Kultur | Salto Afternoon

“...un senso di gratitudine…”

Abbiamo chiesto a Lucie Horsch dei suoi esordi, del programma con cui debutterà a Trento, della composizione a lei dedicata, e del suo stupefacente eclettismo.
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Foto: Dana VanLeeuwen

Lucie Horsch a 23 anni è una stella nascente del panorama musicale internazionale. “Wunderkind” del flauto dolce, è diventata presto una raffinata virtuosa della musica barocca.  La sua intelligente curiosità la porta da qualche anno ad avvicinarsi a più generi musicali e a sviluppare nuovi repertori con lo stesso incredibile talento. A Trento debutterà accompagnata dal Quartetto Vanvitelli.
 
Salto.bz: Lucie, lei a cinque anni ha iniziato a suonare il flauto dolce, e quattro anni dopo la sua performance della Danza ungherese n.5 di Brahms trasmessa dalla televisione olandese è stata un evento nazionale. Che ricordo ha di quel momento e, se vuole, ci racconta un poco della sua fanciullezza?

Ho ancora un ricordo molto vivo di quel concerto! Ricordo la sensazione speciale di esibirmi per la televisione della mia città, sono nata e cresciuta ad Amsterdam,  in un'atmosfera così festosa. Ad un certo punto il pubblico ha iniziato a battere le mani spontaneamente e, anche se ero giovanissima, mi era piaciuta molto la sensazione di condividere la musica con le persone e di esibirmi su un palco. Sono cresciuta in una “famiglia musicale”, i miei genitori e mio fratello sono tutti musicisti professionisti, e quindi mi è sembrato naturale imparare uno strumento e prendere la musica sul serio fin da piccola. Ma naturalmente quando ero bambina non potevo aspettarmi tutto ciò che poi sarebbe derivato dall'imbracciare il flauto dolce... Ricordo di essermi innamorata del suono che potevo creare con il mio strumento e di aver provato un senso di gratitudine nel potermi esprimere attraverso la musica.
 

 
A Trento suonerà brani solistici di autori contemporanei, e musica barocca a fianco del Quartetto Vanvitelli.  E’ un programma nuovo? Ha già collaborato con il Quartetto Vanvitelli?

Il programma comprende alcune Sonate del mio repertorio e alcuni brani che eseguo per la prima volta.  La combinazione di musica barocca e contemporanea è una cosa che cerco di fare in tutti i miei programmi, per mostrare la versatilità del mio strumento. Mi piace sorprendere le persone con un repertorio che forse non conoscono ancora bene. Quella con i musicisti del  Quartetto Vanvitelli è una nuova collaborazione, quindi non vedo l'ora del nostro primo concerto insieme, a Trento!
 
Come solista interpreterà “The Actor with the Monkey” del compositore coreano Isang Yun, “Gesti” di  Luciano Berio, e “Arteria” di  Lotta Annukka Wennäkoski. “Arteria” è un brano che la compositrice finlandese, classe 1970, ha scritto per lei. Ci può raccontare di come è nato questo brano il cui titolo, in lingua italiana, ha molteplici significati?

“Arteria” di Lotta Wennäkoski è stato commissionato dall'organizzazione ECHO Rising Stars. Nel corso della rassegna concertistica ho avuto la possibilità di eseguire il pezzo di Lotta in 17 sale diverse. Lotta mi ha detto che le piaceva il fatto che questo titolo parlasse all'immaginazione a causa dei diversi significati/associazioni che la parola "Arteria" ha. Naturalmente si tratta di un gioco di parole sulla parola "arte", ma guardando il pezzo più in dettaglio, il titolo si riferisce al sistema arterioso del corpo. Il pezzo infatti si sviluppa da un battito cardiaco continuo che pulsa ritmicamente per tutto il pezzo. L'indicazione all'inizio è "febbrile", l'atmosfera è inquieta. Ciò che mi piace di "Arteria" è l'uso creativo che Lotta fa delle diverse tecniche  del flauto dolce e la fantasia di tutte le sezioni melodiche. Il brano è composto per il "flauto di voce", un tipo speciale di flauto dolce con una sonorità calda e molti armonici. “Arteria” culmina in un passaggio in cui tre flauti dolci devono essere suonati simultaneamente. Credo che sia il primo brano in assoluto in cui all’esecutore viene richiesto questo. “Gesti” di Berio è un noto brano di repertorio per i flautisti, in cui il compositore separa ciò che avviene nella bocca del flautista dall'azione delle dita, che normalmente sono coordinate. All'inizio questi due elementi operano in modo completamente autonomo, e nel corso del brano si coordinano sempre di più. Mi sorprende ancora che questo pezzo composto  nel 1966 sia a tutt'oggi un pezzo rivoluzionario per il flauto dolce.
 
