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Politik | Accadde domani

Anche Roma è speciale

Un’altra legge costituzionale per dare competenze legislative alla capitale
  • Compagni di strada. Nel suo percorso parlamentare appena iniziato con l’avvio della discussione nella Commissione Affari Costituzionale della Camera, il disegno di legge governativo sul ripristino delle competenze statutarie del Trentino-Alto Adige verrà affiancato da un’altra norma dello stesso rango (legge costituzionale con obbligo di doppia lettura dei due rami del parlamento) che andrà a modificare nella sostanza l’assetto autonomistico dell’Italia. Si tratta del progetto di legge varato a fine luglio da Palazzo Chigi e che prevede la promozione al rango di ente legislatore di un soggetto già presente tra le autonomie locali previste dalla Costituzione.

    Il titolo della legge dice già tutto sui suoi scopi: “Roma Capitale”. Si tratta in buona sostanza di dare a Roma una forte competenza autonoma permettendole di esercitare in proprio tutta una serie di competenze legislative attualmente riservate alla Regione o allo Stato. Questo l’elenco: trasporto pubblico locale, urbanistica e governo del territorio, commercio, artigianato, turismo, polizia amministrativa locale, valorizzazione dei beni culturali, servizi e politiche sociali, edilizia residenziale pubblica. Restano fuori sanità, scuola, energia e protezione civile.

    Con questo passaggio il sistema delle autonomie locali in Italia viene ad assumere un’ulteriore complessità

    Non si tratta, come si vede, di roba da poco e ad accentuare il peso istituzionale di questa riforma c’è il fatto che essa avviene con legge costituzionale proprio perché è necessario incardinare nell’articolo 114 della costituzione la nuova figura della città metropolitana come autonomo soggetto di competenze legislative al fianco delle regioni e delle province autonome. 

    Chi va a leggere il testo dell’articolo, modificato nel 2014, scopre che in realtà le città metropolitane sono già previste e addirittura sulla mappa dello stivale ne figurano ben 14, tra cui, appunto, quella denominata Roma Capitale. Andavano a sostituire, con quella riforma, le relative province rispetto alle quali avevano un ruolo di maggior peso nell’esercizio dei poteri amministrativi.

    Questa volta però si parla di un peso istituzionale ben diverso con l’attribuzione di competenze legislative che, in buona sostanza, vanno a collocare Roma in un ruolo simile a quello delle Regioni a statuto ordinario o speciale.

    La storia, poi, non finisce qui. La legge su Roma deve ancora ottenere il placet definitivo del Governo e già si parla di estendere questo tipo di modello ad altre città come Milano e Venezia.

    Con questo passaggio il sistema delle autonomie locali in Italia viene ad assumere un’ulteriore complessità in un contesto nel quale i rapporti tra centro e periferia vivono ormai da qualche decennio una stagione di continui cambiamenti e, nel contempo, le polemiche non meno feroci.

    La concessione della potestà legislativa alla città metropolitana di Roma avviene infatti in parallelo con il procedere, molto più faticoso di quanto i proponenti leghisti si attendessero, della cosiddetta “autonomia differenziata” per le regioni, del Nord soprattutto, che la chiedono a gran voce da molto tempo: Veneto e Lombardia in particolar modo. Contro questa riforma, che vive soprattutto dell’impulso fornito dal Ministro delle Regioni Calderoli, hanno aperto un conflitto durissimo i partiti di opposizione compreso il PD che pure, non molti anni fa, si intestò la legge di riforma costituzionale che quell’autonomia differenziata prevedeva. Ora l’ampliamento dei poteri legislativi e dei relativi finanziamenti a queste regioni è visto come il tentativo di dividere definitivamente l’Italia e di schiacciare sul sottosviluppo tutta la parte meridionale del Paese. La polemica va anche oltre e prende di mira l’intero assetto regionalistico previsto dalla Costituzione. L’esperienza regionale viene considerata fallimentare; le polemiche non risparmiano neppure le autonomie speciali, rimproverate per gli eccessivi finanziamenti che catalizzano e considerate come un peso troppo gravoso a fronte del mancato raggiungimento degli scopi per le quali erano state create.

    Le città metropolitane vengono viste, da questa corrente di pensiero, come una sorta di contraltare virtuoso alla dissipazione delle risorse effettuata a livello regionale.

    In realtà tutti i progetti, città metropolitane, autonomia differenziata, ripristino delle competenze per Bolzano e Trento, sembrano proseguire in parallelo con diversi livelli di accettazione delle varie forze politiche. I prossimi mesi diranno se tutti questi progetti arriveranno a buon fine o se qualcuno verrà dirottato su un binario morto.