L'amore per chi ci è più vicino
L'emergenza profughi sembra destinata a diventare il cavallo di battaglia del candidato ÖVP Andreas Khol nella campagna elettorale per la presidenza della Repubblica austriaca. Ai microfoni di Radio Rai Südtirol, l'esponente del partito popolare noto per il suo linguaggio immediato e per le sue prese di posizione vicine al sentire del popolino, chiede a chiare lettere un tetto massimo per l'accoglienza dei profughi n Austria. Alla domanda sul perché abbia deciso di tornare nell'arena politica, Khol, riferendosi soprattutto ai fatti di Colonia, dichiara: „Desidero farmi portavoce di chi è seriamente preoccupato e profondamente disorientato“ dalla situazione attuale. „Ovunque mi giri, sento parlare dell'emergenza profughi. Per la gente, questo è l'argomento numero uno.“
Alla domanda di Rai Südtirol se non vadano aiutati i profughi siriani, che continueranno a bussare alle porte dell'Europa vista la situazione nel loro paese, il cattolico osservante ribatte esponendo il suo concetto di carità: „L'amore per il prossimo va rivolto innanzitutto a chi ci è più vicino. Se tra la gente c'è paura, ed è una paura giustificata, abbiamo il dovere di dire quante persone possiamo accogliere. Non siamo obbligati ad andare oltre le nostre capacità.“
Khol, figlio di genitori altoatesini cresciuto a Colle Isarco, interviene anche sulla questione del doppio passaporto per i sudtirolesi ribadendo le propria perplessità: „Credo che sarebbe molto difficile creare i presupposti sia per quanto riguarda la Costituzione austriaca sia sul piano del diritto internazionale“, dichiara, facendo riferimento all'accordo Gruber-Degasperi del 1947. „A chi dovremmo riconoscere la cittadinanza austriaca? Solo ai discendenti di chi era cittadino austriaco nel 1918 o anche a chi è arrivato successivamente in provincia di Bolzano? Come considerare i sudtirolesi di lingua italiana, o gli italiani che parlano il tedesco? Esiste un numero rilevante di altoatesini le cui famiglie sono immigrate da altre province italiane, immigrati di seconda o terza generazione che parlano il sudtirolese come i sudtirolesi autoctoni e si sentono parte di questa terra.“ Voler distinguere tra tutte queste categorie di persone, conclude Khol, dividerebbe la popolazione, e sarebbe un vero peccato.