Il NY Times omaggia gli azzurri
“Non ci sono medaglie per il quinto posto nel torneo paralimpico di sledge hockey. Ma a giudicare dalle scene di esultanza e gioia sul ghiaccio del National Indoor Stadium cinese, la nazionale italiana se la caverà benissimo anche senza”. Inizia così un articolo uscito ieri sul New York Times dedicato interamente alla nazionale paralimpica italiana di slegde hockey. Un vero omaggio a “una squadra di giocatori part-time” che si è aggiudicata il quinto posto al termine di una partita “drammatica”.
Nella finale per il quinto-sesto posto l’Italia, nella quale giocano 7 atleti altoatesini, ha pareggiato a 12 secondi dalla fine con Macrì. Lo stesso giocatore ha poi servito l’assist per il gol vincente all’altoatesino Christoph Depaoli al sesto minuto dell’overtime (qui la cronaca completa). “ La squadra si è quindi aggiudicata il quinto posto finale lasciandosi andare ad una celebrazione emozionante che è durata fino a notte fonda", riferisce il commentatore.
"Spero che in Italia ci siano stati dei bambini che hanno guardato la partita e che abbiano detto: Wow, mi piacerebbe giocare a quel gioco che la gente ama così tanto'", ha detto Macrì al NY Times. "Perché abbiamo disperatamente bisogno di più giocatori". Il giornale statunitense riferisce poi di un fondo di pessimismo per il futuro. “Non è facile essere un giocatore di para hockey su ghiaccio in Italia. La squadra è costituita da un gruppo di dilettanti, ognuno dei quali ha dovuto richiedere 18 giorni di ferie al proprio datore di lavoro per poter partecipare alle Paralimpiadi, e che deve sempre lottare per trovare tempo per allenarsi sul ghiaccio in un paese con poca tradizione hockeystica e solo tre piste di ghiaccio utilizzabili", ha scritto. In tutto il territorio nazionale ci sono solo 30 giocatori e due sole squadre di club - in calo rispetto alle tre di un anno fa. I sette altoatesini sono Nils Larch, Julian Kasslatter, Christoph Depaoli, Alex Enderle, Stephan Kafmann, Stefan Kerschbaumer e Matteo Remotti Marnini.
Nel torneo l’Italia è stata battuta 6-0 dalla Cina, che prima di 5 anni fa non aveva mai neppure avuto una squadra (gli organizzatori delle olimpiadi devono partecipare a tutte le discipline). La neonata para-league cinese ha già otto squadre e i giocatori della nazionale si allenano a tempo pieno. Gli italiani, per fare un raffronto, possono allenarsi sul ghiaccio solo due volte a settimana.
Il mio augurio e il mio impegno per i prossimi quattro anni è continuare a lavorare, insieme al Comitato Italiano Paralimpico, per portare sempre più ragazzi a provare questo sport fantastico
In vista dei Giochi olimpici di Torino del 2006, nel 2003, soprattutto grazie alla spinta data da Andrea Chiarotti, fu creato un programma per “l'hockey su slitta” italiano. Chiarotti è morto quattro anni fa e la sua perdita ha lasciato un grande vuoto nel programma, riferisce sempre, molto ben documentato, il NY Times. "Non è così facile trovare nuovi giocatori", ha detto al NY Times Mirko Bianchi, assistant coach dell’Italia. "Cerchiamo di trovare persone che magari hanno avuto un incidente e chiediamo loro di giocare. Ma è difficile. In Italia abbiamo il calcio, il basket, la pallavolo, e tutti vogliono giocare a questi sport".
Chissà che i buoni risultati della nazionale non inducano la Federazione italiana degli sport del ghiaccio (Fisg) a sostenere maggiormente il movimento, soprattutto in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina del 2026. Questo il commento del presidente della Fisg, Andrea Gios, presente sul sito della federazione: “Sono davvero orgoglioso di quanto hanno saputo fare i nostri ragazzi, sapientemente guidati da Massimo Da Rin e Mirko Bianchi. Dietro a questo quinto posto ci sono gli sforzi di tante persone che nella vita non si dedicano soltanto al para ice hockey, ma riescono nei ritagli di tempo a costruire qualcosa di grandioso. Il mio augurio e il mio impegno per i prossimi quattro anni è continuare a lavorare, insieme al Comitato Italiano Paralimpico, per portare sempre più ragazzi a provare questo sport fantastico che non ha nulla da invidiare alla sua versione olimpica in piedi. Il reclutamento, come hanno ricordato giustamente a più riprese i ragazzi, è l’unica strada per crescere e sognare di fare ancora meglio tra quattro anni sul nostro ghiaccio di casa“.