Foto: gionalisetto
Gesellschaft | Il Cappuccino
Giudice e autoblu
Auto blu, davvero Roma – soprattutto Roma - non se ne libera. Anzi, le alimenta, le arci-usa, magari ne abusa.
L’ultima notizia, ma solo per ora, ci raggiunge addirittura dalla Corte costituzionale, una istituzione di grande prestigio. Leggiamo Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera del 13 marzo: “L’auto con autista messa a disposizione dalla Corte costituzionale la utilizzava spesso sua moglie Marilisa D’Amico: shopping, impegni familiari, ma anche viaggi per recarsi in vacanza. Per questo il giudice Nicolò Zanon è stato indagato dalla Procura di Roma per peculato d’uso. E per questo ieri sera ha deciso di presentare le dimissioni. Nell’indagine coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo è accusato di aver ceduto un bene che doveva invece utilizzare in uso esclusivo”.
Ma davvero un componente di una istituzione dello Stato italiano ha bisogno di auto ed autista? E perché mai?
Siamo tentati di attribuire la valenza di notizia (tipologia: l’uomo che morde il cane) al presunto abuso di auto blu. Che vuol dire automobile di classe medio alta, vecchia di pochissimi anni e, ovviamente, un autista, magari due per via dei turni. E persino per fuori Roma, dunque carburante no limits. E anche spese autostradali e di meccanico.
Attenzione: la vera notizia ci appare però, ancora una volta, l’auto blu “in sé”. Ma davvero un componente di una istituzione dello Stato italiano ha bisogno di auto ed autista? E perché mai? Il beneficiario ha problemi di deambulazione o la sua vista è precaria? Ha ascoltato, speriamo almeno, il “Così fan tutte” mozartiano e se ne è fatto portavoce?
No, proprio non ci siamo. “Non ci siamo capiti”, (ri) canterebbe Franco Battiato. Bene che il giudice in questione si sia dimesso dalla Corte costituzionale. Ma il vero problema è che avesse in dotazione, come tanti altri (“Così fan tutte”...) un’auto blu.
Un autobus, un taxi (con parsimonia), persino una bici oppure buone scarpe, no?
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