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Se l'Europa non frena

Il "Dieselgate" non ha prodotto una stretta dei controlli sulle emissioni delle auto. La Commissione mette in mora l'Italia sui controlli per i modelli di FCA (ex FIAT)
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Foto: Suedtirolfoto.com / Othmar Seehauser
Negli ultimi quindici anni, oltre 60milioni di veicoli sono transitati in media ogni anno sull'A22 tra il Brennero e Modena, e il dato è triplicato rispetto alla fine degli anni Settanta.
Questo traffico, che spesso è d'attraversamento, rappresenta un problema per la qualità dell'area. Ne è una dimostrazione l'esigenza di avviare il progetto LIFE Brenner Lower Emissions Corridor (BrennerLEC), che ha l'obiettivo di ridurre la velocità sull'autostrada e le relative emissioni inquinanti, in particolare per i veicoli diesel.
Il problema delle auto alimentate a gasolio, però, non può essere affrontato solo a livello locale, e chiama in causa prima di ogni altro soggetto i produttori di autoveicoli e l'Europa, dalla cui legislazione (Direttive, regolamenti) discende la legislazione nazionale. Eppure, a quasi due anni dallo scandalo che ha travolto Volkswagen, conosciuto come "Dieselgate" e relativo a software per truccare i test di laboratorio relativi ai nuovi modelli di auto immessi in commercio, l'Europa non ha ancora reagito in modo convinto. Un ritardo pesante (secondo l'Agenzia europea per l'ambiente gli ossidi di azoto sono stati responsabili, nel 2013, di ben 71.000 morti premature nei 41 Paesi europei), che non è stato sanato nemmeno durante l'ultima riunione del 29 maggio, quando i Paesi membri dell'UE si sono riuniti a Bruxelles per discutere misure (e sanzioni) volti a frenare le compravendite di auto troppo inquinanti.
 
Tra i provvedimenti bocciati c'è, ad esempio, quello relativo alla predisposizione di un meccanismo di controllo a livello europeo delle autorità nazionali preposte ai test, che si sarebbero mostrati largamente inadeguati. Un soggetto indipendente. Secondo Julia Poliscanova, che lavora per l'organizzazione Transport & Environment, a Bruxelles, “non c'è stato alcun progresso in Europa dopo il 'Dieselgate', e gli imbrogli dei produttori di auto continuano ad uccidere”.
L'organizzazione ha calcolato -in un rapporto diffuso a fine maggio- che alla fine del 2016, e nonostante l'opinione pubblica sia rimasta molto colpita dal "Dieselgate", sulle strade di tutta Europa ci fossero ben 35 milioni di auto Euro 5 ed Euro 6 le cui emissioni inquinanti di ossidi di azoto erano superiori ai limiti di legge. Ben 6 milioni in più rispetto alla fine del 2015.
Queste 35 milioni di auto sono vetture entrate in circolazione dal 2011: 6,5 milioni sono immatricolate in Germania, e almeno 4 milioni in Italia.
Un Paese che continua a celebrare come un indicatore di sviluppo la crescita del mercato dell'auto, che ha chiuso il 2016 con 1.824.968 nuovi veicoli, un del 15,8% rispetto al 2015. Se misurassimo in 10mila euro il costo medio di una macchina, il mercato dell'auto nel nostro Paese varrebbe quasi 20 miliardi di euro.
Se misurassimo in 10mila euro il costo medio di una macchina, il mercato dell'auto nel nostro Paese varrebbe quasi 20 miliardi di euro.
Quasi 3 nuove auto su dieci vendute in Italia nel 2016 appartengono a uno dei marchi controllati da FCA (ex FIAT). A metà maggio la Commissione europea ha inviato al nostro Paese una lettera di messa in mora, in cui chiede -riporta l'agenzia ANSA- "all'Italia di dare una risposta alle preoccupazioni sull'adozione di misure insufficienti per quanto riguarda le strategie di controllo delle emissioni usate dal gruppo Fiat Chrysler Automobiles (FCA)".