Politik | Austria

Scontro aperto tra il professore e il populista

A una settimana dal ballottaggio, nella campagna elettorale austriaca è arrivato il momento dei colpi bassi tra Alexander Van der Bellen (Verdi) e Nobert Hofer ( FPÖ).

Un esperimento inedito, forse inimmaginabile per la televisione italiana: i due candidati alla presidenza della Repubblica abbandonati a se stessi davanti alle telecamere, inseriti in una scenografia color carne pallida ridotta ai minimi termini (pavimento e sfondo, punto), ad affrontarsi per 45 minuti senza la mediazione di un conduttore televisivo, senza scaletta né canovaccio.

Norbert Hofer (FPÖ) entra nell'arena allestita dal canale privato ATV forte del 35 per cento conquistato al primo turno, mentre Alexander Van der Bellen (sostenuto dai Verdi) parte con uno svantaggio di ben 14 punti. L'obiettivo, per entrambi, è chiaro: tirare dalla propria parte non solo chi al primo turno a votato SPÖ, ÖVP o per l'indipendente Irmgard Griss (in tutto, circa il 40 per cento dei voti validi) ma anche i cosiddetti waverer ovvero l'elettorato fluttuante: gli indecisi, gli indifferenti, gli obiettori, che rappresentano quel 30 per cento che non è andato a votare. Se Van der Bellen dovrà cercare di scrollarsi di dosso l'aria professorale, a cui contribuisce anche l'età avanzata (72 anni compiuti a gennaio), per Hofer – aspetto giovanile, piglio populista - si tratta di acquisire autorevolezza agli occhi dell'elettorato più moderato.

Il dibattito, mandato in onda nella serata di ieri (15 maggio), inizia sottotono. I due candidati si siedono al tavolino posto al centro della scena, tastano il terreno, scambiano qualche battuta sull'inusitato format televisivo scelto per il confronto, scaldano i motori. Il volume è decisamente basso, ai limiti della percettibilità. Orfani di conduttore, i duellanti si cimentano nell'automoderazione: “A lei la parola”, dice a un certo punto Hofer, in tono educato.

Norbert Hofer

Passa qualche minuto prima che Van der Bellen, docente universitario di scienza delle finanze in pensione, sferri il pimo colpo accusando l'antagonista di scarso spirito di collaborazione, tanto da essere pronto, una volta conquistata la Hofburg, ad abusare del potere presidenziale per “mandare a casa un governo che non riga dritto”. L'Austria, dice il professore, rischierebbe di trasformarsi in una “repubblica autoritaria”. Pronta la replica di Hofer, un passato da tecnico aeronautico e manager di varie società: anche Van der Bellen, ribatte, non sarebbe garante di un'interpretazione apolitica e puramente istituzionale del ruolo presidenziale, pronto come è a impedire in ogni modo l'ingresso nel governo dell' FPÖ.

Alexander Van der Bellen

Il faccia a faccia si fa via via più acceso, tra accuse di insincerità (“Lei mente”, dice Hofer a Van der Bellen), attacchi personali (Hofer: “La smetta di fare il pedante”, “boiate”, ribatte l'altro), botta e risposta sulle competenze economiche (“Lei non ha lavorato un solo giorno nell'economia privata” è la critica di Hofer a Van der Bellen, il quale contrattacca: “Ho 30 anni di ricerca alle spalle, ignorante.”), commenti sprezzati sul rispettivo elettorato (“Lei è sostenuto dal bel mondo, dagli ambienti radical-chic”, se ne esce Hofer, e Van der Bellen respinge l'attacco: “Che meschinità: tra i miei elettori ci sono anche artigiani e impiegati. E sono orgoglioso del sostegno che mi arriva dal mondo dell'arte e della cultura.”). Mentre i duellanti si accapigliano su questioni spicciole, private o comunque prive di rilevanza politica, il confronto sui temi reali ha la peggio in questo dibattito che secondo molti osservatori ha evidenziato come quello del giornalista, o del conduttore televisivo, non sia un ruolo privo di qualsiasi utilità.

“Si è trattato di una sorta di lotta libera retorica”, commenta oggi il quotidiano viennese Der Standard. “Lasciati senza moderatore e senza scaletta dei contenuti, i due aspiranti presidenti si sono affrontati in un botta e risposta di 45 minuti condotto a suon di parole aggressive e colpi bassi.” “Spetta al singolo spettatore – conclude il giornale - giudicare se i due candidati abbiano tenuto fede alla loro promessa iniziale di rispettare le regole della buona educazione.”

Christian Kern, futuro cancelliere e segretario SPÖ

Mentre Hofer e Van der Bellen affrontano l'ultima settimana di campagna elettorale in vista del ballottaggio del 22 maggio, Christian Kern (destinato a guidare l'SPÖ dopo le dimissioni di Werner Faymann) si accinge a diventare il 13/o cancelliere austriaco del Dopoguerra. Domani l'ex capo delle Ferrovie austriache dovrebbe prestare giuramento nelle mani del presidente uscente Heinz Fischer.  

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Martin B. Di., 17.05.2016 - 11:41

Kein Wunder das die Partei der Nichtwähler immer größer wird, mich würde weder der leicht dement / selbstgefälligen Professor noch der deutschnationale Schwiegersohnverschnitt zur Wahl motivieren. Keiner Vertritt ausgeglichene Positionen und das ist immer öfter die traurige Bilanz von polarisierenden Wahlen durch Partei-Establishments, welche nichts mit einem Standardbürger verbindet. Siehe auch Amerika (Trump vs. Hillary).

Di., 17.05.2016 - 11:41 Permalink