contenta".
La relazione tra turismo e sostenibilità in Alto Adige
Per Anna Scuttari “è possibile orientare il turismo alla sostenibilità intendendo la sostenibilità come un processo, non come un’utopia. È quindi certamente possibile operare giorno per giorno scelte politiche e manageriali sostenibili. Per essere sostenibili, queste scelte devono sempre tenere conto di costi e benefici per l’ambiente e per la società, oltre ai costi e benefici economici.
In altre parole, ogni operatore turistico e ogni decisore politico, ma anche ogni turista dovrebbe sempre chiedersi: questa scelta che sto mettendo in atto porta un vantaggio o un danno per l’ambiente? Comporta un costo o un beneficio per gli abitanti della mia comunità o della comunità che sto visitando?
Così facendo, credo sia possibile accordare turismo e sostenibilità in Alto Adige. Questa logica si può applicare a qualsiasi scelta: dalla costruzione di un nuovo albergo alla decisione di andare in vacanza utilizzando la propria auto. Molto è stato fatto e si sta facendo sul fronte della sensibilizzazione, anche dei turisti e credo che la volontà di tutelare il nostro territorio sia presente sia al livello politico, che operativo".
Sostenibilità, cultura e comunità
La seconda edizione del rapporto annuale sul turismo sostenibile in Alto Adige dell'Osservatorio STOST di Eurac Research, riferita ai dati riguardanti il 2019, pone l'attenzione sui 17 obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e introduce un nuovo ambito di indagine: la sostenibilità culturale. "La sostenibilità culturale è molto in voga ultimamente e ha molteplici interpretazioni", afferma Anna Scuttari, che prosegue: "La cultura può essere intesa come patrimonio, materiale o immateriale, da preservare attraverso lo sviluppo sostenibile, ma anche come elemento di congiunzione tra economia, ambiente e società. Infine, si può pensare addirittura alla cultura della sostenibilità, cioè ad una sorta di nuova “religione laica” che ci porta a fare sempre scelte politiche e manageriali equilibrate, come accennato sopra. Nel nostro caso, l’osservatorio ha esplorato un aspetto particolare della cultura altoatesina, che andrebbe preservato: la transumanza come patrimonio immateriale dell’umanità già riconosciuto dall’UNESCO.
Da alcuni primi studi si è potuto evincere che la valorizzazione turistica di espressioni di cultura immateriale è una buona leva per valorizzare le tradizioni; d’altra parte il turismo porta con sé anche il rischio di modificare l’essenza delle tradizioni stesse, talvolta banalizzandole o commercializzandole per i turisti.
L’ideale sarebbe che queste espressioni culturali esistessero non “soltanto per” i turisti, ma “anche con” i turisti. All’interno del nostro osservatorio, ad esempio, verrà elaborato una sorta di codice di comportamento per non incorrere nel rischio, ancora per fortuna abbastanza remoto, di banalizzare alcune tradizioni per i turisti.”
In che modo il turismo può contribuire al benessere di una comunità?
L'Economia del Bene Comune è un movimento internazionale che propone un nuovo modello socio-economico, rivoluzionario, in cui l'economia torna a mettersi al servizio del benessere delle persone e del pianeta e il denaro non è che un mezzo per coltivare ciò che conta davvero, ossia una buona vita per tutti: ce ne eravamo dimenticati! Questo modello ci aiuta a capire come il turismo possa contribuire in modo positivo allo sviluppo di una comunità.
L'Hotel La Perla, un hotel di lusso della Famiglia Costa nella bellissima Alta Badia, è stata una delle prime realtà a praticare questo modello economico innovativo. Il La Perla esprime un concetto molto speciale di ospitalità e di sostenibilità turistica. Abbiamo chiesto a Nicolò Bagna, Direttore dell'hotel, di spiegarci il rapporto fra l’hotel e l'Economia del Bene Comune: "Ispirarsi al modello dell'Economia del Bene Comune è per noi un modo concreto di agire in modo sostenibile. L'Economia del Bene Comune mette al centro proprio la comunità e promuove un agire a favore delle persone. Nel nostro caso pensiamo a tutte le persone che abbiamo intorno: ai collaboratori, agli stakeholder, ai fornitori.
