Lo chiamano rinnovo del Consiglio Provinciale di Bolzano
Cittadini, altoatesini/sudtirolesi!
Tra poco dovremo esprimere la nostra preferenza per uno tra i quasi venti partiti che si presenteranno alla consultazione per il rinnovo del Consiglio della Provincia Autonoma di Bolzano. Sarà un vero rinnovo, così come il cittadino aspetta?
La certezza è una e indiscutibile: vincerà, come sempre, la SVP di Arno Kompatscher e della svedese, ormai italiana, Marie Mawe. La vera novità per la SVP è in questa candidatura tanto contestata quanto carica di mistero, oltre all'abbandono di Luis Durnwalder. Mawe non porterà in Consiglio la “questione etnica” che ha impegnato la SVP con infinite trattative sulla toponomastica, col risultato di impoverire Berlusconi per quei 8/9000 € che serviranno alla deputata Michaela Ss. Biancofiore per ripristinare il bilinguismo di montagna. Invece, la formazione dei Freiheitlichen, guidata da Pius Leitner e Ulli Mair, sempre con in testa il “Libero Stato”, punta tutte le sue carte su candidati che il Consiglio lo conoscono bene, cercando di spaccare la SVP ormai dilaniata dagli scandali a sfondo economico che a qualche sudtirolese potrebbe avere fatto storcere il naso. Insomma, più che nel rinnovo dei temi politici, Pius e Ulli sperano nel tracollo della squadra di Kompatscher presentando in lista, rigorosamente sistemati dopo i big, molti interessanti giovani. Tra i partiti che raccolgono solo elettorato di madrelingua tedesca, accomunati dalla loro battaglia per l'autonomia se non indipendenza da Roma, ci sono la BürgerUnion für Südtirol di Andreas Pöder e la SüdTiroler Freiheit della “passionaria” Ewa Klotz che dal punto di vista mediatico surclassa l'Union con le sue campagne tutte mirate a raccogliere il sentimento anti-italiano, quello si, rinnovato di giorno in giorno, fino a lambire le alte vette della legge penale italiana.
A questo punto, conviene soffermarsi, e più a lungo, sulle novità proposte dagli esponenti della variegata rappresentanza italiana di centro-centrodestra, per quello che finora se ne sa, ovvero, si è capito. La diaspora degli esponenti PDL dalla gestione Biancofiore-Bertoldi ha le dimensioni dell'ammutinamento del Bounty. Il giovane Alessandro Bertoldi che si presenta come esperto di politica al punto da avere “partecipato in qualità di spin doctor a tre campagne elettorali internazionali” ed essere stato “selezionato come uno dei 200 giovani leader più influenti al mondo”, si è fatto conoscere più per le sue forti prese di posizione su parecchi temi di attualità politica che per la capacità di mantenere coesa la neo-rinata Forza Italia. La vera novità per la formazione berlusconiana, oltre alla perdita del Presidente del Consiglio Provinciale Maurizio Vezzali, è nell'assunzione tra i suoi ranghi di Elena Artioli, già consigliera comunale SVP, poi eletta in Consiglio per la Lega Nord di Bossi, infine, promotrice del Team Autonomie - Team Artioli. Dichiara, Artioli, di essere stata spinta a questo passo, non per paura di mancare l'elezione, ma per via di una richiesta di apparentamento con Forza Italia proveniente dai cittadini stessi! A questo proposito, è lo stesso Bertoldi ad affermare, perentorio, “ho deciso io di candidare la Artioli, avanti tutta”! Il programma politico del Team Artioli è online, per fortuna, comprende una impressionante mole di proposte di riforma e, verrebbe da chiedersi, sarebbe interessante comprendere in quale misura queste misure entreranno nel programma di questa nuova coalizione.
