Il candidato sindaco? Guardategli le scarpe
Siamo abituati a vivere una campagna elettorale fatta di stereotipi, con la città tappezzata di brutti manifesti che promuovono i candidati attraverso slogan e parole intercambiabili, generalmente promesse, sapendo benissimo che seguiranno pochi fatti. Oppure ecco una produzione inesauribile di “santini”, distribuiti anche agli angoli delle strade, che poi ti finiscono in tasca anche se non li vuoi prendere, e magari dopo qualche mese, quando con il cambio di stagione si ricambiano le giacche, rispuntano piegati lasciandoti sentire come “al mondo tutto passi e quasi orma non lasci”. E mai un guizzo, mai qualcosa in grado di attirare veramente l’attenzione, oltre la monotonia fine a se stessa, la banalità ricorrente, prova provata che l’astensione di massa, se ci sarà (e ci sarà), è sicuramente inevitabile, ineluttabile, addirittura legittima, in pratica l’unica arma di difesa che abbiamo.
Ma poi capita di ricredersi all’improvviso. Domenica pomeriggio – passeggiavo assieme a un’amica vicino al Talvera, all’altezza del ponte del Museion – ho notato due scarpe poggiate su una panchina. Strano, mi sono detto, chi è che ha dimenticato o trovato due scarpe e le ha messe qui, per giunta perfettamente allineate? Ci siamo avvicinati. Dentro una di loro c’era un foglio arrotolato, un volantino. Ed ecco, sorpresa!, si trattava di un volantino elettorale, della lista di Angelo Gennaccaro, “Io sto con Bolzano”. “Siamo persone estremamente normali – c’era scritto all’inizio –, non siamo la solita lista estrema”. Gente “estremamente” normale che fa propaganda lasciando scarpe su una panchina? Di solito la gente normale, e figuriamoci quella “estremamente” normale, le scarpe le porta ai piedi, ci cammina tutto il giorno e magari, quando arriva a casa stanca la sera, se le toglie e si sgranchisce le dita sotto al tavolo. Però, non so, in un certo senso è anche affascinante l’idea di affidare il proprio messaggio di “estrema normalità” a una trovata così stramba.
Mi sono ricordato allora di un vecchio film di Nanni Moretti, Bianca. In una delle ultime scene il protagonista, lo stesso Nanni Moretti (nei panni di un serial killer insoddisfatto di come le persone, gli stessi suoi amici, dissipavano i propri legami sentimentali, e per questo, secondo lui, erano meritevoli di essere uccisi) mediante uno straordinario monologo spiega al Commissario di Polizia che dalle scarpe si può ricostruire la personalità di chi le indossa.
Nell’estate, mi sembra, del 72 certe donne hanno incominciato a portare gli zoccoli olandesi, quelli bianchi. Erano state in Olanda? Non lo so. Però già un paio di anni dopo non c’erano altro che imitazioni: il tacco più alto, delle orribili borchie di metallo… invece erano belli quelli neri, semplici, un po’ consumati, li portavano ragazze con i capelli lunghi e biondi sciolti sul pullover, pantaloni blu a tubo, e calzettoni rossi. Ora li vedo solo (però sono modelli più nuovi) quando vado davanti agli asili. Ha presente quelle scarpe basse… le Espadrillas, quelle senza lacci però. Ecco, ora è diventato un fatto normale, invece anni fa c’erano alcune ragazze che le portavano scalcagnate dietro, quasi a pantofola. Ecco questo fatto mi infastidiva, c’era un senso di sporcizia, di sfacciataggine. Ma insieme, quanto mi eccitava! Ecco, che le dicevo? Ogni scarpa una camminata. Ogni camminata una diversa concezione del mondo. Comunque: volete stare comodi a casa vostra? Sì, fate quello che volete, ma non le pantofole! Le donne al limite possono mettersi le scarpe cinesi anche se mi hanno lasciato sempre un po’ freddo, quei colori così decisi, rosso-rosso, azzurro-azzurro, nero-nero… e poi quella specie di scollatura attraverso cui si intravedono alcune dita. Ma che, mi vuoi provocare facendomi vedere un po’ di dita? E allora le caviglie? Ma questi sono i sandali blu con quattro buchi che avevo da bambino quando andavo d’estate la domenica… Quando ho visto le sue scarpe io ho capito tutto di lei: è un uomo che ha sofferto, che ha solo un paio di scarpe alla volta, che piano piano si consumano, diventano lise, perdono il colore. Una volta era molto più facile giudicare: c’erano solo pochi modelli, molto caratterizzati, erano quel tipo di scarpe e basta. Il mio ideale quale sarà? Il Sacro Cuore? Ma sì, le studentesse del Sacro Cuore, mocassini neri, semplici, e poi gonna blu a pieghe, golfino, camicetta bianca…
E se avesse davvero ragione Nanni Moretti? Se dalle scarpe si capisse veramente tutto, e quindi anche l’affidabilità di un politico, di un candidato sindaco? Certo, magari quel volantino è finito in quella scarpa per caso, ce l’ha messo un passante che voleva liberarsene, e la “trovata” è quindi in realtà il frutto di un semplice caso. Sarebbe una bella cosa, però, se in altri luoghi della città, su altre panchine, apparissero adesso altre paia di scarpe messe lì da altri partiti. Intanto gustiamoci questa anteprima.
Con tutto il rispetto...la
Con tutto il rispetto...la cosa è poetica ma ci vuole sostanza.
Per esempio DIGITALIZZAZIONE che significa? E parlo di quella perché è il mio campo.
Le scarpe sarebbe bello donarle a chi non le ha.