Gesellschaft | I dati

Il senso dell’Alto Adige per il sociale

Diecimila persone assistite in 400 strutture sparse sul territorio. Flussi notevoli per quel che riguarda l’esclusione sociale. La fotografia dell’ASTAT.
Sociale
Foto: upi

Qual è l’offerta di assistenza sociale in Alto Adige? Uno studio dell’Astat ha risposto a questa domanda. A fine 2016 risultano in tutto 413 strutture socio-assistenziali con una capacità ricettiva di 11.032 posti di cui quelli occupati sono 10.257, ovvero il 93% della capacità. Le strutture sono ben distribuite sul territorio, vista l’omogeneità del rapporto di posti per 1.000 abitanti (21,0 il valore medio provinciale), con l’eccezione del capoluogo, dove si registra un rapporto molto più elevato (34,8 ogni 1.000 abitanti) e dove peraltro si ha una dimensione media delle strutture superiore: 35,3 posti.

Quasi la metà (42,8% dei posti occupati) del servizio erogato è costituito dal settore degli anziani, dove si nota anche il maggior numero di persone non accolte per mancanza di posti: 1.541 nel 2016 (erano 1.063 persone nel 2015 e 856 nel 2014). Nel 61,3% dei casi il titolare del presidio è un ente pubblico (che prevale nei settori degli anziani, dei disabili e del disagio psichico); sono anche diffuse le istituzioni non profit (27,8%) che sono presenti maggiormente nei settori prima infanzia, minori e famiglia. Sono gli stranieri tra gli utenti più frequenti delle strutture per l’esclusione sociale (92%), mentre sono quasi inesistenti (sotto l’1%) invece tra gli utenti anziani e disabili.

 

 

L’analisi sui minori

Per quel che riguarda la prima infanzia il settore presenta fortissime disomogeneità territoriali, con un utilizzo molto alto da parte dei bambini del capoluogo e, secondariamente, nel Burgraviato e nella Bassa Atesina. Si nota dunque un comportamento nettamente differenziato tra popolazione urbana e quella dei centri minori. Nell’anno 2014, il 9,7% dei bambini era straniero. In quanto ai minori le cause più frequenti di ammissione dell’assistito sono i motivi socio-pedagogici o la difficoltà educativa dei genitori (68 casi su 154), anche se un terzo degli utenti rientra in famiglia a fine periodo: il 41,5% dei minori rimane all’interno della struttura per un periodo di un solo anno o meno, ma uno su cinque ha un periodo di permanenza di oltre i 3 anni. 

La terza età

Si tratta del settore col maggior numero di utenti. Notevole è il dato di flusso dove il numero delle dimissioni e quello dei decessi quasi si equivalgono (1.887 contro 1.126). L’utilizzo delle strutture è oltre il 98% e l’ammissione è quasi sempre a seguito di problemi sanitari e di assistenza. Su 1.887 dimessi nel 2016 1.033 sono rientrati in famiglia e altri 478 sono stati trasferiti ad altra struttura. Il 23,9% degli assistiti ha tra 85 e 89 anni, la classe di età più diffusa, ma si ha anche un 5,2% di persone di meno di 65 anni: fenomeno tipico dei centri minori dove la casa di riposo, unica struttura in zona, accoglie anche tipologie di utenza parzialmente disomogenee. 

Persone con disabilità

Le tipologie di struttura del settore dei disabili sono molte, anche se oltre la metà della capacità ricettiva è costituita da laboratori protetti. L’“uscita" più frequente per questo tipo di assistiti è il trasferimento ad altra struttura, poiché l’83,4% di queste persone non è autosufficiente. 

Disagio psichico

Questo settore persegue principalmente obiettivi di inserimento lavorativo. Lo si evince dal tipo di strutture proposte (per il 61,9% la capacità offerta è di riabilitazione lavorativa), come dai motivi delle ammissioni (66,0% di training lavorativo). Il 37,8% delle dimissioni testimonia un concreto progresso delle condizioni dell’assistito: inserimento in azienda, progetto d’inserimento lavorativo, raggiunta autonomia o raggiunti obiettivi. L’83,4% di queste persone è comunque autosufficiente. 

Dipendenze ed esclusione sociale 

Nel dato delle dipendenze è compresa l’assistenza di tipo socio-sanitario. Il 75,7% degli assistiti è di sesso maschile. Il 64,0% ha un’età compresa tra 45 e 64 anni. Per quel che riguarda l’esclusione sociale e le strutture dedicate i flussi sono notevoli. I 1.760 posti hanno registrato nel corso dell’anno 2.861 unità in entrata. Gli assistiti (queste strutture sono l’osservatorio per quanto riguarda l’universo dei “senza dimora”) sono in nettissima maggioranza di sesso maschile (87,3%) e per metà (49,1%) appartengono alle età centrali tra i 25 ed i 44 anni; 91,4% delle persone provengono dall’estero: ne consegue che la lingua d’uso in questi presidi è una lingua diversa dalle tre lingue ufficiali dell’Alto Adige (80,3%).