Sempre da questa parte, sembrerebbe in ascesa di consensi il partito guidato dal team Alessandro Urzì – Maurizio Vezzali. Frenetiche le trattative portate in porto da Urzì che si aggiudica, tra gli altri, il Presidente-avvocato del Consiglio Provinciale, uscito dal PDL addirittura palesando (in una discussione Facebook) una possibile querela per diffamazione verso il Coordinatore dell'allora PDL. L'attivismo a 360gradi di Urzì, sia come recruiter sia in Consiglio Provinciale che sulla Piazza, è parte di una strategia che potrebbe erodere voti ai berlusconiani-leghisti. Spingendoci sempre più verso destra, Unitalia di Donato Seppi e La Destra di Mauro Minniti si contendono il primato della rappresentanza dell'”italianità” in Alto Adige. Il primo, per via di un cappello alpino, si è tirato dietro gli strali dell'Associazione Nazionale Alpini; il secondo, invitando la moglie ormai novantenne di Almirante, ha trovato l'investitura di una discendenza talmente lontana nella storia da essere rintracciabile, appunto, solo sui libri di storia. Seppi, invece, è un vecchio marpione della politica, e con la sua creatura personale si è già aggiudicato un posto nel Consiglio 2003 e 2008, che spera di confermare spingendo il suo messaggio a difesa della popolazione autoctona addirittura contro i diritti acquisiti da quella extracomunitaria. Gli fa eco Minniti, alla sua candidatura per la quinta legislatura! Come Seppi, Minniti manifesta contro i campi Rom, contro i sussidi agli immigrati che in massa non pagherebbero gli affitti IPES e vorrebbe perfino abolire temporaneamente il valore legale del c.d Patentino, nella convinzione che questo possa aumentare l'occupazione, dimenticando che l'amministrazione pubblica non può assumere. Insomma, tra i due è una gara alla diminuzione di diritti/privilegi/aiuti all'extracomunitario, a prescindere dal bisogno di questo, ma solo ed esclusivamente per via di una questione etnico/razziale. Poi, ovviamente, c'è il sociale, sul quale le destre, da quella ex AN di Urzì a quella ex MSI di Minniti, sono storicamente impegnate da decenni. Tra i partiti italiani, con speranze di trovare un minimo consenso nell'elettorato tedesco "colto" e più internazionalista, c'è Scelta Civica (per l'Italia, con o senza Monti), guidata/condotta dal vice-sindaco di Merano, Giorgio Balzarini e Andrea Casolari. Anche in questa formazione, alcuni transfughi di vecchia durata, come l'ex berlusconiano Alberto Pasquali e l'ex bersaniana Barbara Repetto. A Merano, addirittura, Scelta Civica ha svuotato quasi tutto il PDL, sottraendo a nuovo coordinatore Walter Caser ben 4 Consiglieri! Più o meno al centro e moderati, quelli di Scelta Civica, al punto che non se ne sente parlare troppo, se non per lo shopping.
Passando al centrosinistra, il vento di novità non sembra spirare e, se spira, è un vento di bolina che non produce sussulti. Il Partito Democratico, apparentemente inerte nonostante la partenza della campagna politica locale, più volte attaccato per via della gestione della cultura da parte dell'Assessore Christian Tommasini e dell'energia da parte dell'Assessore Roberto Bizzo, in particolare quella ancora poco chiara storia dell'Idrogeno, ha clamorosamente mancato il mandato da parte di quella popolazione di madrelingua italiana che sulla questione “toponomastica” non ha gradito gli arretramenti. Inoltre, la coalizione a livello nazionale con il PDL e gli ammiccamenti alla SVP romana, sicuramente non aiutano a livello locale.
Tra i partiti c.d. ex comunisti, siglato l'accordo Verdi-SEL, è nata una bagarre tipica di quel mondo ideologico, dove c'è sempre un “compagno” che non segue la base e uno che non la ascolta. Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani, arenato il progetto Ingroia, sono rimasti privi di un referente di spessore e, forse unici difensori ad oltranza del diritto di piena cittadinanza alla popolazione immigrata, rimangono appesi ad una visione della società che non sembra potere riscuotere quel vento del rinnovamento che, appunto, i benestanti cittadini altoatesini richiedono. La recente esclusione di un rappresentante di Rifondazione mestamente proposto alla lista Verdi-SEL, anche senza l'indicazione del simbolo di RI, è emblematico dell'isolamento (o confino, dipende dai punti di vista) degli ultimi discepoli di Enrico Berlinguer.
Infine, l'unico partito che si fa chiamare Movimento, per distinguersi dagli altri, almeno nel nome, ovvero i 5Stelle, forti del consenso nazionale alle politiche 2013, hanno pensato bene di dare prova della loro attitudine verso le dolorose pratiche democratiche, estromettendo con una votazione grottesca e ad personam dalla corsa a Palazzo Widmann il loro scomodo cavallo di razza. Quell'Andreas Perugini, noto a tutti i bolzanini che seguono la politica, forse unico rappresentante italiano che, una volta eletto in Consiglio, avrebbe pazientemente e instancabilmente setacciato la Provincia dagli sprechi e incongruenze amministrative. La bagarre è degenerata, sembra, per via della inattitudine di Perugini al dialogo democratico e, con un atto del tutto antidemocratico, è stata bocciata la sua candidatura alle Provinciali di ottobre. La sua estromissione dalla corsa elettorale ha provocato numerosi e violenti scambi di opinione sui vari social network, soprattutto da parte di attivisti che non apprezzano la lenta trasformazione del movimento in un sistema di caste interne del tutto simili a quelle che il loro leader va condannando.
Detto questo, possiamo scegliere se “rinnovare” o "ripopolare" il Consiglio Provinciale di Bolzano.