odessa
Foto: Fabio Marcotto
Politik | finferli e nuvole

Odessarussa

Odessa è anche russa, un mito russo. Nessuno crede che Putin voglia davvero distruggerla. Ma nessuno, visto persona e personaggio, ci metterebbe la mano sul fuoco.

Alla radio ho sentito Ugo Poletti, di Odessa Journal: non pensa che attaccheranno il centro della città. Ho chiamato i miei amici che vivono sul mare, a un chilometro dalle corazzate russe e con le stecche alle finestre: non pensano che attaccheranno il centro della città.
Il fatto è che Odessa è anche russa. Un mito russo. Non la possono distruggere, dicono: sarebbe come sparare sulla loro stessa storia.
In questi giorni, in Italia, ci sono dei mentecatti che vogliono cancellare un corso universitario su Dostoevskij. Perché è “uno scrittore russo”, la motivazione. Dostoevskij ha scritto una frase, per tutti i cittadini di questo mondo:  “Krasota spasët mir”, “la bellezza salverà il mondo”. Mir, il mondo. Non i russi.

 

A Odessa, nell'Ottocento, ci è venuto Puškin, poeta primo e sommo per i russi di tutte le Russie. Allontanato dall'imperatrice, e confinato in una sorta di quarantena, vi ha trascorso tredici mesi. Durante i quali sembra ne abbia combinate di tutti i colori. Andando, con i suoi capelli scarruffati da africano, dietro ogni sottana e insidiando la moglie del governatore Vorontsov. Ciò non gli ha impedito di farsi costruire un museo, sulla via che porta il suo nome e che una volta era la ital'ianskaja, la via monumentale della città con i palazzi delle potenti famiglie italiane Ralli e Anatra. 
C'è poi il grandissimo Isaak Babel', quasi sconosciuto in Occidente, ma scrittore potentissimo, ebreo, cresciuto tra Odessa e la Nikolaev assediata adesso dai carri armati russi, pupillo di Gorkij, giustiziato da Stalin perché “controrivoluzionario trotzkista”. Ha collaborato, Babel', con il grandissimo regista russo di origine ebrea Sergej Ejzenštejn, alla  Kinostudja, proprio di fronte al mar Nero da dove oggi le corazzate russe ti puntano i cannoni addosso. Quello stesso studio, uno dei primi al mondo, una cinecittà odessita, che ha prodotto film di livello assoluto e che ha visto nascere anche i film della grande Kira Muratova.

 

Pure Ivan Bunin, in fuga dalla rivoluzione, ha soggiornato in città. Ricevette il premio nobel per la letteratura nel 1934. Passavo spesso sotto la sua casa, vicino al novyj Rynok (il mercato nuovo), dopo avere comprato le ciliegie, davanti a una via fatta di pietre cattive che invitavano a preferirle il marciapiede.
All'hotel Londra, proprio accanto alla scalinata Potëmkin, hanno soggiornato Čehov, Čaikovskij, Majakovskij e una targa li ricorda.


A Odessa ci venivano anche, ai tempi sovietici del sorriso, dell'ottimismo e del sorpasso agli USA, i cittadini di Mosca e San Pietroburgo. Come i miei suoceri, russi, che di quella città hanno ricordi da giovani: forti e belli. Ai tempi della stagnazione brežneviana, sicura e tranquilla.
Di qui è Anna Ahmatova, ritratta da Modigliani, che dopo Puškin  diventerà massima poeta di Russia. Nata quasi in periferia, sulla Fontanka, 13a stazione, l'arteria che costeggia il mare, a sud, verso la Romania. Ci si va in tram, lenti, comodi, con la bigliettaia che chiede tre grivne. Gliene lasci 5 e lei è contenta. Quando si torna in centro, proprio sulla Deribasovskaja, nel cuore del Gorsad, c'è la statua di bronzo dedicata al celebre Leonid Utësov, odessita ebreo, cantante che ebbe un successo enorme in tutta la Russia....e poi Gogol', Batjuškov, Raevskij, Žukovskij, L.N. Tolstoj... una lista lunga che ci vogliono pagine.


Non spareranno sul centro di Odessa...Per Putin sarebbe impossibile costruire fandonie su eventuali missili ucraini caduti ad arte per screditarlo. Una città rasa al suolo sarebbe per lui un enorme danno d'immagine.
Ma nessuno, visti persona e personaggio, ci mette la mano sul fuoco.