Le condizioni per scegliere
È amaro il commento di Stephan Lausch all’indomani del voto di Rambach: “Il risultato è lo stesso di quasi tutti i referendum che finora si sono tenuti in Sudtirolo: per avere una democrazia diretta funzionante ci manca una guida politica che sappia rispettare meccanismi e regole di una simile consultazione, e non cerchi sempre con i soliti trucchetti di condizionarne i risultati”. Forse non è chiaro a tutti che cosa s’intenda, che cosa siano cioè questi “trucchetti”. Per questo insistiamo a chiedere, a cercare di capire cos’è che non va.
Manipolazione e trasparanza
“Guardi, restiamo all’esempio di Rambach. Il voto si sarebbe dovuto svolgere contemporaneamente a Malles e a Tubre. L’esito probabilmente sarebbe stato diverso. E così infatti era anche stato deciso in un primo momento, poi però sono spuntati dei cosiddetti motivi tecnici e si sono escogitate due date diverse. Non dimentichiamo inoltre l’utilizzo di un termine fuorviante utilizzato per designare l’impianto sul quale si doveva decidere: la gente crede di aver dato l’assenso a una centrale di piccolissime dimensioni, ma basta prendere nota dei kW che verranno prodotti per capire di cosa si tratta”.
Descritta così sembra di capire che già nella formulazione dei quesiti sia all’opera un intento manipolatorio, qualcosa comunque in grado d’indirizzare la scelta – spacciata per libera – verso un risultato preciso. “Ma è esattamente così! Le faccio un altro esempio. Quando si trattò di votare sul nuovo impianto di risalita a Plan de Corones, la Giunta comunale fece di tutto per disorientare e demotivare la cittadinanza, in modo che non si raggiungesse il quorum. E infatti il quorum non venne raggiunto. Per contrasto, ma si tratta per l’appunto di un’eccezione che conferma la regola, mi viene in mente il voto di Dobbiaco”. Cosa successe, a Dobbiaco? “Alla fine dello scorso novembre, a Dobbiaco la cittadinanza fu interpellata su tre risoluzioni diverse per la viabilità. Tre varianti chiaramente definite, capaci di essere valutate come possibili alternative e quindi in grado di motivare una scelta autentica. È stato prodotto eccellente materiale informativo, non è stato fissato alcun quorum e si è avuta una partecipazione del 67%. Con un esito molto chiaro”.
I cittadini devono avere il potere di legiferare
Anche il quadro che si va delineando, adesso, è più chiaro. La democrazia diretta non significa soltanto estendere la pratica del referendum ad ogni ambito, semplicemente sostituendo con una serie di votazioni “aperte” quello che prima veniva deliberato nel chiuso di alcune stanze. Occorre piuttosto approntare procedure legislative innovative, capaci di dotare i cittadini di un potere effettivo. “Esatto. Bisogna distinguere i due strumenti di base: il referendum come mero strumento di controllo rispetto alle decisioni prese comunque dalla rappresentanza politica e l’iniziativa che dà ai cittadini il potere di legiferare quanto i suoi rappresentanti. Ovviamente questi strumenti devono esser ben accessibili – quanto più lo sono, più l’amministrazione è tenuta a rispettare il volere dei cittadini. Deve essere garantita un’equità nell’informazione e soprattutto un atteggiamento imparziale da parte degli amministratori: prima del voto essi non devono parlare di contenuti, ma solo dei procedimenti di espletamento del voto!”.
Parità di diritto tra rappresentanza e cittadini
E per quanto riguarda le soglie di sbarramento? “Considero il quorum un espediente per favorire atteggiamenti antidemocratici – ricorderà gli inviti ad andare al mare di certi politici –, una distorsione anticipata della volontà dei cittadini. In linea generale deve valere semplicemente e quanto più possibile una parità di diritto tra rappresentanza e cittadini. Invece vige ancora largamente l’idea di una subordinazione dei cittadini rispetto ai loro rappresentanti. Ne abbiamo un esempio lampante nel disegno di legge della Svp in attesa, vorrei quasi dire “eterna attesa”, di una trattazione conclusiva: i cittadini vengono ridotti a portatori d’acqua a beneficio di chi governa. Che sollievo sapere che possiamo invece utilizzare il referendum confermativo, un referendum che dobbiamo al Parlamento italiano e contenuto nello Statuto di autonomia in un certo senso contro la volontà della principale forza politica della nostra provincia”.