Amarcord Renzi
Un partito di governo non subalterno all’Svp, interprete delle comunità urbane, centrali e periferiche, e della sensibilità più avanzata della popolazione altoatesina, senza barriere etniche. Il Pd che vorrebbe la segretaria uscente dei democratici, Liliana Di Fede - che ha fatto un bilancio del suo mandato, sottolineando i risultati raggiunti e anche l’amarezza per gli scontri interni - coincide con quello di Alessandro Huber, componente della segreteria e favorito alle primarie per il coordinamento del prossimo 12 novembre. Tutto da vedere però se la scommessa riuscirà e se il partito riuscirà a recuperare una posizione all’altezza delle proprie ambizioni.
Di Fede si presenta nella sede “dem” di piazza dei Domenicani a Bolzano con la sua segreteria quasi al completo, per un saluto conclusivo. Assieme a lei Huber, Nadia Mazzardis, Aneta Ngucaj, Carlo Bassetti. Anche la coordinatrice riconosce che i tempi sono cambiati da quelli del Renzi neosegretario. “Da quando ho iniziato, quattro anni fa, sembra passata un’era geologica, pensando alle grandi speranze che c’erano. Sono avvenute molte cose, i contrasti a livello nazionale e locale. Personalmente la cosa che mi è pesata di più sono state le diatribe correntizie. Difficili da capire”. La segretaria uscente, che si è dimessa per anticipare le primarie, guarda a quanto di buono è stato ottenuto. “Siamo rimasti un partito realmente democratico, tollerante. La partecipazione e l’ascolto sono state la cifra di questa segreteria. Il senso etico è l’eredità che lascio. Nonostante le beghe e le incomprensioni, continuo a pensare che il Pd sia il posto giusto. La vision deve essere proiettata in avanti”.
"Il monolite Svp non esiste più e con questo dobbiamo fare i conti" (Liliana Di Fede)
Di Fede prosegue negando di volersi ricandidare, sia alle elezioni politiche che alle provinciali - “non ci penso proprio”, afferma -, ma di essere disponibile a dare il proprio contributo sui temi se il nuovo segretario lo chiederà. Due i nodi su cui si misura la segretaria assieme ai colleghi: il rapporto con l’Svp e il ruolo del Pd nella comunità locale. “Il monolite Svp non esiste più e con questo dobbiamo fare i conti. Riguardo al rapporto con loro, bisogna lavorare molto. Il Pd deve mettere competenza e impegno e tutelare i territori urbani centrali e periferici”. Bassetti si spinge oltre parlando di “involuzione dei nostri partner in giunta provinciale”: “La scusa che si debbano coprire dalla destra tedesca non soddisfa. È necessario avere un partito forte, capace di dare la linea, non lasciando tutto ai nostri amministratori in Provincia. Inoltre, va detto che il Pd non è il partito degli italiani ma quello della parte più avanzata della popolazione altoatesina. La scuola trilingue non è un appello etnico”. Mazzardis, vicesegretaria, ricorda la questione toponomastica e “gli accordi disattesi”: “Qualcuno nel partito ha fatto saltare il tavolo”.
Lo spazio viene occupato da Huber che conferma l’intenzione di correre alle primarie, nelle quali con tutta probabilità sfiderà Uwe Staffler, il candidato dalle minoranze sostenuto da Luisa Gnecchi e Roberto Bizzo. Per depositare la propria candidatura c’è tempo fino al 20 ottobre. “In questi giorni incontrerò i rappresentanti locali delle mozioni Renzi e Orlando per avere il loro sostegno” afferma Huber. A fianco di un elogio all’uscente Di Fede (“Una gestione seria e rigorosa la sua, che ha raggiunto un successo politico” dice) delinea la sua offerta politica: “Il Pd deve essere protagonista a livello locale. Con l’Svp siamo partner di coalizione. C’è una grande voglia di lavorare per le provinciali, per un Sudtirolo che ha già fatto grandi passi in avanti ma che deve essere sempre più rivolto all’Europa e alle esigenze dei cittadini, delle famiglie, di chi qui arriva per costruire il benessere della nostra comunità. Il Pd deve essere forte su queste tematiche: una forza radicata e attenta sul territorio, portavoce delle aree urbane”.
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