Bolzano alle urne: la strada della convivenza
In effetti le dinamiche socio-economiche in corso di certo non risparmiano la nostra città, e stanno generando qui come altrove grandi mutazioni in termini di composizione della cittadinanza e di diversificazione delle principali attività economiche del territorio urbano e periferico.
Se pensiamo che a Bolzano la percentuale dei residenti stranieri ormai si calcola intorno al 15%, che annualmente vengono emesse 750 nuove cittadinanze e che il 20% dei bambini da 0 a 14 anni è straniero, possiamo comprendere che il prossimo futuro comporterà nuovi bisogni ed aspettative a livello cittadino.
Con queste premesse non si può negare che il modello politico della prima autonomia, che vede la SVP rappresentante del mondo di lingua tedesca e ladina, mentre il duopolio centro sinistra e centro destra fa da riferimento al gruppo linguistico italiano, sia entrato in forte crisi.
Inoltre non va di certo sottovalutato il fatto che i mistilingue siano sempre più numerosi, e che possano avere concrete difficoltà a riconoscersi in modelli di partito che professano come punto cruciale del loro programma la difesa del reciproco gruppo di appartenenza.
Se questo è quello che appare mi preme però sottolineare come quanto affermato dall’opinionista e storico Mezzalira nell’analisi di mercoledì scorso sul Corriere dell’Alto Adige mi abbia lasciato un certo strascico di inquietudine.
Inquietudine nata dalla ventilata candidatura di Durnwalder come rappresentante in sunto del candidato “post etnico”, in quanto ritenuto amato anche dalla città “italiana” e dalla classe media per le sue innegabili connotazioni di grande accentratore e decisionista, lui certamente candidato ideale per la parte italiana come lo era stato per quasi 10 anni Spagnolli per la parte tedesca per la sua capacità riconosciuta di dialogare con questi cittadini che rappresentano il 25% della popolazione di Bolzano.
Ultimamente ad essere sinceri si rischia di essere bollati come provocatori, ma dovendo essere sincero non posso nascondere il pensiero che mi fa ritenere che la nostra Autonomia e il nostro mondo politico siano ancora bloccati sullo schema sociale della ripartizione per gruppi linguistici; e aggiungo che, anche se nel PD molti lo sostengono con vigore, trovo abbastanza velleitario credere che i cittadini di lingua tedesca possano votare partiti italiani perché hanno candidati tedeschi e viceversa. Semmai questo “viceversa” lo vedo possibile concretamente solo in potenziali liste civiche e non in partiti strutturati di lingua tedesca, anche perché all’atto della formazione della Giunta alla fine la rigida proporzionale etnica resta vincolante, e non si può non prescindere da essa: sette assessori di cui 5 italiani e 2 tedeschi. Alla fine la politica è anche crudo pragmatismo; certo Bolzano non è la Repubblica Federale della Guerra fredda e degli Anni di piombo e nessuno di noi ha la lucidità del cancelliere Helmut Schmidt, mancato in questi giorni a 96 anni dopo una lunga vita intensa di politica in anni complicatissimi, ma la particolarità della situazione altoatesina non merita banalizzazioni e richiede anche nell’approccio al futuro della città sensibilità e responsabilità.
Possiamo forse trascurare il fatto che il passaggio post etnico auspicato da tanti sia legato al nostro sistema autonomistico, sistema autonomistico di cui la proporzionale è parte integrante, o aspettare che siano le future generazioni, che padroneggeranno non due ma tre lingue, a dirci che il mondo sta cambiando e che dunque dobbiamo cambiare anche noi, e che questo lo faranno insieme ai neo-cittadini di una società variegata di cui si stanno sedimentando le basi?
La convenienza di questo cambiamento appare connessa con la convivenza, e la convivenza attuale sta facendo piccoli e continui passi verso l’intesa tra i gruppi linguistici; ma questi passaggi sono delicati e vanno cercati insieme, con pragmatismo e responsabilità.
Per le prossime elezioni, dunque, penso che i candidati Sindaci potranno avere un peso forte a condizione che possano dire cosa faranno, formalizzando un programma per questa città, riconoscendosi veramente in Bolzano, nel suo modo di vivere e di pensare, se sapranno amarla, proteggerla, pronti anche a sacrificarsi per Lei.