Questa è la visione, quello a cui pensa Michil Costa quando decide di seguire l’Economia del Bene Comune, questa è la motivazione: far vivere il territorio, far bene alle persone, valorizzare e non sfruttare."
Cosa significa agire in modo sostenibile per un'azienda turistica?
"Per noi sostenibilità significa anche saper dire di no", ci dice Nicolò Bagna, "e fare scelte che non sono sempre facili e che si distinguono da ciò che è consueto nella nostra società. Mi sembra che non ci sia nulla di più concreto per un'azienda che rinunciare a 170.000 € di possibili incassi in un'estate, perché chi la dirige crede che i passi dolomitici debbano essere protetti: abbiamo detto di no a una serie di motoraduni e autoraduni in albergo".
Nicolò Bagna spiega ancora: "Una delle sfide proposte dalla scelta della sostenibilità è quella di mettere insieme il mercato del lusso, nel quale noi operiamo, con la necessità, a volte, di dover dire di no per rimanere coerenti con i nostri valori. Si pensa spesso che con i soldi si possa comprare tutto, o perlomeno tanto. Ma da noi in estate lo strudel si fa con le albicocche, perché le mele non sono di stagione e arrivano a settembre.
Anche potendole pagare non si possono avere le fragole a gennaio, perché non è quello il vero lusso per noi.
Una difficoltà che incontriamo spesso è quella di far comprendere all’ospite la nostra idea del lusso, eppure è anche la nostra grande opportunità". Stephanie Völser, Relations and Marketing Manager dell'Hotel La Perla, aggiunge: “Il nostro approccio non è quello classico, non abbiamo una spa di tremila metri quadrati: vogliamo che i nostri ospiti escano di Casa (ndr. così è designato l'hotel), a piedi o in bici, ad esplorare il territorio e meravigliarsi di tutto quello che ci circonda. E noi li accompagniamo se lo desiderano. La bellezza e la natura sono il vero lusso, che non va sprecato e nemmeno consumato a dismisura”.
Il senso del viaggio
È con un aneddoto che Stephanie Völser ci permette di rintracciare il senso più profondo del viaggio, ma anche della sostenibilità:
"Una cosa molto bella che dice sempre la signora Costa è che noi dobbiamo rimanere una casa, non dobbiamo diventare un hotel".
La Cooperativa di Comunità dell'Alta Val Venosta, fondata dai cittadini stessi con la volontà di creare un territorio completamente sostenibile, tra i tanti progetti molto importanti, si occupa proprio di organizzare iniziative nell'ambito del turismo sostenibile, come le camminate guidate o il Festival Hier und Da. In questo caso sono gli abitanti stessi che, a turno, accolgono i visitatori "a casa loro" e mostrano loro la loro terra, le loro attività, i loro prodotti e come fanno a produrli, il loro cibo, quello vero, e da dove viene, i loro mestieri, le iniziative culturali. E la loro visione per il futuro.
Il viaggio è sempre stato legato alla curiosità di scoprire nuove prospettive. Un turismo non predatorio dovrebbe riavvicinarsi al viaggio, alla scoperta della bellezza e alla meraviglia che questa ci regala.
Quando visitiamo un luogo dovremmo farlo per scoprirlo, per conoscere la comunità che lo abita, per viverne la cultura, avendone rispetto come si ha rispetto della casa di un amico che ci permette di fargli visita. E scegliamo di essere ospiti di chi a sua volta ha scelto di accoglierci nella propria casa, con rispetto.
Un contributo di Sara Anfos, NOWA // seeding positive transformation per La Rete della Sostenibilità dell’Alto Adige
Questo Blog è sostenuto dalla Provincia Autonoma di Bolzano e dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.