Umwelt | riciclo plastica

"La plastica può diventare una risorsa"

All'Università di Bolzano il ricercatore Marco Caniato ha brevettato un nuovo metodo per riciclare tutte quelle plastiche che ancora si trovano disperse nell'ambiente
naja-bertolt-jensen-bjuozu0mpt0-unsplash.jpg
Foto: (c) unsplash

Un nuovo metodo per riciclare le microplastiche. L’idea, sviluppata all’interno di un progetto dell’Università di Bolzano in collaborazione con l’Università di Trieste, è stata brevettata dal ricercatore e docente della facoltà di scienze e tecnologie Marco Caniato, che è riuscito ad escogitare un modo per occuparsi dei rifiuti composti da più tipi di plastica, ancora oggi di difficile smaltimento. Una possibilità, quindi, per tutti quei materiali dispersi nei fiumi, nei mari, nei prati e nelle discariche, che costituiscono un enorme problema per l’ambiente, la flora e la fauna. Permettere a questi scarti di diventare una risorsa, da sfruttare nel settore dell’edilizia, ma potenzialmente capaci di diventare materiale di costruzione in diversi ambiti, è la sfida di questo innovativo brevetto. Ne discutiamo con l’ideatore Marco Caniato. 

Salto.bz: Dottor Caniato, com’è nata l’idea di dedicarsi alle microplastiche? 

Marco Caniato: La base del lavoro è legata al mio periodo nel settore automobilistico. Qualche anno fa ho svolto una partnership per risolvere il problema della fibra di carbonio, un materiale, utilizzato dalle case automobilistiche, impossibile da riciclare. Ho iniziato quindi a pensare di includere la fibra di carbonio in una matrice, per renderne più facile la trasformazione all’interno di un processo di recupero. Dalla fibra sono poi passato ad altri polimeri. 

 La sfida è proprio quella di riciclare materiali che attualmente non lo sono. Ad oggi solamente le plastiche monotipo possono essere riciclate con successo, ma nel nostro caso si tratta di un incoraggiante passo avanti

In cosa consiste questo processo di recupero? 

Ai materiali plastici polverizzati viene aggiunto un addensante, come l’agar agar, un’alga che dona una consistenza gelatinosa al composto. Dopo questa gelificazione, il tutto viene congelato a -20 gradi centigradi per 12 ore e poi liofilizzato per rimuovere l’acqua, che potrà essere riutilizzata nei cicli successivi. 

 

 

Avete già sperimentato i materiali ottenuti? 

I test condotti sono molto promettenti. I risultati indicano che il prodotto possiede ottime qualità isolanti, sia termiche che acustiche. Si tratta di un possibile valido sostituto della lana di vetro, attualmente in uso in edilizia. 

Le applicazioni potrebbero aprirsi anche ad altri settori? 

La sfida è proprio quella di riciclare materiali che attualmente non lo sono. Ad oggi solamente le plastiche monotipo possono essere riciclate con successo, ma nel nostro caso si tratta di un incoraggiante passo avanti, perché oggetti composti da diversi tipi di plastica, non sempre separabili, possono entrare a far parte del processo di riciclo. Questo permetterebbe inoltre di sviluppare materiali con caratteristiche diverse, da poter utilizzare in molti ambiti, non solo nell’edilizia, ma anche nel settore automobilistico, nautico…

Come ha reagito la comunità scientifica? 

Da quando ho ottenuto il brevetto, ho potuto ravvisare molto entusiasmo e ho ricevuto molta attenzione. Si tratta di un’importante opportunità nell’escogitare un uso ecologico e sostenibile della plastica che, nei casi migliori, viene trattata come residuo o, nei casi peggiori, si trova dispersa nell’ambiente. 

Il brevetto è stato sviluppato all’interno delle università pubbliche, proprio in un momento così complicato per il pianeta resta necessario sostenere la ricerca, anche aumentando i fondi?

Le università sono poli fondamentali di innovazione. Gli investimenti in ricerca spesso si tramutano in importanti applicazioni, non solo nel caso della lotta contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici. Supportare la ricerca è cruciale, anche quando si parla di collaborazioni con le imprese private. Non è sempre facile, infatti, trovare imprenditori che abbiamo la giusta intraprendenza per portare il processo su larga scala e ridurne così i costi. 

Le università sono poli fondamentali di innovazione. Gli investimenti in ricerca spesso si tramutano in importanti applicazioni, non solo nel caso della lotta contro l’inquinamento e i cambiamenti climatici

La collaborazione con le imprese resta quindi la chiave per permettere che la nuova tecnologia si diffonda? 

Basta pensare al caso del poliuretano, inventato più di 40 anni fa: all’inizio si trattava di un materiale costosissimo, ma la produzione diffusa, dovuta all’industria, lo ha reso molto economico. La ricerca riesce a trovare le soluzioni, ma l’innovazione passa anche da una sana collaborazione con i privati, per permettere un’ampia circolazione dei nuovi materiali e delle nuove tecniche. Del resto l’attuale emergenza climatica richiede uno sforzo collettivo: solamente in questo modo potremo ottenere uno sviluppo davvero sostenibile. 
 

 

Bild
Profil für Benutzer Karl Trojer
Karl Trojer Mo., 14.11.2022 - 10:43

Congratulazioni per questa soluzione sostenibile del riciclaggio di materiale plastico !
Rimane da risolvere il problema della raccolta differenziata della plastica ovunque dispersa.....

Mo., 14.11.2022 - 10:43 Permalink