Meno compiti a Natale!
Viviamo in un mondo mediatico, in cui vince chi riesce ad affermare la sua narrazione di fatti, valori, visioni e leadership. È l’apparenza che conta: costituita da slogan martellanti, con cui radicare nell’immaginario della popolazione gli immensi benefici dell’inedita coalizione di governo, dalla osannazione degli italiani veri che condividono il loro disegno politico, da indagini demoscopiche settimanali che confermano percentuali di consenso vertiginose, da trovate scenografiche per occupare giornalmente gli schermi televisivi ed i titoli dei giornali, dal continuo richiamo del patriotismo contro le interferenze dell’Europa e dei poteri forti della finanza internazionale, dall’ostentazione del buon senso del padre di famiglia nella difesa degli interessi del popolo, dal fiero sbandieramento di un becero decisionismo indispensabile per separare cittadini veri da quelli indesiderati ed illegittimamente presenti sul territorio, dalla derisione di tutti quelli che non si allineano e, quindi, vanno bollati come nemici, dalle disprezzanti esternazioni verso le istituzioni e dal mancato rispetto della suddivisione delle competenze finanche all’interno della stessa compagine governativa, da gestualità ed atteggiamenti che rispecchiano quell’ideale di guida politica che, da una parte, si va costruendo tra la condivisione autentica e spontanea del comune sentire della gente ed il populismo cercato e costruito al tavolino, e dall’altra con la successiva integrazione e valorizzazione nella figura del leader delle attese della piazza e degli elogi ed incitamenti che ne rafforzano l’ego e le ambizioni politiche.
l paroloni dei vincitori
Il governo del cambiamento lo si riconosce soprattutto dalla rinuncia ad un cambiamento del vocabolario e del tono usati, una volta che ai vincitori delle elezioni sono state attribuite vesti istituzionali. È lo stesso leader che si è assunto il compito di impersonificare il nuovo, lanciando slogan e frasi di sicuro impatto, anche ricalcando qualche memoria storica, per farle diventare virali ed offrire ai propri seguaci un vocabolario che permetta di serrare le fila e di riconoscersi a vicenda in un progetto politico che punta ad un egemonia della destra radicale sia in Italia sia in Europa. Dire „Me ne frego delle letterine che mi manda l’Europa!“ riassume benissimo il programma politico e la coscienza da cittadino e da rappresentante dello stato italiano chiamato a fare da garante per il futuro di uno dei paesi fondatori dell’Unione Europea.
Saranno senz’altro una ricca fonte di conoscenza e di maturazione civica gli studi approfonditi che cercheranno di analizzare e di dare un sistema al vocabolario dell’Accademia della Ruspa. A conferma della vocazione educativa innata a questa compagine di governo il ministro dell’istruzione si è subito prodigato a diffondere l’insegnamento nelle scuole, richiamando gli insegnanti a non dare troppi compiti agli alunni per le vacanze di Natale. Avrebbe potuto anche far presente ai genitori che non devono prendere troppo sul serio le letterine che gli mandano i direttori delle scuole e che i voti nelle pagelle in fin dei conti non sono che numeretti e numerini, perchè nella vita è ben altro che conta. Ma con la sua iniziativa ha comunque colto un punto importante. Giustamente anche ai giovani va trasmessa la filosofia di libertà e di autogestione che i governanti adulti vorrebbero che venisse affermata nei confronti della Commissione Europea: I compiti da fare a casa sono un vero strazio.