Kultur |

Geminello Alvi: un'Italia senza Stato

Oggi mercoledì 15 maggio a Trento presso il centro S. Chiara di Trento (SALA 3) alle 20.30, Geminello Alvi, una delle voci più autorevoli e controcorrente tra gli economisti italiani, presenta "La confederazione italiana", non dimenticando la lezione di Gianfranco Miglio ma coinvolgendo in una sorta di grande e organica sinfonia tutte le risorse autentiche di un Paese giunto a un passo dalla sua dissoluzione spirituale, culturale prima ancora che economica. Ecco perchè le 383 pagine pubblicate da Marsilio costituiscono una scossa che chiama a raccolta le energie ancestrali di un territorio lungo la via di un nuovo Rinascimento che aspira a valorizzare le diverse epoche, con personaggi che da luoghi e tempi lontani ci ammoniscono con la propria indissolubile dignità.
Hinweis: Dieser Artikel ist ein Beitrag der Community und spiegelt nicht notwendigerweise die Meinung der SALTO-Redaktion wider.
karin_wellenzohn.jpg
Foto: Karin Wellenzohn

Leggere e studiare Geminello Alvi è sempre stato un piacere dell'anima e dello spirito. Un economista di altissimo lignaggio che sa trasmettere con la forza della parola l'estro intelligente dell'originalità in ogni sua pagina. Non si smentisce davvero anche nella sua recente fatica che raduna nel segno dell'amore per una nazione ormai liquefatta tra mafie, massonerie, gerarchie ecclesiastiche deviate, le figure di una storia che va almeno ricordata per coloro che non hanno smarrito la speranza, almeno della memoria. Bisogna costruire una nuova Italia confederata, è chiaro sin dagli anni Quaranta, quando Gianfranco Miglio nelle sue prime pagine sul Cisalpino aveva chiarissima la meta per un Paese troppo lungo e diverso. Settanta anni dopo Alvi interroga con l'ironia che gli è propria Dante, Brunetto Latini, Collodi, Mazzini, Garibaldi, Gioacchino da Fiore, Cuoco, Machiavelli, D'Annunzio, ma anche Rudolf Steiner ( l'incontro di Trento è organizzato dagli steineriani) e Adriano Olivetti, fondando le nuove istituzioni sulle municipalità, sui comuni, riducendo drasticamente la presenza dello Stato nell'economia e nella cultura, demolendo di fatto una Repubblica che ha fallito penosamente il proprio compito istituzionale e politico, morale, esemplare.

Assistente del governatore italiano alla Banca d'Italia, l'indimenticabile Paolo Baffi, Alvi ha scritto almeno un libro fondamentale, dapprima in francese e poi tradotto in italiano," Il secolo americano" per la commissariata Adelphi. Un testo che racconta con mirabili e unici particolari il mondo dell'economia e della finanza come pochi potrebbero essere in grado di realizzare compiutamente, annunciando per tempo i vizi d'origine di un' Europa che sta portando noi tutti alla tragedia già scritta di un impoverimento davvero epocale. L'incedere di Alvi è proverbiale. Tra schizzi aforistici e analisi fulminanti noi possiamo gioire nell'intelligenza acuta di uno studioso che è approdato in vari giornali, ma mai si è fatto ingabbiare nel tranquillo conformismo all'italiana che a grandi passi sta portandoci allo sfacelo, passando dalla commedia all'italiana sempre in voga all'azzeramento totale delle coscienze.

L'incontro trentino di stasera è un'occasione da non perdere, ma per coloro che avessero altri impegni improcrastinabili, peschino pure a caso nella immacolata bibliografia dell'autore, capace di rendere elettrica la sostanza di una scrittura non solo negli eletti conversari di chi lo segue da anni con crescente ammirazione.