Non ci fermerete. Mai.
“I fatti di Parigi hanno sconvolto tutti, e certamente non ultimi noi che abbiamo a che fare con la musica. Inciviltà cieca, figlia di ignoranza e fideismo, esattamente ciò che era ed è nostro obiettivo dichiarato combattere.
E di fronte alla paura abbiamo deciso di fare un passo avanti, e non uno indietro.”
Le parole sono quelle di Vanja Zappetti, organizzatore insieme a tanti altri dell’iniziativa “Refugees Welcome Day” alla quale io stesso ho deciso di aderire in veste di musicista.
La cosa che che mi preme di più sottolineare in questa giornata, prima di salire sul palco che mi è stato assegnato, è la banda nera con la quale il logo della manifestazione è stato listato a lutto.
Venerdì sera a Parigi infatti non solo è stato compiuto un atto barbaro nei confronti dell’umanità ma si è anche compiuta la più grande tragedia del mondo e della storia della musica.
Se lo scorso 7 gennaio con la strage di Charlie Hebdo erano stati la libertà d’espressione, il giornalismo e le arti figurative ad essere prese di mira, venerdì 13 novembre 2015 è dunque toccato alla musica subire un affronto senza precedenti.
Per questo le centinaia di musicisti altoatesini che oggi si esibiranno, a fianco degli ospiti rifugiati e degli operatori che si prendono cura di loro, hanno davvero un motivo in più per esserci, per imbracciare i loro strumenti, per stringere forte i loro microfoni per affermare che il terrore non sarà in grado di fermare il nostro modo di esprimerci, di essere noi stessi, di stare insieme agli altri.
Durante il concerto parigino degli Eagles of Death Metal sono stati più di 100 gli spettatori massacrati senza pietà.
Al di là del fatto che i proprietari del locale Bataclan che ha ospitato sono di religione ebraica, al momento è difficile capire se vi sia un legame specifico tra gli Eagles of Death Metal o il rock in generale e la strage. Sicuramente però i terroristi erano consapevoli di poter aumentare il numero delle persone uccise colpendo un locale dove si svolgeva un concerto.
Dopo la serata del 13 novembre il mondo del rock ha senz’altro subito una mutazione radicale. Come ha detto il giornalista Gad Lerner “il carico simbolico di una simile strage è enorme”. Ora infatti occorrerà pensare che nell’andare a vedere un gruppo che si apprezza si possa di fatto andare mettere a mettere a repentaglio la vita.
Ieri Bono Vox con il resto della band degli U2 è andato a rendere omaggio alle vittime sul luogo della strage. In questo WE la band irlandese avrebbe dovuto suonare proprio a Parigi, ma i concerti stati rimandati. Tutto il mondo della musica si augura che al Bataclan nel più breve tempo possibile si possa tornare a cantare e suonare.
Tutti noi musicisti non ci fermeremo. Mai.
Il concerto di Eagles Death of Metal al Bataclan di Parigi poco prima dell'irruzione dei terroristi