Crisi del turismo, una sfida
Abbiamo avuto il piacere di intervistare Antonella Costanzo, Segretaria generale della Filcams CGIL Alto Adige per la categoria commercio, in merito alle sfide del turismo altoatesino. Nell’intervista si parlerà dei contratti dei lavoratori del settore turistico e di come sia importante regolarizzarli per dare maggiore stabilità e sostegno al personale. Si passa, quindi, alle sfide e criticità presenti nel settore turistico altoatesino e si conclude la conversazione parlando di accoglienza e strutture ricettive.
Salto.bz: Un “problema” cronico del settore turistico è la stabilità contrattuale. Tuttavia, grazie al PNRR, l’Italia riceverà ingenti finanziamenti per far ripartire l’economia. Secondo lei, è possibile utilizzare una parte di questi fondi per regolarizzare i contratti dei lavoratori del settore?
Costanzo: Nei giorni scorsi il Ministro Garavaglia ha lanciato la sua personale ricetta per sanare le criticità del settore turistico ovvero togliere di mezzo il reddito di cittadinanza e reintrodurre i Voucher.
Mai proposta fu più sbagliata. La reintroduzione dei Voucher non solo non fornirebbe alcuna soluzione sul piano occupazionale, ma sarebbe una sventura per la filiera, riuscendo ad espandere la voragine di lavoro nero e irregolare che già lo coinvolge.
Come Filcams CGIL auspichiamo pertanto che venga fatta una riflessione più profonda e di avanguardia, dove bisogni e opportunità convergano in un processo di qualità: investire nel turismo sostenibile significa puntare su un’occupazione stabile, regolare e dignitosa, solo così si può rilanciare l’intera industria turistica.
Una caratteristica del turismo è la “stagionalità”. Esiste, secondo lei, un modo concreto per aiutare i lavoratori del settore ad ottenere maggiori tutele contrattuali?
Nel corso dell’ultimo rinnovo contrattuale (22 marzo 2019), le parti sociali hanno voluto creare un sistema che andasse incontro alla stagionalità del sistema Alto Adige, ampliando l’utilizzo del contratto stagionale, dando però l’opportunità ai lavoratori e alle lavoratrici che avevano maturato 24 mesi di servizio presso la stessa impresa, di chiedere e ottenere il consolidamento del contratto di lavoro. In base all’art. 7 a) del suddetto contratto collettivo integrativo, il lavoratore ha diritto a richiedere un contratto a tempo indeterminato. Purtroppo, i due anni di pandemia non hanno aiutato il consolidamento del sistema. Quindi, la priorità di oggi può e deve essere quella di far conoscere questo diritto ai lavoratori del settore ed aiutarli nel percorso di consolidamento automatico del loro contratto individuale.
Il Reddito di Cittadinanza è una misura funzionale oppure è percepito come un ostacolo nella ricerca di personale nel settore?
In Alto Adige esiste un’offerta di lavoro superiore alla richiesta. Quello che accade, pertanto, è che le imprese sono costrette a cercare lavoratori fuori dai confini della regione. Gli ostacoli sono: le condizioni di lavoro, la poca qualità di vita, la difficoltà che incontrano i lavoratori nel conciliare lavoro e vita familiare, le retribuzioni non sempre regolari, la temporaneità dei contratti, così come il costo della vita troppo sproporzionato, sia rispetto al resto del Paese, che letto in relazione a retribuzioni inadeguate.
Nello specifico della domanda, mi sento di affermare che ogni strumento è utile se finalizzato a superare i periodi di emergenza individuali e collettivi; nello specifico, in alcun modo, reddito di cittadinanza e/o ammortizzatori sociali devono sostituirsi ad un lavoro dignitoso. Cosa differente è che in questo Paese inizi una discussione reale ed ormai indispensabile sul salario minimo.
Facciamo ora il punto sulla situazione del turismo in Alto Adige dopo gli anni della pandemia e analizziamo insieme le criticità e le sfide che il settore dovrà affrontare in futuro.
Quanto è pesata concretamente l’assenza di turisti stranieri durante la chiusura dei confini a causa del COVID-19?
In generale è cambiata la tipologia di turista che frequenta le strutture altoatesine. Il territorio è stato meta per gli italiani, molto più di quanto non lo fosse mai stato. Più lenta è stata la ripresa del turismo austriaco e tedesco, che in genere porta sul territorio turisti più anziani. Infine, i periodi di permanenza sono diventati più brevi.
