Tutti i dubbi sul controllo di vicinato
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Sono 500 i comuni italiani (moltissimi al nord e molto pochi al centro e al sud) che hanno adottato il “controllo di vicinato” come forma di coinvolgimento della popolazione cittadina nel controllo del territorio; come antidoto a forme più o meno diffuse di piccola criminalità e al senso di insicurezza che ne può nascere. Fra questi vi è ora anche il Comune di Merano che ieri (8 febbraio) ha siglato il relativo protocollo d'intesa con il Commissariato del governo. I Verdi di Merano hanno deciso di consultare alcune delle amministrazioni che hanno adottato la misura per verificarne l’effettiva efficacia. “Ci siamo rivolti attraverso una mail ai responsabili tecnici e politici per la sicurezza di più di una ventina di comuni, indifferentemente se amministrati da forze di centrosinistra o centrodestra e in differenti regioni italiane”, spiega Julia Dalsant, portavoce del gruppo consiliare. “Le risposte che ci sono arrivate sollevano alcune criticità che ci preoccupano. Da qui il nostro giudizio poco favorevole all’iniziativa”.
“All’interno del Forum Italiano per la Sicurezza Urbana (associazione in vita dal 1996 che raccoglie oltre 40 tra città, consorzi di comuni e regioni e il cui obiettivo è promuovere nuove politiche di sicurezza urbana) il dibattito sul controllo di vicinato è vivace e non univoco nei giudizi”, anticipa il consigliere comunale dei Verdi Andrea Rossi. “Le maggiori criticità sulla sua efficacia si concentrano nella difficoltà dell’esercizio di una rigorosa e necessaria direzione e coordinazione da parte della polizia locale e delle forze dell’ordine. Questo a causa della carenza di organico e dei sempre più pressanti e ampi impegni da assolvere da parte loro (a proposito purtroppo vedasi i ritardi recentemente segnalati in tema di erogazione e rinnovo dei permessi di soggiorno), cui si andrebbe ad aggiungere anche quello del coordinamento e del monitoraggio del controllo di vicinato”.
“Ma anche dal punto di vista della capacità di coinvolgimento e di attivazione della cittadinanza, vi è più di una criticità. Il rischio reale di sconfinamenti istituzionali: cittadini/e che si credono investiti/e di compiti che non spettano loro con innesco di dinamiche sociali di attrito invece che di collaborazione tra residenti”, aggiunge la consigliera comunale Claudia Bellasi. “Oppure il potere, demandato ai soli coordinatori dei gruppi di controllo di vicinato, di valutare importanza e gravità delle segnalazioni ricevute. Si lamenta infine in più comuni una limitata e residuale collaborazione delle persone quasi riconoscessero in questo impegno di osservatori e segnalatori un compito che non appartiene loro e che, appunto, può innescare rancori, invidie, gelosie piuttosto che collaborazione”.
“Il nostro campione d’indagine è senz’altro limitato – riconosce la consigliera comunale Marlene Messner – tuttavia riconferma i nostri dubbi sulla possibilità del controllo di vicinato di portare a risultati tangibili e importanti rispetto alle originali aspettative, anzi. Ciò in cui crediamo fortemente sono invece le misure di solidarietà e di socializzazione che spesso già ora i comitati di quartiere meranesi mettono in atto e che andrebbero, queste sì, potenziate con il supporto del Comune. Misure che sono contenute anche nel piano sociale che la giunta Civica, Alleanza e SVP troppo spesso ignora. Lì dove, per esempio, si propongono interventi mirati sullo sviluppo di comunità e sulla costruzione di patti di solidarietà a livello di quartieri. Su questi interventi, finora assenti, chiediamo l’impegno vero e concreto di Civica, Alleanza e SVP”.
Wäre wahrscheinlich besser,…
Wäre wahrscheinlich besser, solche Daten früher einzuholen, nö?
Klarerweise starten solche Vigilante-Aktionen eher dort, wo wohlhabendere Biedermeier sich bedroht fühlen, ohne sich selber zu hinterfragen oder einzubringen. Müssen ja Geld scheffeln gehen um dann sich in ihrem privaten Reichle unsicher zu fühlen...