Gesellschaft | Rassegna stampa
Insegnanti, quota 1.840
Foto: Sud-Tiroler Freiheit
Tra pochi mesi si tornerà al voto per eleggere il nuovo Consiglio provinciale e molti partiti sono alle prese con notevoli difficoltà nella compilazione delle liste. Il motivo? È complicato rispettare la normativa in fatto di quote rosa. L'Alto Adige rilancia il tema con una campagna di raccolta firme per promuovere “una legge che dia maggiore rappresentatività alle donne”, come si legge nell'incipit dell'appello, anche perché l'attuale Consiglio vede sedere tra i suoi banchi solo 7 consigliere su un totale di 35 eletti. Il meccanismo tecnico potrebbe essere la doppia preferenza introdotta nelle recenti comunali romane: l'elettore dovrebbe esprimere le proprie preferenze, obbligatoriamente, dividendole tra candidati e candidate.
Gli insegnanti in organico (sono 1.840) non sarebbero sufficienti a coprire il fabbisogno delle classi altoatesine e il rischio concreto è che alcune scuole si ritrovino con trenta alunni in aula. Il grido d'allarme è lanciato da sindacati e insegnanti, con i genitori ad assistere preoccupati al tira e molla tra presidi senza le risorse umane necessarie e amministratori pubblici alle prese con bilanci sempre più difficili da far quadrare. Intervistata dal Corriere dell'Alto Adige, la sovrintendente Nicoletta Minnei ricorda che gli organici non sono ancora quelli definitivi e getta acqua sul fuoco: “In passato abbiamo avuto un solo caso in cui ai corsi di recupero ci sono stati più bocciati del previsto e dunque si è arrivati a trenta. Ma è stata un'eccezione”.
Uno studio del quotidiano economico Il Sole 24 Ore riporta che “in der Region Trentino-Südtirol wird italienweit am zweitfleissigsten Steuern gezahlt”. I dati dicono che l'Alto Adige è la sesta provincia italiana più virtuosa in questo senso ma la Tagesseitung, che dedica la sua apertura al tema, si chiede in prima pagina: “Sind wir wirklich so ehrlich?”.
Titolo di apertura e doppia pagina per la Dolomiten sul tema violenza, con interviste e approfondimenti. In una breve nota la redazione del giornale, su cui sono piovute molte critiche, prende posizione per controbattere, sostenendo che “der Aufschrei gegen die Schlägerbanden hat nichts mit Ausländerhetze zu tun”.
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