Qual è lo “stato di salute” del turismo dopo la pandemia?
In Alto Adige, così come ovunque, il lavoro ha reso possibile la resistenza alla pandemia. In Provincia la ripresa è stata fasica, ma in generale molto buona. L’anno 2021, pur in costanza di pandemia, ha visto l’Alto Adige ritornare ad un numero di pernottamenti da record. Abbiamo anche assistito ad un numero di contratti di lavoro attivati, superiore a quello dell’anno 2019. Peccato che la qualità dei contratti non sia stata direttamente proporzionale alla quantità del lavoro offerto. Vengono offerti maggiori contratti ma per periodi più brevi.
Quali sono le maggiori criticità che il settore affronta in Alto Adige?
Dal punto di vista lavorativo, come dicevo sopra, ci sono i temi che riguardano la qualità dell’occupazione e delle condizioni di lavoro. Poi c’è il tema della sostenibilità ambientale e del consumo del suolo. Se distruggo il territorio in funzione di una crescita esponenziale delle presenze turistiche sul territorio, nel lungo periodo non avrò nulla da “vendere”. Invece, qualificando e valorizzando l’ambiente, le sue risorse naturali, probabilmente si riuscirà a dare qualità a chi arriva in vacanza, ma anche a chi abita e lavora in questi luoghi.
Quali linee d’azione propone per risolvere tali criticità?
Innanzitutto è fondamentale attivare tavoli di confronto delle Istituzioni con tutti i soggetti che conoscono e rappresentano il settore, dagli imprenditori, ai lavoratori, passando per gli esperti di tutela del territorio. Solo attraverso il confronto e la condivisione di un percorso si potrà rilanciare il settore, restituendo qualità al lavoro e ai lavoratori. Questa terra deve imparare che il valore aggiunto risiede nella rete delle interlocuzioni che si attivano e nel modo in cui si riesce a far intersecare gli interessi dei singoli, con gli interessi collettivi.
Quali sono le sfide future del turismo altoatesino?
La parola chiave sarà sostenibilità, letta in tutta una serie di declinazioni. Ambiente e territorio, cultura, lavoro. Un filo rosso che ci condurrà all’evoluzione del settore e non alla sua implosione.
La sostenibilità deve avere effetti diretti sulla vita delle lavoratrici e dei lavoratori.
Concludiamo l’intervista parlando di accoglienza in tutte le sue declinazioni, composte dalle varie tipologie di strutture ricettive presenti sul territorio. Parliamo anche dell’accoglienza dei profughi ucraini.
Durante l’alta stagione estiva ed invernale i costi sono alti e gli hotel pieni. Ritiene soluzioni alternative come AirBnB ed altre tipologie di “host privati” affidabili? Le considera valide alternative agli hotel “tradizionali”?
L’impresa turistica in Alto Adige è fatta di realtà familiari di piccole, medie e grandi dimensioni. Le persone e la loro grande capacità di accoglienza hanno da sempre fatto la differenza.
Credo che l’aspetto culturale del nostro sistema alberghiero vada tutelato e salvaguardato. Certamente vale la pena iniziare a riflettere su nuovi modelli di accoglienza, che non devono però in alcun modo snaturare la realtà culturale di questa Terra.
Parlando di strutture ricettive, ritiene che ci siano soluzioni adeguate e convenienti per i giovani? Che cosa suggerisce per agevolare questo segmento di persone?
Quando si parla di turismo bisogna sempre considerare i diversi target che soggiornano sul territorio altoatesino. In tutti i contesti turistici è normale osservare una prevalenza di uno o più gruppi rispetto ad un altro in base alle caratteristiche del territorio.
In questo senso, il piano di investimento nazionale e la sua declinazione territoriale, così come il piano di sviluppo del turismo provinciale, potranno fare una grande differenza attraverso l’indirizzo delle risorse pubbliche.
Tornando alla recente attualità, alcuni profughi ucraini sono stati ospitati in un hotel a San Lorenzo di Sebato. Cosa può fare il settore turistico per loro?
L’Alto Adige è sempre stato un grande motore di accoglienza per i lavoratori e le lavoratrici dell’Est Europa. Quello che può fare un Paese è offrire un lavoro dignitoso, affinché chi fugge da una guerra possa sentirsi parte di una comunità fin dal primo momento. In altri termini, è necessario fornire a queste persone un’opportunità concreta per esprimere il loro potenziale, uscendo da un’ottica assistenziale.