Gesellschaft | INTEGRAZIONE

"Fare qualcosa per l'Italia"

Papa Dame Diop ha proposto per Bolzano la Clean City Run: vince chi raccoglie più rifiuti. La sua storia e un dialogo sull'accoglienza. "Africa, l'Occidente la blocca".
Diop Papa Dame
Foto: Diop Papa Dame

Papa Dame Diop è un cittadino senegalese, in attesa della cittadinanza italiana. Vive in Italia da 17 anni e da 5 risiede con la famiglia a Bolzano dove lavora alla Iveco. Delegato sindacale, fa parte del direttivo provinciale Uilm. Cintura nera di karate, è stato atleta della nazionale del Senegal ai mondiali in Sudafrica (1996) e Rio de Janeiro (1998).

La sua passione per lo sport, unita al senso civico e al desiderio, come racconta, “di fare qualcosa per l’Italia che a noi ha dato tutto”, gli ha fatto venire un’idea che ha proposto al Comune di Bolzano: la Clean City Run, una corsa “ecologica” dove non vince chi arriva primo ma chi raccoglie lungo il tragitto la maggiore quantità di rifiuti, pesati al traguardo. Il sindaco Renzo Caramaschi è apparso ben impressionato e divertito. “Siamo d’accordo – ha detto –, l’assessore Marialaura Lorenzini la organizzerà vedendo quali date saranno possibili. Vorrà dire – ha aggiunto con ironia – che studieremo i percorsi e alla notte spargeremo un po’ di rifiuti”. A salto.bz Diop racconta l’idea e un po’ della sua storia, toccando anche argomenti complessi come lo sviluppo dell’Africa “bloccato” dalla mano, nascosta, dell’Occidente.

Salto.bz: Il sindaco nell’incontro ha parlato di una proposta arrivata alla giunta da un residente. Lei. Come le è venuta questa idea di una corsa dai tratti ambientalisti?

Papa Dame Diop: Io solitamente quando non faccio karate vado a correre. Ultimamente mi sono chiesto: cosa posso fare io per l’Italia? Poi ne ho parlato con i colleghi di lavoro. Ho detto: siete tutti invitati, una domenica magari, in un percorso che deciderà il Comune, a venire con sacchetti e guanti per raccogliere quello che viene abbandonato. Conosco tanta gente che mi dice che sarebbe una bella iniziativa. Bolzano non ha certo problemi di rifiuti ma qualcosa ogni tanto si vede, sui marciapiedi, negli spazi verdi. Si può dare una mano per renderla ancora migliore.

Caramaschi è apparso contento. Soddisfatto di questa apertura dell’amministrazione?

Io ho sempre detto che noi senegalesi abbiamo ricevuto tutto dall’Italia. Adesso tocca a noi fare delle proposte per provare a contraccambiare. Per far vedere che l’integrazione c’è. Integrarsi vuol dire partecipare alle attività di tutti i giorni. Anche se talvolta c’è difficoltà. La Clean City Run sarà una bella cosa per la città.

Ci racconta un po’ della sua storia, anche in relazione a questo tema discusso, l’integrazione?

Sono arrivato in Italia nel 2001 e per 12 anni ho vissuto a Brescia lavorando all’Iveco. La crisi ha portato l’azienda a fare alcuni spostamento e per questo sono stato trasferito nella sede di Bolzano. Io ho 49 anni, sono sposato e ho tre figli. Sono un ex atleta della nazionale di karate del Senegal e sono stato campione della disciplina nel mio Paese di origine. Sono anche nel direttivo provinciale della Uilm. E sono in attesa della cittadinanza, ho fatto richiesta due anni e mezzo fa, spero proprio che arrivi.

L’immigrazione è un tema sensibile per l’opinione pubblica italiana. Come vede il fenomeno dalla sua prospettiva?

In Italia l’accoglienza c’è, ma ci sono anche i problemi per gli immigrati. Penso alla casa, alla difficoltà a trovare un appartamento in affitto. “Non affittiamo agli extracomunitari”, tanti proprietari te lo sparano in faccia. Io prima di trovare alloggio mi sono sentito diverse volte male. Certo, non tutti lo fanno. Io ho trovato un proprietario che non ha problemi ad affittare agli stranieri. Quando ho telefonato gliel’ho detto subito, “guarda che sono senegalese”. E lui ha risposto “non c’è problema”. Qui sto bene, ma tanti miei amici hanno questo ostacolo.

La campagna elettorale in corso sta alimentando le paure degli italiani per gli stranieri secondo lei?

La campagna è sbagliata e pesano i fatti di Macerata. La ragazza uccisa (Pamela Mastropietro, ndr) e l’aggressione (da parte di Luca Traini, ndr). Due fatti che non centrano nulla nei motivi concreti. I deficienti ci sono, siano nigeriani, francesi o italiani o di qualsiasi nazionalità. Qui però si vedono partiti politici che usano questi fatti per fare campagna elettorale. È stato Berlusconi a far arrivare in Italia più stranieri. E poi per i profughi non si decide in Italia ma in Europa.

I partiti quindi giocano sporco?

Per avere voti. Usano questo argomento per fare campagna elettorale. L’anziano a casa, da solo, certe cose non le capisce e ha paura.

L’Italia secondo lei sta diventando razzista?

Non direi, è un Paese accogliente. Ci sono persone razziste, ogni Paese ne ha. Io capisco la reazione, con questi sbarchi e gli arrivi da Siria, Iraq, ormai non è più solo l’Africa. La colpa è anche dell’instabilità della Libia. Quando c’era Gheddafi si gestiva meglio il fenomeno. Ora sulla costa libica ognuno imbarca chi vuole.

Si dice “Aiutiamoli a casa loro”, in una tesi riduttiva e paternalistica. Ma quanti in Occidente pur mal sopportando l’immigrazione vorrebbero un reale sviluppo economico dell’Africa, che magari faccia concorrenza alle economie di Europa e Usa?

L’Africa ha sicuramente bisogno di un decollo economico. Non le manca niente, ha tutto, è piena di risorse. Bisogna capire perché il continente è così in ritardo. Ha vissuto quattro secoli di schiavitù. C’è sempre la mano del colonialismo, la mano dell’Occidente dietro. Anche in quello che succede adesso. Pensiamo alla moneta, il franco Cfa, Communauté Financière Africaine, che hanno adottato 14 Paesi (prevalentemente ex colonie di Parigi, ndr). La valuta blocca l’Africa. Per molti è considerata un peso, i Paesi in pratica pagano tasse alla Francia. Gheddafi (poi attaccato su iniziativa dei francesi, ndr) e l’ex presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, avevano iniziato a ribellarsi. Questione di tempo. Prima o poi le nazioni riusciranno a liberarsene.

In Africa si infiltra anche il terrorismo islamista dell’Isis, che ha legami nascosti con i Paesi del Golfo e di rimando a Usa e Occidente. Un altro strumento di controllo e destabilizzazione per il continente?

Non saprei, ma per il terrorismo, penso a Boko Haram in Nigeria, c’è sempre qualcosa di nascosto, che non possiamo sapere. Chi fornisce loro le armi?