La banca «Italiano Medio» ha fatto crack!
Improvvisamente le banche, anzi, il sistema bancario ha fatto irruzione nell'agenda pubblica italiana. Il cittadino medio, quello dei film di Totò, Sordi, Verdone e, recentemente, Capatonda, per intenderci, deve fare i conti con trasmissioni televisive, dibattiti, titoli di giornali, discussioni da bar su argomenti come derivati, obbligazioni subordinate, organismi di regolamentazione e tutto quel tecnicismo finanziario che in genere le scuole superiori si sono sempre rifiutate di trattare.
Perché se è vero che snobbiamo la cultura e l'arte, è anche vero che non ci curiamo della scienza delle finanze e della finanza bancaria.
E ce ne accorgiamo ora, perché per la prima volta il crack dei celebri quattro istituti di credito si è materializzato nelle tasche di chi in quegli istituti ci aveva creduto, depositando il capitale di una vita in investimenti come scommessa sulla solidità stessa delle banche. Chi, fidandosi dei funzionari di paese che giocavano a calcio con il figlio o magari corteggiavano la nipote, ha comprato obbligazioni subordinate, senza sapere cosa sia una obbligazione e ignorando il motivo di questo sub ordine.
Regole bancarie e finanziare, queste sconosciute, quindi.
Talmente complesse che la politica nazionale molto spesso le lascia volentieri nelle mani della tanto vituperata burocrazia di Bruxelles. In questo caso, potere dire “lo ha detto l'Europa”, costa per il governo di turno solo la debole accusa di non avere avuto abbastanza polso, una volta varcati i confini nazionali. “Ma noi stiamo lavorando a Bruxelles, per cambiarle, quelle regole”. Inoltre, se figlie di riforme nazionali, sono regole ad alto rischio di speculazione politica: da parte delle opposizioni, principalmente, le quali non aspettano altro se non accusare chi decide di decidere a favore dei soliti banchieri. Ed è capitato quando al governo c'era il centro-destra e all'opposizione il centro sinistra, ma pure quando il governo era sostenuto dalla destra-sinistra, ed ora che il governo è di centro-sinistra e il centro-destra è all'opposizione. Tutti collusi, insomma, ma non con i banchieri, piuttosto, con l'incapacità di spiegare al cittadino cosa sia assolutamente necessario fare – senza se e senza ma - per riequilibrare un paese che per decenni ha distribuito favori al cittadino medio, togliendo risorse alle finanze pubbliche. Perché se è vero che l'Italia ha oltre oltre € 2.000.000.000.000 di debiti, è anche vero che i cittadini detengono € 3.000.000.000.000 di ricchezza depositata nelle banche italiane, a fronte di una evasione contributiva tra le più alte nei paesi c.d. a democrazia rappresentativa.
Continuando, per dirla tutta, quelle bancarie e finanziarie sono regole che non producono alcun dividendo politico da spendere nelle Leopolde 1,2,3 o sui vari Predellini. Una detrazione IRPEF, una tantum sulle retribuzioni, ma anche il marciapiede riasfaltato, sono percepite dal cittadino medio come misure di sicuro maggior effetto re-distributivo, rispetto a una coerente riforma del sistema bancario-finanziario.
Detto questo, è anche vero che finanza e sistema bancario stanno al sistema informativo come come l'hockey su ghiaccio sta alla TV: difficile da seguire, caotico e dal risultato sempre incerto. E' solo quando avviene un fatto del tutto fuori dal comune, come fu il crollo di Lehman Brothers o lo scandalo dei titoli tossici argentini degli anni duemila, che il cittadino medio si accorge dell'esistenza del sistema bancario-finanziario. In genere è una attenzione che si trasforma presto in tifo: fioccano i mitici allenatori della nazionale italiana di calcio capaci di emettere sentenze certe sui “banchieri ladri” e sulle misure del governo della fattispecie “tanto sono sempre i cittadini che ci pagano”. Questo è il massimo del compendio di alta finanza che si può apprezzare al bar Italia o alla taverna Belpaese.
Ecco perché i protagonisti della vicenda che tiene banco in questi giorni, in un modo o nell'altro la faranno sempre franca: perché il cittadino medio non è in grado di identificare i carnefici per le responsabilità che hanno, diluite nelle accuse generiche e confuse del giorno dopo, quando, di fronte allo scandalo, lo stesso cittadino medio afferma con tono perentorio “si sapeva già tutto”. Si sa sempre tutto, ma dopo averlo letto sui giornali, ed avere accusato questi di non avere detto tutto prima. Che se poi un giornale lo avesse anche fatto, nessuno lo avrebbe mai comprato.
Invece, chi veramente sapeva tutto, ovvero il rapporto CONSOB del 2013, i warning della Banca d'Italia, i documenti della Commissione Europea, le proposte di riforma del sistema bancario ad opera dei vari Governi, prima che tutto questo casino scoppiasse, non suscitava l'interesse di nessuno, men che meno della banca Italiano Medio.