Quale futuro per Piazza Vittoria?
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Voci dalla piazza
Le piazze sono il cuore pulsante delle città: luoghi di incontro, di memoria e di trasformazione. Piazza Vittoria, con la sua storia complessa e il suo valore simbolico, continua a interrogare Bolzano e chi la vive ogni giorno. SALTO ha aperto uno spazio di confronto e partecipazione dedicato al futuro di questa piazza: un invito a riflettere insieme su cosa rappresenta per noi, e su come potremmo immaginarla domani. Il futuro degli spazi comuni nasca dal dialogo, dall’ascolto e dal desiderio condiviso di costruire insieme la città che vogliamo abitare. Per questo invitiamo lettrici e lettori, artisti, studiosi e studenti a condividere pensieri, proposte e visioni scrivendo a [email protected]. Ogni voce sarà parte di un racconto collettivo che, passo dopo passo, potrà aiutarci a ridisegnare il volto — e il senso — di Piazza Vittoria.
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Il dibattito su Piazza Vittoria si è aperto su SALTO con l’intervento del libraio Marcello Landi (“Di cosa hanno bisogno le nostre città”), con una domanda che resta ancora aperta: come immaginare il futuro di uno dei luoghi più simbolici di Bolzano? In attesa dell’avvio dei lavori per il garage interrato e della successiva riqualificazione in superificie, in questa fase il confronto si gioca soprattutto sulle idee.
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A parlare, anche questa volta, sono due persone che la piazza e le vie limitrofe le vivono ogni giorno: Giorgio Mezzalira, storico e residente nel grande palazzo dell’INPS che affaccia sulla piazza, e Paola Stefanoni, interior designer e negoziante in Corso Libertà. Le loro parole aiutano a spostare la discussione dal piano astratto a quello concreto, quotidiano, da due prospettive diverse, due sensibilità distinte.
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Lo storico residente
“Io abito qui da più di vent’anni”, racconta Giorgio Mezzalira. Il suo sguardo parte dall’alto, dalle finestre del palazzo dell’INPS che domina la piazza: “Una piazza che grosso modo, da quando sono qui, è rimasta uguale. È continuata a essere un grande parcheggio”. L’imminente scavo per il parcheggio interrato lo preoccupa, certo, come abitante: “Sarà un problemaccio, ma sopravviveremo”.
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Tuttavia lo snodo, per lo storico bolzanino, è quello successivo: cosa diventerà la piazza finiti i lavori? Il dibattito, osserva, è già partito: “Ci sono architetti che vorrebbero la piazza originale, com’era pensata da Piacentini, assolata. E altri che dicono che così nessuno la vivrebbe”. L’elemento storico non è neutro: la piazza nasce con un ruolo sociale, “oggi potrebbe averne un altro. Ma serve un progetto attento”.
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La designer negoziante
Lo sguardo di Paola Stefanoni parte invece dal basso, dalla quotidianità di chi lavora a due passi dalla piazza, in Corso Libertà. “La viabilità ha creato un grande disguido. L’affluenza della gente purtroppo cessa sempre di più”. La chiusura di attività storiche e lo spostamento delle linee degli autobus hanno contribuito, spiega, a svuotare la via: “Una volta era il salottino della Bella Bolzano. Ora questa usanza si è persa”. Il problema, secondo Stefanoni, non riguarda solo il commercio, ma il fatto che “Corso Libertà sembra diventato un anello secondario”, quasi invisibile a chi si muove nel centro storico. “Ho clienti che, dopo dieci anni di Natale a Bolzano, mi hanno detto che non sapevano nemmeno che qui ci fossero negozi”.
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Sul progetto del nuovo Polo bibliotecario – altro tassello dell’area – Stefanoni non nasconde le sue perplessità: “Abbiamo già biblioteche con identità forti. Con la spesa che si sta mettendo in campo si poteva immaginare qualcosa come uno studentato, o un centro per anziani autosufficienti”. Più che discutere delle intenzioni, dice, bisognerebbe cominciare a capire i passaggi concreti: “Nessuno ha ancora spiegato cosa succederà durante i lavori, né cosa accadrà dopo”.
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La piazza che potrebbe essere
“Questa piazza può diventare un polo culturale”, dice Mezzalira, “un luogo con una forte identità”. Stefanoni, dal canto suo, chiede una piazza “fruibile, vissuta, capace di ospitare feste, mercati, momenti collettivi. Una piazza come agorà, non come distesa di cemento assolato”. La designer teme invece “il Tempio del Cemento come Piazza Mazzini e auspica “molto più verde, spazi ombreggiati”. Anche Mezzalira propone una continuità del verde verso il Talvera, una transizione tra città storica e città moderna.
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Entrambi gli intervistati, pur con accenti diversi, segnalano lo stesso rischio: la mancanza di concretezza. “Ci sono tante idee sul tavolo, ma devono fare i conti con i vincoli dell’edificio e del contesto”, dice Mezzalira, “si parla molto di ciò che sarà, quasi niente di come ci si arriverà”, aggiunge Stefanoni. C’è poi un ultimo elemento che emerge forte dalle parole di Mezzalira: la posizione simbolica di Piazza Vittoria come ponte tra due Bolzano: “Questo luogo ha la potenzialità di diventare quel prolungamento tra la città vecchia e la città nuova, la città tedesca e quella italiana, se vogliamo banalizzarlo”. Stefanoni non lo dice in questi termini, ma il suo discorso sul “centro che finisce al ponte” indica esattamente il problema speculare: oggi Ponte Talvera è più una cesura che un collegamento.
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