Wirtschaft | Mobilità

In house o non in house

Gatterer, ad di Sad: “Siamo in grado di garantire i servizi forniti da Sasa con una potenzialità di risparmio di gran lunga maggiore”. Rischi per i dipendenti?

Appare sempre più stretto il nodo dell’affidamento dei servizi di trasporto pubblico in Alto Adige, le cui concessioni, infatti, scadranno - come noto - a fine 2018. Gli affidamenti futuri, a quel punto, dovranno essere assegnati tramite gara o a società in house. Sancisce l’articolo 20 della nuova legge provinciale sulla mobilità approvata lo scorso novembre: “I servizi possono essere forniti, nel rispetto della normativa dell’Unione europea, dalle amministrazioni stesse o da un soggetto su cui le amministrazioni competenti a livello locale, o almeno un’amministrazione competente a livello locale nel caso di un gruppo di amministrazioni, esercitano un controllo analogo a quello esercitato sulle proprie strutture”. Articolo che la Sasa conta di veder applicato per poter diventare una società in house pubblica. “Ci auguriamo che il trasporto pubblico - aveva detto nel corso di una una recente conferenza stampa Stefano Pagani, presidente della Sasa, società pubblica di proprietà dei Comuni di Bolzano, Merano e Laives - non finisca nelle mani dei privati, chiediamo che la Sasa (che si occupa del servizio insieme alle aziende private Sad e Libus, ndr) continui a gestire il settore dal momento che il servizio è stato finora, di fatto, molto soddisfacente”.

A prendere posizione sulla questione - in una lettera inviata al presidente della Provincia Arno Kompatscher e all’assessore alla mobilità Florian Mussner - è ora l’amministratore delegato di Sad Ingomar Gatterer che si dice contrario a un incarico in house dichiarandosi a favore, piuttosto, della gara pubblica, l’obiettivo: poter gestire le attuali linee Sasa nel 2018. L’ente pubblico, spiega il CEO di Sad, sulla base di una normativa europea (1370/2007, art.5) ha la possibilità di assegnare servizi di linea a un gestore “interno” e sceglie se conferire l’incarico nell’ambito di una gara pubblica o in house. Gatterer tira in ballo nientemeno che la Costituzione italiana, articolo 97, ricordando che l’amministrazione pubblica ha l’obbligo di gestire il denaro pubblico secondo principi di parsimonia ed efficienza e “ogni atto amministrativo che non rispetta tali principi è nullo perché non rispetta il concetto di ’buona amministrazione’”. E dunque, per quanto gli enti locali abbiano facoltà di scegliere fra gare pubbliche e assegnazione diretta, il loro potere decisionale si contrappone all’obbligo di un impiego ufficiale del denaro pubblico.

Inoltre se i servizi relativi al trasporto pubblico venissero assegnati a una società in house ciò comporterebbe una spesa pubblica maggiore, cosa che sarebbe giustificabile unicamente in presenza di un particolare interesse pubblico, chiosa Gatterer che specifica: “Se i servizi Sasa confluissero in Sad si darebbe vita a possibili sinergie”, come ad esempio l’integrazione delle linee e dei turni e una riduzione dei costi amministrativi. In più si potrebbero acquistare nuovi mezzi eventualmente anche in cooperazione con le ferrovie tedesche. Sad, insiste l’amministratore delegato, è in grado di effettuare prestazioni fornite da Sasa in un’ottica di gran lunga più vantaggiosa, con una potenzialità di risparmio enormi.

Parla infine anche di rischi per il mercato del lavoro, il numero uno di Sad: “Un sistema misto fra trasporto regionale, assegnato comunque tramite gara pubblica, e trasporto urbano ed extraurbano con società in house porterebbe nel medio e lungo termine a difformità contrattuali fra i dipendenti, una situazione eterogenea che potrebbe dare origine a tensioni esplosive provocando insoddisfazione e scioperi”.