Gesellschaft | Rifugiati

“È ora che facciano anche gli altri”

Caritas: “non gestiremo nuovi centri, ma lavoreremo per l’integrazione dei profughi”. Caramaschi e Repetto: "gli altri comuni facciano la loro parte senza se e senza ma".

I direttori dell’ente cattolico Franz Kripp e Paolo Valente replicano alla notizia apparsa oggi in apertura sul quotidiano Tageszeitung che segnala l’intenzione di Caritas di non assumere la gestione di nuove strutture di assistenza ai profughi, mettendo in questo modo difficoltà la Provincia. 
Mentre dal canto loro il sindaco di Bolzano Caramaschi e l'assessore alle politiche sociali Repetto ricordano il ruolo svolto dalla città capoluogo nell'accoglienza e nella gestione dei rifugiati. Invitando i comuni limitrofi (e quindi anche quello di Laives) a fare la loro parte, "senza se e senza ma". 

 

Kripp e Valente di fatto confermano il fatto che la decisione di Caritas di non aprire nuovi centri sotto la propria diretta gestione è stata già operata a partire da fine 2015. Spiegando dunque le motivazioni della loro decisione. 
Nello specifico Caritas precisa che intende “concentrarsi sulla conduzione delle dieci case che le sono state affidate, lavorando ad una migliore organizzazione nell’ottica del bene degli ospiti”. L’ente diocesano in questo modo mette l’accento sulla necessità di concentrare le proprie energie “sull’accompagnamento legato all’uscita delle persone dalle case, in nuove forme di accoglienza (anche post-riconoscimento dello status di rifugiato), nell’integrazione e nell’animazione della comunità del territorio".

Caritas coglie l’occasione anche per dire di ritenere importante il coinvolgimento anche di altri soggetti, oltre a Caritas e Volontarius, nella gestione dei centri profughi, in modo  di “realizzare un coinvolgimento maggiormente plurale del terzo settore altoatesino”. 
Per Caritas occorre “uscire dalla logica dell’emergenza” e l’ente ritiene che Provincia e Comprensori “debbano cominciare a strutturarsi in modo da prevedere forme di accoglienza di persone richiedenti asilo nella prospettiva delle attività ordinarie

L’ente assistenziale di ispirazione religiosa precisa inoltre quali sono gli ambiti nei quali d’ora in poi potrà ancora assumere nuovi impegni di gestione. 

“Rispetto all’accoglienza delle persone la Caritas ha chiarito da mesi di essere disposta a forme di microaccoglienza legate territorialmente ai centri già esistenti, all’eventuale gestione di strutture messe a disposizione da enti facenti capo alla Chiesa locale e all’accoglienza di persone giunte in Italia attraverso i 'corridoi umanitari'.

Caritas conferma anche di voler proseguire con la sua opera di supporto, attraverso la rete delle Caritas parrocchiali e “nell’accompagnamento di nuovi altri soggetti coinvolti nel settore dell’accoglienza di persone richiedenti asilo”. 
Cogliendo anche l’occasione per richiamare al criterio necessario per mantenere “la qualità nell’accoglienza”. 

“Sia in relazione agli ospiti sia in relazione al territorio la Caritas ha più volte sottolineato la necessità che i centri di accoglienza rimangano di dimensioni ridotte (max 50 persone)"

Caritas conclude la sua presa di posizione ricordando la “necessità di dare trattamento equivalente a tutti i profughi presenti sul territorio, inserendo coloro che non hanno ancora una ‘piena accoglienza’ nel programma nazionale o creando strutture ad hoc in provincia di Bolzano". 

Ricordiamo che al momento i 10 centri di accoglienza gestiti da Caritas ospitano 450 persone. Oltre alla conduzione dei centri di accoglienza Caritas offre nel settore profughi anche altri servizi, investendo risorse proprie della diocesi. Tra questi vi sono come ricorda Caritas “la Consulenza profughi, la mensa serale nei pressi della stazione, l’animazione e la sensibilizzazione sul territorio provinciale, la formazione dei volontari nei centri profughi e il lavoro di rete a livello nazionale e internazionale”. 

 

Sul tema dell'accoglienza profughi stamani hanno preso posizione anche il sindaco e l'assessore alle politiche sociali del Comune di Bolzano, affermando che "la questione va affrontata e risolta in maniera congiunta". 
Indirettamente, in merito al rifiuto da parte del sindaco di Laives di accogliere profughi sul proprio territorio comunale, Renzo Caramaschi ha espresso parole molto dure. 

"Se in alcune vallate o luoghi del territorio altatesino qualcuno ritiene di essere più furbo o più intelligente di altri perché fa finta di non vedere e non sentire, beh allora davvero non ci siamo. Chi ritiene di potersi astrarre dalla realtà, commette un grossolano errore. Tutti si devono impegnare a fare la loro parte. Amministrare la cosa pubblica significa sapersi assumere delle responsabilità in virtù delle funzioni assegnate e non limitarsi a posizioni di comodo."

Dal canto suo l'assessore alle politiche sociali Sandro Repetto ha ricordato le iniziative del Comune di Bolzano per quanto riguarda la necessità, anche questa avanza dal sindaco di Laives Christian Bianchi, di fare in modo che i rifugiati siano coinvolti in attività lavorative o di voontariato durante la fase della loro accoglienza. 

"Per quanto riguarda i richiedenti asilo, la Città di Bolzano sta impiegando una ventina di profughi in attività di manutenzione del verde pubblico. A questa positiva esperienza si aggiungerà a breve l'Azienda Servizi Sociali che coinvolgerà una decina di persone in attività di lavanderia e a supporto delle squadre che si occupano di manutenzione ordindaria delle case di riposo e dei centri di degenza."

In conclusione Caramaschi e Repetto hanno dichiarato che il Comune di Bolzano "per quanto riguarda l'accoglienza dei richiedenti asilo ha fatto la sua parte facendosi carico della quota assegnata". E che "ora tocca anche agli altri, senza se e senza ma".