Kultur | Esperienza

La morte diventa musica. E la musica diventa dono.

"...mi gratificava che il loro talento offerto gratuitamente e la nostra partecipazione avrebbe regalato un pianoforte al reparto oncologico dell'ospedale di Bolzano."
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Sono circa 15 anni che non vado ad un concerto live e non ho una chiara idea del perché.
L'ultima volta è stato in Albania, quando ho visto un gruppo che andava di moda a quei tempi, un miscuglio tra Beatles e Scorpions. Ragazzi piu o meno di 20 anni, vissuti nelle famiglie per bene (come si osava dire di artisti intellettuali con sani principi comunisti... ) e con una grande passione per la musica. Uno di loro lo chiamavamo “Cipolla”, per il modo in cui i suoi capelli rossi e lisci gli cadevano sulla fronte e per come era alto e magro. Inforcava un paio di occhialini sul lungo naso e sembrava una spilla preziosa con due perline che evocavano John Lennon. Si chiamava Bledar Seiko ed è ancora un chitarrista di grande talento. L’altro con la tipica faccia da Paul McCartney si chiamava Redon Makashi e, anche lui, è un cantante ancora stimato in Albania. Nemmeno a farlo apposta loro erano nati cosi, con delle facce da fuori confine e nessuno di noi poteva immaginarli diversamente.
Da quell'ultima esperienza, nonostante il mio amore per la musica, niente mi ha ispirato così tanto da spingermi ad andare ad un concerto live. Era come se un concerto dovesse avere solo le facce e le voci dei due musicisti albanesi. Il destino dell'ultima immagine fissata nella memoria...

Ma sabato scorso finalmente ho deciso di andare ad un concerto particolare. Mi riferisco al primo concerto ufficiale della stagione curata a Laives ed organizzata dall’associazione senza scopo di lucro “Live muse” al Teatro Auditorium Don Bosco, dove una cinquantina di artisti si sono alternati sul palco per raccogliere fondi a favore di “Donatori di musica". L'associazione ha come presidente Emilio Insolvibile, un cantautore degli anni sessanta che incise un album di successo intitolato “Amore,guerra e società”, a favore della pace ed ispirato dalla guerra del Vietnam e che, nel 1967, emerse nella finale di Castrocaro (insieme a solo otto finalisti tra Roberto Ferri, Elio Gandolfi, Giusi Romeo e altri tre ) dopo una selezione tra 15 mila iscritti. L'associazione si è posta fino alla sua nascita, nel 2013, lo scopo di ridare vita al Teatro Muse del Pineta di Laives e di creare una comunità musicale di artisti con esperienze e provenienze culturali e artistiche differenti che, collaborando tra di loro avrebbero dato vita a tanti eventi di musica live. Nei quali le persone potevano riprendere ad ascoltare dal vivo buona musica, sedute e in buona compagnia. Cosi è stato ed è tuttora. Inoltre l'associazione è conosciuta anche per aver collaborato all'idealizzazione della Giornata Mondiale della Salute Mentale.

La storia della rete di “Donatori di Musica” inizia con una fine triste e cioè la morte precoce ma significativa di Gian Andrea Ludovici, musicologo, saggista, discografico di straordinaria cultura che , per via di un cancro allo stomaco, assieme al primario del reparto oncologico di Carrara Maurizio Cantone, ad un certo punto decise di “ non parlare degli otto etti di cancro, ma di guardare agli 80 chili della persona...” . Da quel momento, finché Gian Andrea avrà le forze per andare avanti verranno organizzate delle serate di musica gratis da parte di artisti prestigiosi in diversi ospedali italiani dove non esisteranno barriere tra pazienti e medici. Gian Andrea muore a 47 anni una mattina di gennaio del 2007 lasciando la moglie e il figlio di solo due anni. Prima di morire passa il suo progetto a Roberto Prosseda, un famoso pianista italiano che coinvolge sua moglie, anche lei pianista, e ancora altri musicisti, medici, volontari fino a quando si stabilizzò nel marzo del 2009 la rete di Donatori di Musica. Durante gli eventi organizzati dall'associazione e passati 40-50 minuti deliziosi di musica, succede sempre che pazienti, artisti, medici e altri volontari, assaporino assieme cibi da loro cucinati formando un legame speciale che va oltre la malattia e le sofferenze.

Per spostarsi da Bolzano a Pineta in macchina ci abbiamo impiegato quasi 45 minuti, quasi quanto dura un concerto di “Donatori di Musica”...
Uno scherzo del destino ci ha fatto perdere la strada girando la rotonda piu di una volta, come quando il cane gira e rigira cercando la sua coda.  Ma la cosa importante è che partendo un'ora prima siamo arrivate giusto in tempo. Mi sono divertita ? Decisamente si. A parer mio erano tutti bravi, sia quelli conosciuti e sia i meno conosciuti, i cantautori o anche solo i cantanti. Non potendo nominare tutti , ricorderò le emozioni che hanno provocato in me, senza escludere nessuno. Come potrei dire per la bravura maniacale di un ragazzo chitarrista poco piu di 18 anni , la naturalezza di un bambino batterista di solo 13 anni , un percussionista talentuoso che accompagnava i versi commoventi di una bellissima canzone dedicata agli emigranti, un giornalista che usava le dita per suonare la tastiera, i presentatori sempre con la battuta pronta e per niente noiosi. Sono andata via con un dolce pensiero in testa; mi gratificava il fatto che il loro talento offerto gratuitamente e la nostra partecipazione avrebbe regalato un pianoforte al reparto oncologico dell'ospedale di Bolzano. Questo auspicava Gian Andrea Ludovici prima di morire, e cioè che la morte diventasse musica e la musica diventasse dono. In fondo, dentro di noi, a prescindere dalle appartenenze e dalle convinzioni, abbiamo un nostro rifugio al servizio dell'altro. Come ai tempi remoti abbiamo nell'anima la stanza dell'ospite, il letto per il viaggiatore perso, un faro nel buio per i marinai sfortunati.
Bisogna solo spolverare la stanza, aprire il letto , accendere il faro...