Facce che ridono
Cosa sia un “emoji” penso non sia necessario spiegarlo. In un regime comunicativo che, come quello in cui viviamo, prevede la massificazione dei comportamenti spacciandoli per possibilità espressive, non è facile non cadere nella loro trappola. Ora, tra gli emoji più diffusi ce n'è uno che, a mio avviso, spicca sugli altri e segnala, addirittura, lo spirito del tempo. Si tratta della faccia che ride (ce ne sono ovviamente variazioni: la risata di questo pittogramma può infatti essere tutto sommato contenuta o stirarsi fino alle lacrime). L'avrete notato anche voi: qualcuno lo adopera a commento di notizie tragiche alle quali, prima o poi, reagisce con una scarica di apparente ilarità. Esempi recenti: se un quotidiano aggiorna il conto dei morti per Covid, ecco che sbuca presto il tizio e mette una faccia che ride; se lo stesso giornale (o un altro) si dedica poi alla guerra in corso e parla di bombardamenti, di profughi o di altre sciagure connesse, lo stesso tizio di prima (o un altro) non vede l'ora di farci sapere che ciò lo fa sbellicare. Ma perché tutte queste persone ridono, cosa ci sarà mai da ridere a proposito di eventi luttuosi o che grondano sangue?
Chi ride lo fa perché non crede più a nulla
Domanda: chi pubblica un emoji del genere è un cinico, è un imbecille? Cinismo e imbecillità sono senza dubbio presenti, ma la verità sta da un'altra parte. Colui (o colei) che ride, infatti, con questa sua risata vuol farci sapere che NON CREDE a ciò che gli stiamo raccontando. Si parla di terapie intensive al collasso? Macché, ci vuol dire il tizio (o la tizia) con la bocca già aperta, non è per nulla vero, sono bufale, Lügenpresse, chi le racconta lo fa per condizionarci, in realtà gli ospedali sono vuoti, e se non lo fossero non è certo per via della pandemia della quale parlano tutti (ossia tutti i pecoroni che ci credono). Hanno appena bombardato un cinema con dentro cinquecento bambini? Giù risate. Ma non lo vedete che quelle sono le immagini di repertorio che giravano già due anni fa, sei anni fa, mille anni fa, e chi dà la notizia (più falso di Giuda) lo fa solo per condizionare l'opinione pubblica, per muoverla in una certa direzione? Insomma: chi ride ride perché non crede più a nulla, perché ha deciso di pensare con la propria testa (non importa se si tratta di una testa vuota) e quindi lui (o lei) le sue verità se le va a cercare da un'altra parte. Dove? Beh, dove si affermeranno fatti d'indirizzo opposto, come minimo, ma anche dove altri utenti di quei social e di quelle piattaforme li stanno aspettando al varco con risate sonore e sguaiate quanto le loro.
Il gas esilarante si diffonde insieme alle informazioni
Esiste un modo per arginare il detestabile fenomeno, per riportare su queste ottuse facce o faccine che si sganasciano la parvenza di un atteggiamento decente? Molto difficile, giacché il gas esilarante procede ormai di pari passo con la diffusione capillare delle informazioni, le quali sono dunque sempre più cucite su aspettative di clamore prevedibile, e in quanto tali destinate a generare reazioni incredule (e soprattutto ebeti) se la particolare aspettativa andrà delusa. Solo la possibilità di verificare minuziosamente una notizia potrebbe pietrificare la bocca di codesti cretini, in effetti, ma la possibilità di farlo non può essere presa in considerazione da chi ha ammobiliato il proprio universo mentale con sospetti comodissimi, visto poi che identificare all'ingrosso qualcosa come “falso” e comico è molto più semplice e immediato che saperlo valutare come “vero” o quantomeno degno di rispetto.