 
In un mondo che tende alla specializzazione, anche in musica, lei sceglie diversamente. Lei suona musica antica,  contemporanea, e pure Folk,  musiche di Piazzolla, e su Youtube possiamo trovare anche una gioiosa versione di Ornythology di Charlie Parker in cui lei è protagonista. In tutti i generi lei stupisce con il suo virtuosismo e la sua musicalità. Pare che per lei sia tutto facile, “naturale”, è davvero così?

Quando ho iniziato a suonare il flauto dolce, ho suonato soprattutto il repertorio barocco. Ho imparato nel tempo a conoscere i molti "linguaggi" della musica barocca e questo stile è ancora una mia grande passione. Mi ha dato una buona base per comprendere profondamente il mio strumento, e così poi ho potuto affrontare altri stili con maggiore consapevolezza, come la musica contemporanea, la musica popolare irlandese, il tango e persino il jazz. Già da bambina amavo ascoltare molti stili musicali diversi. Naturalmente non è facile “sentirsi a casa” in uno stile, richiede molto tempo. Il mio obbiettivo è quello di far apparire qualsiasi stile "naturale" o addirittura "facile", e quindi quando qualcuno me lo dice, lo considero un grande complimento. Ciò che mi ha aiutato a capire lo stile del jazz è stato lavorare con musicisti esperti e ascoltare più volte registrazioni di jazz. Ho anche preso lezioni via Zoom, in italiano, da un fantastico insegnante di sassofono jazz. Tutto sommato posso dire che tutti questi progetti richiedono molto più tempo di preparazione di quanto  appaia.
 
In una intervista di qualche anno fa ricorda che i suoi genitori riconobbero in lei fin  da piccola la “necessità di esprimersi con la musica, inventando piccoli giochi, giocando con gli abiti e cantando”, e afferma che per lei   “la musica è sempre stata un mezzo di espressione”. La sua “necessità di esprimersi” si manifesta oggi oltre che nella musica anche in altre forme?

Penso che tutti noi nasciamo con una nostra personalità che può tradursi in diverse discipline. Se non fossi stata introdotta alla musica in età così giovane, probabilmente avrei trovato un altro modo per esprimermi. Ora, dato che suono da così tanto tempo, sento di potermi esprimere molto bene attraverso la musica, probabilmente anche meglio che con le parole. Tuttavia, amo leggere la letteratura e imparare le lingue: si può imparare a esprimersi in modo diverso. Forse il mio "bisogno di espressione" si manifesta anche in cucina, mi piacciono i cibi molto saporiti.
 

Lei oggi suona strumenti dei migliori costruttori, Seiji Hirao, Frederick Morgan, Stephan Blezinger e Jacqueline Sorel, grazie al supporto di “Prins Bernhard Cultuurfonds”. Ha ancora con sé il suo primo flauto?
Sì, ce l'ho ancora! Ho iniziato come chiunque inizi a suonare il flauto dolce su uno strumento di plastica. Ma ricordo ancora il momento in cui ho suonato per la prima volta su un flauto dolce di legno fatto a mano: è stata un'esperienza molto diversa...

Pensa con Dostoevskij che “la bellezza salverà il mondo”?

Credo che per non perdere la speranza, dobbiamo credere che qualcosa salverà il mondo o almeno che c'è qualcosa di buono da trovare nell'umanità. Per me questo è l'arte, e più in particolare la musica. Penso che la bellezza e il significato che possiamo trovare nell'arte possano dare uno scopo alla nostra vita.