Kultur | Salto Afternoon
Un tocco giovane
Foto: Giada Tuffanelli
Tre degli attori, vestiti in maglietta a maniche lunghe color petrolio, blu e fucsia, accolgono il pubblico numeroso al Teatro Comunale di Gries fuori dalla sala, prima dell'apertura del sipario. Un po’ sembra di salire sul palco per dare un TED Talk, ma con il loro stato divino, che ancora non svelano, questo si può definire "contemporaneo". Si dimostrano già eccitati per ciò che sta per avvenire, lo spettacolo di cui parlano loro non è quello in scena, ma l’intervenire nella vita di un essere umano, Luna (Laura Stimpfl).
C’è ancora da qualche parte “L’anima buona di Sezuan” di Bertold Brecht, ma sotto la penna di Simone Melchiori è cambiata molto, partendo dai nomi, che nell’esempio degli dei sono anche banalmente comuni: chi rispetterebbe un dio di nome Pino? “I fili del male”, spettacolo vincitore del bando Futura Festival, vuole anche intrattenere, così un dio che corre dietro le farfalle non è per niente fuori posto.
Si parte da un teatro delle bambole e da una canzone avvolgente della protagonista, che un po’ ricorda Notte d’Oriente da Aladdin. È Luna a cantare del suo passato, di un circo che da Brecht non c’era e un po’ anche dell’unica regola infranta dalla produzione: mostrare, non raccontare. Quel retroscena tragico di Luna che torna a un certo punto, alla fine serviva poco.
Qual è stato quindi il gioco degli dei? Aiutano Luna a realizzare i suoi sogni molto modesti, a condizione che lei rimanga un'anima buona. Questo vincolo infine si dimostra paralizzante, la gente approfitta della bontà di chi è delicato, non solo di Sezuan, che comunque per Brecht era parte di una parabola globale.
Impressionante sul palco non solo la dimensione fortemente fisica della recitazione, che crea presenza e immersione ma anche gli aspetti tecnici, fra cui le scenografie del aspetto DIY, che stanno bene con i motivi da circo e di un piccolo bar. C’è anche la sensibilità per ciò che crea un effetto da parte del pubblico, come i numeri musicali scelti (“La Bambola” di Patty Pravo, per esempio, musiche scelte da Daniel Angelucci) e per le battute che funzionano, insomma c'è già tanto di ciò che serve per fare teatro. Anche lo spin psicologico dato alla trama, con l’introduzione di una marionetta micidiale, che con Luna ha un rapporto da Jekyll e Hyde crea suspense, è da valutare positivamente.
Il triangolo d’amore, fra Luna, il senzatetto Noah e l’Ex, Adam, un esempio stellare di mascolinità tossica, poi ha poco tempo per svilupparsi in maniera organica e sembra a volte forzato. Difficile poi il compito di raccontare una trama così ampia in poco più di un'ora. Poi anche se la fine della serata entra un po’ nel campo del Deus Ex Machina che Brecht con “L’anima buona di Sezuan” voleva evitare, resta possibile avere un Happy End, fatto accolto favorevolmente dal pubblico con un applauso forte e fiori gettati sul palco.
Gli attori (Laura Stimpfl, Luca Ravagnani, Marco Rosa, Francesco Lazzarotto, Simone Facincani, Michele Bresadola, Simone Melchiori, Alice Ravagnani) ci hanno messo tanto lavoro, il risultato era una serata unica in tutti i sensi: la compagnia ha trovata una voce propria, adesso si può sperare che la usino per raccontare anche altre storie.
Aveva ragione la regista, Alice Ravagnani quando la settimana scorsa in un comunicato stampa disse: “Non esisteva la possibilità di aggregarsi liberamente per fare teatro, senza gerarchie o istituzioni da cui dipendere.” Guildy potrebbe essere una tale possibilità e l’ambito culturale della città ne resulterebbe più ricco.
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