Oro falso
Molto si è detto e scritto sui rimborsi elettorali che, in buona sostanza, altro non sarebbero se non un modo un po' ipocrita di definire il finanziamento pubblico ai partiti formalmente abolito con un remoto referendum. C'è però chi, come il consigliere provinciale Alessandro Urzì (Alto Adige nel Cuore) sostiene che, in realtà, tali rimborsi si perdano tutti per strada. Secondo quanto dichiarato al quotidiano Alto Adige, dei “rimborsi elettorali concessi dallo Stato alle liste politiche presentatesi alle elezioni provinciali e che abbiano ottenuto almeno un consigliere, qui nel nostro Consiglio provinciale, non è arrivato neppure un euro”.
I partiti però non usufruiscono soltanto di questo tipo di finanziamenti. Ogni gruppo consiliare territoriale – anche se magari formato da una sola persona (come nel caso di Alto Adige nel Cuore) – dispone di un finanziamento che ammonta a circa 3000 euro mensili. Cifra che poi salirebbe se i componenti aumentassero di numero. Ma che potrebbe anche ridursi, nel caso che un (o il) politico decida invece di uscire da quel gruppo per fondarne un altro o passare a un gruppo già esistente.
Recentemente, proprio il consigliere Maurizio Vezzali – migrato un mese e mezzo fa dal Pdl al partito di Urzì – è stato reso da parte dei suoi ex sodali oggetto di critiche per non aver segnalato formalmente tale passaggio. Visitando infatti il sito del Consiglio provinciale si può leggere, sotto il nome Vezzali, ancora la dicitura Pdl. Da qui l'accusa: nel periodo d'interregno, magari prolungato ad arte, l'attuale presidente del Consiglio provinciale intascherebbe, per giunta a vantaggio di un'altra sigla politica, una somma destinata in origine al suo ex partito di riferimento. Ma interrogato nel merito, Vezzali si difende: “Sì, è vero, non ho ancora formalizzato il passaggio, ma è solo da poco che ho deciso di aderire ad Alto Adige nel Cuore. Finora ero persino indeciso se fondare un gruppo di nuovo conio”.