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“La cultura è pace…”

Abbiamo intervistato Michele Mariotti, direttore di fama internazionale, che prossimamente salirà sul podio della Haydn per due diversi programmi.
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Foto: Victor Santiago
Michele Mariotti è Direttore Musicale del Teatro dell’Opera di Roma dal 2022.
Insignito del 36° Premio Abbiati come Miglior direttore d’orchestra, è ospite dei principali teatri e festival italiani ed internazionali. Con Nagano e Dantone, è “direttore di riferimento” dell’orchestra Haydn. “Tra Francia e Russia” è il tema dei due programmi che dirigerà.


Salto.bz: dirigere era il suo sogno di bambino? 

Michele Mariotti: sono nato a Pesaro. Terra di basket e musica. Quando giocavo sognavo di diventare un cestista, ma quando iniziava il Festival rossiniano in me prevaleva la musica. Poi è arrivato il conservatorio, i diplomi in pianoforte e direzione, ed è iniziata la mia carriera. 
 
La cultura, le culture e le diversità sono un arricchimento. La diversità impreziosisce il nostro mondo, non deve creare una barriera.

Salirà a fine mese sul podio della Haydn per interpretare  “Jeu de cartes” di Strawinski e la Sinfonia n. 6 in si minore, op. 74 "Patetica" di Tschajkovskij, mentre in marzo saranno Ravel e Strawinski gli autori in programma. Le opere proposte hanno dei tratti comuni, delle assonanze, oppure si vuole marcare una differenza?

In precedenti programmi avevo proposto Couperin, Strawinski e Haydn, ovvero un percorso dal classicismo al neoclassicismo attraverso gli “acquerelli” francesi. Ora il filo rosso è quello di unire diverse esperienze musicali, dal ritmo incessante caratteristico di tanta musica di  Strawinski agli “acquerelli”, alla fluidità tipica della musica francese.
Sarà per me anche l'occasione per debuttare nell’interpretazione della “Patetica”. Con l’orchestra Haydn ho avuto l'occasione di diverse mie prime interpretazioni, ho un rapporto felice con l’orchestra di Trento e Bolzano.
 
 

Lei ha affermato che “la cultura è pace, lontana dal nazionalismo”, può dirci di più?

Certo. La cultura, le culture e le diversità sono un arricchimento. La diversità impreziosisce il nostro mondo, non deve creare una barriera. Bisogna fare un distinguo, tra ciò che la cultura, in questo caso russa, rappresenta, e le decisioni di un governo, che nulla hanno a  che fare con una storia culturale. L’anno passato a Santa Cecilia  ho proposto la seconda Sinfonia di Tschajkovskij, detta la “Piccola Russia”, contiene molti temi popolari ucraini. Sarebbe un errore etichettare la cultura russa, non ha nulla a che fare con la guerra. L’arte deve sempre unire, mai dividere.
 
Ha anche affermato che “Essere in tempo di guerra influenza la mia interpretazione”, e si riferiva alla concreta ricerca di un suono “glaciale” per il Requiem di Verdi. E’ così anche per le opere che eseguirà dal podio della Haydn?

Noi artisti siamo sensibili ai cambiamenti del mondo. Ora questa guerra, così vicina, ci induce una visione diversa della vita. Le musiche che sono in programma non hanno a che fare direttamente con il tema guerra, ma con il tema del dolore sì. La “Patetica” è una musica intrisa di morte e di vita, sono indissolubili, non ci sarebbe l’una senza l’altra. Il lavoro profondo sul suono è comunque sempre indispensabile.

Pensa con Dostoevskij che “la bellezza salverà il mondo”?

Sì, assolutamente sì. L’arte, la cultura salveranno il mondo. L’ignoranza lo uccide.

Un libro che ha segnato la sua vita? 

Due, almeno. “Il libro di Giobbe”, perché trovo stupefacente che alla domanda esistenziale di Giobbe Dio risponda con una furiosa risposta estetica. Il Bello è nella risposta di Dio, quando descrive la sua meravigliosa creazione del mondo. E poi “La cripta dei cappuccini” di Roth. Inquadra un periodo storico di decadimento, disorientamento, di paura per la mancanza punti di riferimento. L’immagine meravigliosa della madre cieca che suona un pianoforte senza corde, è il tentativo disperato di rimanere ancorati a un mondo che non esiste più.
 
 
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Hartmuth Staffler Di., 21.02.2023 - 14:31

Auf dem Bozner "Siegesdenkmal" steht ja auch, dass die Italiener uns die Kultur gebracht haben. Und es kommen immer wieder neue Kulturbringer, so dass wir bald nicht mehr wissen wo hin mit der vielen Kultur.

Di., 21.02.2023 - 14:31 Permalink